L’Ars umilia la cultura siciliana (e se stessa)

Quello che è stato definito un “brutto incidente diplomatico’ è andato in scena, all’Ars, mercoledì corso, di mattina. Presso la Sala Rossa avrebbe dovuto essere celebrato un convegno dal titolo: “Quando il futuro governava il presente”, organizzato dalla Società Fabiana Siciliana.

Appuntamento organizzato da tempo in un luogo – il Parlamento siciliano – che invece di produrre leggi e cordiale ospitalità, ha eliminato la seconda per produrre solo appalti, mostre e ‘menate’ varie. Mercoledì scorso, poi, la scortesia istituzionale ha toccato vette mai raggiunte nel passato. Scene incredibili.

E’ successo che gli organizzatori del congegno hanno ricevuto dapprima la comunicazione della disponibilità della Sala Rossa per il 26 giugno. Poi, però, per sopravvenuti ‘appalti’, la disponibilità è stata revocata (sulla base dell’aurea regola: “Dove il maggiore c’è il minore cessa”: e la cultura, a Palazzo Reale, ormai, rientra tra le cose ‘minori’).

La revoca sarebbe arrivata con una lettera che gli uffici dell’Ars sostengono di aver inviato tramite la posta tradizionale (non sarebbe bastata una telefonata?). Ma agli organizzatori del convegno la lettera non è mai pervenuta. E’ stata ‘impugnata’ – insieme con tutte le leggi che l’Ars approva – dal Commissario dello Stato? O non ha avuto il ‘visto’ dalla Corte dei Conti, ormai costretta a controllare tutto quello che combinano i 90 ‘califfi’ del ‘Palazzo’?

Il mistero resta. E resta, soprattutto, la malacreanza di un Parlamento siciliano che sembra avere perso la bussola del’ospitalità, che è sempre stato uno dei caratteri distintivi dei siciliani.

Qualcuno non ha potuto fare a meno di notare che il titolo del convegno che la Sala Rossa dell’Ars avrebbe dovuto ospitare parlava di un “futuro” che dominava il “presente”. E in una Sicilia che umilia la cultura e tradisce la propria tradizionale ospitalità tramite il proprio Parlamento non può avere futuro…

Uno dei presenti in sala, tra il pubblico, si è limitato ad osservare che “l’Assemblea regionale siciliana ha sbattuto la porta in faccia ad un ex ministro, ad un ex parlamentare nazionale e due ex parlamentari regionali. Un fatto di una gravità inaudita, da cui è derivata una brutta figura colossale per tutto il Parlamento siciliano. Anche in presenza di un disguido tecnico, bastava un minimo di buon senso e di elasticità per far entrare comunque nel Palazzo un esponente dell’amministrazione comunale di Firenze e gli altri illustri ospiti. La Sala Rossa è rimasta chiusa a chiave, non altrimenti occupata, e gli ex deputati fuori dalla porta. Una simile figuraccia non sarebbe mai successa durante la presidenza di Francesco Cascio”.

Tra i relatori del convegno c’erano, infatti, l’ex Ministro socialista, Valdo Spini, giunto in Sicilia, per l’occasione, da Firenze. Poi gli ex parlamentari nazionale del Pci, Nino Mannino e Michele Figurelli e tanti altri personaggi della politica, della cultura e della società siciliana.

Dopo quest’incredibile brutta figura del Parlamento dell’Isola i relatori hanno trovato ospitalità presso i locali della Facoltà Teologica di Sicilia.

Lì è finalmente iniziato il dibattito, grazie anche all’operosa sensibilità di don Giuseppe Bellia. L’incontro ha offerto l’occasione per presentare l’interessante, documentato saggio di Aldo Bondi, dal titolo “Tra Gramsci e Teilhard. Politica e fede in Alberto Scandone 1942-1972”.

Partendo dall’esperienza politica, culturale e giornalistica dell’intellettuale toscano, prematuramente scomparso nel 1972, nel disastro aereo di Montagna Longa, all’età di appena trent’anni, si è riflettuto sulla sua esperienza, sul suo modo di affrontare e porre interrogativi morali, culturali e politici nella società italiana, prima, e siciliana poi. È emerso dal vivido racconto dei relatori che lo conobbero un quadro a tutto tondo di Scandone, cattolico, uomo di sinistra, campione di dialogo culturale, politico e religioso. I lavori sono stati ben moderati dal docente universitario e appassionato divulgatore culturale, Antonio Matasso, direttore del mensile “Giovane Sinistra” (www.giovanesinistra.it).

Sono intervenuti:il giornalista Franco Nicastro, il già citato don Giuseppe Bellia, il pastore valdese Peter Ciaccio, lo scrittore e già giornalista de “L’Ora”, Ignazio Coppola, insieme a due esponenti di punta dell’ex éco, che ben conobbero Scandone: i già citati Nino Mannino e Michele Figurelli, nonché l’ex ministro socialista Valdo Spini, presidente della Fondazione ‘Circolo Rosselli’, che ebbe una intensa, fraterna frequentazione politica giovanile con Scandone.

Infine ha preso la parola il già citato autore Aldo Bondi. Difficilmente si può rendere qui l’inteso clima di partecipazione che si è venuto a determinare durante i lavori tra relatori e pubblico. Un pubblico attentissimo che ha avuto modo di cogliere appieno l’importanza della figura umana, morale e politica di Scandone. Un intellettuale che fu sottratto troppo presto alla vita da un destino tragico quanto beffardo. Qualcuno si è chiesto quale sarebbe potuto essere nel nostro passato, se solo fosse vissuto più a lungo, il peso ed il ruolo di Scandone nella vita del Pci e, più in generale, della società siciliana ed italiana.

Davvero, quella di mercoledì scorso, è stata un ottima occasione di cultura e divulgazione. C’è da sperare che siano sempre più iniziative come queste nel panorama culturale palermitano e siciliano.

 


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