Il direttore di Telejato tornare a ribadire la sua innocenza e si dice pronto a querelare chiunque abbia diffuso notizie false: «Ci sarebbe anche il reato di rivelazione del segreto d'ufficio, e procederò in sede legale»
L’appello di Pino Maniaci alla Procura «Faccia chiarezza, sono solo calunnie»
«Non so se l’indagine a mio carico esiste davvero ma se esiste, allora si fonda su delle calunnie e per questo querelerò i calunniatori». È tanta la rabbia di Pino Maniaci, di Telejato, la televisione di Partinico divenuta nel tempo un simbolo della lotta alla mafia e al malaffare, ritornando sulla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per estorsione da parte della Procura di Palermo, rivelata ieri dal quotidiano Repubblica.
Nel tentativo di far chiarezza, Maniaci ha incaricato i propri legali – tra questi anche Antonio Ingroia che ieri si è offerto di assisterlo gratuitamente – di interpellare gli uffici della Procura ma, in ogni caso, bisognerà attendere martedì prossimo. Ma l’ira del direttore di Telejato non si place e si scaglia contri chi, nel caso in cui la notizia dell’inchiesta trovasse conferma, si è reso responsabile delle fuga di notizie: «Ci sarebbe anche il reato di rivelazione del segreto d’ufficio – prosegue – i responsabili del quale non possono che essere alla procura di Palermo o tra gli investigatori, nei confronti dei quali ovviamente procederò in sede legale».
Maniaci ribadisce ancora una volta la sua totale estraneità a qualunque illecito, che non ha nulla da nascondere ed è pronto a chiarire tutto. E poi, rivolge un appello: «Se l’indagine invece non esiste, allora la notizia è una bufala e sono pronto a denunciare chi ha diffuso notizie false su di me. In tutti e due casi chiedo alla procura di Palermo di uscire dal suo silenzio e di rendere noto come stanno le cose». La sua preoccupazione è che, prima che sia fatta piena giustizia, prosegua «la macchina del fango. Spero che i magistrati si sbrighino – conclude – perché nel frattempo si massacra la dignità delle persone».