La commissione Bilancio e Finanze dell’Assemblea regionale siciliana ha riesaminato e riapprovato ieri il disegno che, Roma permettendo, dovrebbe consentire alla Regione di contrarre un mutuo pari a un miliardo 778 milioni di euro circa. Rispetto alla prima formulazione del testo, il governo di Rosario Crocetta ha presentato una richiesta di circa 230 milioni di euro in meno di indebitamento. La parola passa adesso a Sala d’Ercole, che oggi tornerà a riunirsi. Il parlamento dell’Isola dovrebbe discutere e varare la riforma delle Camere di Commercio. Con molta probabilità, metterà all’ordine del giorno anche il disegno di legge su questo nuovo indebitamento. Le opposizioni – al di là di qualche possibile sceneggiata, magari concordata con lo stesso governo – non dovrebbero alzare barricate. Se non altro perché le casse della Regione sono vuote, se è vero che il governo di Matteo Renzi ha provveduto a svuotarle.
Tra i 915 milioni di euro prelevati da Roma dal Bilancio regionale 2013, il miliardo e 350 milioni prelevato – sempre dal governo nazionale – da quello dello scorso anno, il prelievo di un miliardo e 112 milioni prelevato in questi giorni (si tratta dell’accantonamento 2015, che quest’anno anticipa il Bilancio di previsione della Regione che ancora non c’è, visto che ha approvato l’esercizio provvisorio), lo strappo dei fondi Pac (circa un miliardo e 200 milioni di euro, come ha certificato il sottosegretario Graziano Delrio) e i mancati trasferimenti ai Comuni siciliani, a valere sul Federalismo fiscale, si può ben dire che lo Stato, in due anni e un mese circa, ha tolto alla Sicilia circa cinque miliardi di euro. In queste condizioni il mutuo è inevitabile, non per fronteggiare il caso della sanità siciliana, che non ha problemi, come giustamente dice l’assessore all’Economia, Alessando Baccei, ma per dare liquidità al sistema. Cioè per dare modo alla stessa Regione di sopravvivere, in attesa di varare riforme che non saranno altro che tagli.
Ieri la commissione Bilancio e finanze dell’Ars ha dovuto riscrivere il disegno di legge perché nella prima formulazione i conti non tornavano. Nella prima versione c’era scritto che le aliquote Irpef e Irap pagate da famiglie e imprese siciliane, ai massimi livelli dal 2009, sarebbero rimaste tali per altri quattro anni. Dal 2018 in poi – stando sempre alla prima formulazione del disegno di legge – le aliquote sarebbero calate, anche se non veniva specificato di quale percentuale. E, soprattutto, non veniva indicato con quali soldi la Regione avrebbe pagato le rate del nuovo mutuo una volta abbassate le aliquote Irpef e Irap.
Ovviamente, nessuno crede che nel 2018 le aliquote Irpef e Irap a carico di famiglie e imprese dell’Isola verranno abbassate (semmai verranno ulteriormente innalzate). Ma, a ogni buon conto, ieri sarebbe stata trovata un’intesa non per farsi restituire da Roma i soldi degli ultimi due anni, ma per indebitare ulteriormente famiglie e imprese. La politica siciliana ha deciso così di fare un piccolo sconto a famiglie e imprese: invece del mutuo di due miliardi, governo e Ars proveranno ad a accenderne uno da un miliardo e 778 milioni di euro circa.
Resta da capire cosa risponderà Roma. L’Anci Sicilia ha denunciato che il governo nazionale ha bloccato alla Regione siciliana un mutuo da circa 360 milioni di euro destinato ai Comuni dell’Isola (mutuo da circa un miliardo di euro che risale al maggio dello scorso anno: lo Stato ha dato il via libera a 600 milioni di euro di mutuo per pagare i presunti debiti delle aziende sanitarie siciliane, mentre ha detto no all’accensione della restante parte da 360 milioni di euro circa). Dal 2013 risulta anche bloccato, questa volta dalla Cassa depositi e prestiti, un secondo mutuo in favore della Regione siciliana da circa 370 milioni di euro. E bloccati dallo scorso anno sono pure due mutui, in favore dei Comuni siciliani: uno da 55 milioni di euro e il secondo da 90 milioni di euro (mutuo riproposto in unica soluzione – 145 milioni di euro – nella legge di esercizio provvisorio approvata nei giorni scorsi dall’Ars). Insomma, tra no del governo nazionale e no della Cassa depositi e prestiti, la Regione non ha potuto accendere mutui per circa 900 milioni di euro. Ora si accinge a presentare a Roma, in forza di una legge che dovrebbe essere approvata dall’Ars, l’ulteriore richiesta per un miliardo e 778 milioni di euro. Che dire? Che non sembra facile capire come finirà.
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