È stato un appassionato di immersioni a trovare i primi reperti e ad avvisare la Finanza di Pozzallo. A 150 metri dalla costa si nasconde una nave di 40 metri, ben conservata, che trasportava anfore, monili e monete. «Il legno della nave si è mantenuto bene, si può riportare alla luce»
L’antico relitto trovato nel mare di fronte a Ispica «Un museo aperto per far vedere il suo recupero»
Un antico relitto navale, risalente al periodo compreso tra il IV ed il VII secolo d.C., in piena epoca romano-bizantina, è stato trovato al largo di Porto Ulisse, in territorio di Ispica. Si tratta quasi certamente di una nave da carico di circa 40 metri per oltre un paio di tonnellate di peso. Non è la prima volta che nel Ragusano viene fatto un ritrovamento simile, ma dobbiamo tornare indietro agli anni ‘60. Ora quest’altra scoperta che riveste una notevole importanza storica secondo la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Ragusa e la Sovrintendenza Regionale del Mare. Oltre al relitto navale sono stati scoperti altri reperti archeologici di pregio, tra cui monete antiche, ceramiche e anfore, quasi certamente tutto materiale che la nave stava trasportando per commercializzarlo.
Sono stati gli archeologi subacquei della Soprintendenza del Mare, insieme ai militari del Comando Provinciale di Ragusa e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo – Sezione Operativa Navale di Pozzallo – a individuarlo, grazie alla segnalazione di un ispicese, il subacqueo e appassionato di mare e immersioni Antonino Giunta. «Quei relitti trasmettono delle vibrazioni che solo chi ama il mare può sentire e capire», ha dichiarato, visibilmente emozionato. È stato lui, il 22 maggio scorso, a notare sul fondale alcuni oggetti che, per forma e fattura, sembravano poter avere un interesse storico. Avrebbe potuto impossessarsene e trarne un vantaggio economico personale, invece, dopo aver registrato con il Gps il punto esatto del ritrovamento, a circa 150 metri dalla costa, ha allertato la Guardia di Finanza di Pozzallo, che ha avviato le verifiche e recuperato anfore e vasellame, prima di informare il Comando Provinciale di Ragusa e la Soprintendenza del Mare di Palermo.
Si arriva così al 18 giugno, quando il Gruppo Subacqueo della Soprintendenza ha effettuato un sopralluogo e accertato che, senza alcun dubbio, il ritrovamento è di grande interesse storico e artistico. I dettagli di tutta l’operazione sono stati resi noti questa mattina in conferenza stampa, alla presenza dell’Assessore Regionale Sebastiano Tusa, del sindaco del Comune di Ispica, Pierenzo Muraglie, dell’archeologo Fabrizio Sgroi e del Soprintendente ai Beni Culturali di Ragusa, Calogero Rizzuto. Quest’ultimo ha affermato che si intende chiedere la riassegnazione del materiale archeologico ritrovato per esporlo a livello locale.
Il ritrovamento del relitto testimonia che il Mare Nostrum era davvero nevralgico, in passato, per i traffici tra Oriente e Occidente e Rizzuto ha fatto sapere che, di conseguenza, si ipotizza che diverse imbarcazioni possano avervi fatto naufragio. «È ancora presto per dire se questa sarà tirata fuori o meno – ha poi aggiunto – ma, di certo, non accadrà prima di un anno, anche perché questo genere di operazioni è molto costoso. In passato altri relitti abbiamo preferito riportarli alla luce e musealizzarli, e suppongo sia possibile anche in questo caso, dato che il legno della nave si è mantenuto bene e il relitto è in buone condizioni».
«È nostra intenzione lasciare i reperti il più possibile sui luoghi di rinvenimento – ha aggiunto l’assessore Tusa – per cui non escludiamo la possibilità di realizzare un museo aperto, in sinergia col Comune di Ispica, simile ad un cantiere, per far vedere a turisti e visitatori il work in progress del recupero del relitto». La nave per secoli è rimasta sepolta sotto la sabbia, e questo ha creato le condizioni microclimatiche ideali per la sua conservazione. Non solo. All’interno nessuno è ancora potuto entrare quindi, se è vero che, come si ipotizza, la nave fosse adibita al trasporto di anfore, monili e monete, non è da escludere che vi si potrebbe celare un vero tesoro.