L’ANALISI/ Niente rimpasto della Giunta Crocetta e nuova stretta economica su famiglie e imprese siciliane

LA SETTIMANA POLITICA E PARLAMENTARE DELLA SICILIA SI CHIUDE CON UN NULLA DI FATTO SU TUTTA LA LINEA. LA ‘BANDA DEI QUATTRO’ CHE OGGI GOVERNA L’ISOLA LANCIA LA SFIDA AL PARLAMENTO SICILIANO. E MENTRE IMPRESE E FAMIGLIE SICILIANE SI ACCINGONO AL SALASSO DELLA TASI, IL GOVERNO REGIONALE, PER FARE ‘CASSA’, PREPARA UNA NUOVA STRETTA SULLA SANITA’

Davanti all’ipotesi di perdere l’enorme potere che fino ad oggi hanno gestito, i protagonisti dell’attuale Governo regionale – il senatore Giuseppe Lumia, l’industriale Antonello Montante, il governatore Rosario Crocetta, ai quali si è unito, negli ultimi mesi, il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone  – hanno serrato e fila e hanno chiuso a ogni possibile ipotesi di rimpasto della Giunta regionale.

Non era un epilogo scontato. Alcuni segnali lasciavano pensare a un nuovo accordo all’interno del PD. Solo che tale accordo, per forza di cose, postula l’ingresso a pieno titolo dell’area dei cuperliani nel Governo. Ciò significa che ognuno dei quattro (o della ‘Banda dei quattro’, come vengono chiamati negli ambienti politici siciliani Lumia, Montante, Crocetta e Faraone) dovrebbe perdere una quota di potere per consentire ai cuperliani – che a Sala d’Ercole contano su 9 parlamentari – di entrare nel Governo.

Nei giorni scorsi era sembrato che un accordo si sarebbe potuto trovare. Ma poi il tavolo è saltato. Perché? Forse ad esasperare gli animi è stato il ‘caso’ di Nelli Scilabra, l’assessore oggetto di ben due mozioni di censura (una del centrodestra e una del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle). Il fatto che in Aula sembra già pronta una maggioranza per ‘affondare’ l’assessore deve aver innervosito Lumia e Montante, che oggi controllano – in verità con risultati non troppo esaltanti – il mondo della formazione professionale e delle politiche del lavoro.

Soprattutto Lumia fa di Nelli Scilabra un caso politico e, perché no?, anche personale. L’idea di perdere il controllo di questi due settori strategici – Formazione e politiche del lavoro – non viene nemmeno presa lontanamente in considerazione dai ‘quattro’. In questi due settori – alla luce della drammatica situazione finanziaria della Regione – ci sono, di fatto, le risorse finanziarie utilizzabili come ‘cassa’ per la politica dei prossimi quattro-cinque anni: i 453 milioni di euro del Piano Giovani che, da due anni, l’attuale Governo regionale non riesce a spendere, la ‘coda’ del Fondo sociale europeo 2007-2013 (circa 800 milioni di euro) e i circa 2 miliardi di euro del Fondo sociale europeo della Programmazione 2014-2020.

Il messaggio politico che arriva dai ‘quattro’ è chiaro: Sala d’Ercole, dal 16 settembre in poi, può pure votare la ‘censura’, con richiesta di dimissioni per l’assessore Scilabra. Ma siccome, con la legge del 2001, a decidere è il presidente della Regione, l’assessore Scilabra resterà comunque nel Governo, in barba al celebre detto secondo il quale non si dovrebbe poter andare in Paradiso a dispetto dei Santi. Insomma, Nelli Scilabra potrebbe restare in Giunta a dispetto dell’Assemblea regionale siciliana.

Quella dei ‘quattro’ – se le cose si dovessero configurare in questi termini – è una sfida bell’e buona al Parlamento siciliano. Giocata tutta su un solo elemento: il fatto che all’Ars non si materializzerà mai una maggioranza di parlamentarti disposti a dimettersi per mandare a casa il Governo Crocetta. Perché la maggioranza dei deputati di Sala d’Ercole non ha alcuna voglia di perdere altri tre anni di diaria parlamentare (circa 18 mila euro al mese di indennità, più ‘ammennicoli’ vari).

Sull’assenza di contrappesi che dovrebbero regolamentare, nell’ordinamento autonomistico della Sicilia, i rapporti tra esecutivo e legislativo, i ‘quattro’ giocano la loro partita. Continuando a mantenere tutto il potere della Regione. Che inevitabilmente perderebbero con l’ingresso dei cuperliani in Giunta. Nessun serio assessore del PD, infatti, consentirebbe ai ‘quattro’ interferenze (a differenza di quanto avviene oggi, dove i 12 assessori sono tutti, chi più, chi meno, controllati dai ‘quattro’).

Restano i tanti problemi irrisolti: problemi politici, economici e sociali. Basti pensare ai rapporti interni al PD siciliano (con il Governo di Matteo Renzi che, alla fine, dovrebbe continuare ad appoggiare i ‘quattro’) destinati a peggiorare. O alle grandi questioni economiche tutto’oggi prive di risposte (l’industria scomparsa – si pensi a Termini Imerese – Gela, il decreto ‘Sblocca Italia’ che, di fatto, rischia di penalizzare la Sicilia, spostando risorse destinate alla nostra Isola nel Centro Nord Italia, grazie al Governo Crocetta che sta facendo scadere i termini (scientemente?) di importanti finanziamenti).

Per non parlare del mondo della Formazione professionale e dei Servizi per il lavoro ormai in subbuglio: oltre 8 mila dipendenti del settore diventati un ‘peso’ per il Governo Crocetta più che mai intenzionato a trasferire ai privati ‘pezzi’ del sistema formativo e, soprattutto, i Servizi per il lavoro.

Per non parlare della gestione dei rifiuti che – dobbiamo riconoscerlo – il Governo Crocetta ha mantenuto con grande maestria nell’alveo delle discariche, liberandosi dell’ormai ex assessore Nicolò Marino (che avrebbe voluto minare dalla basi la ‘filosofia’ delle discariche), e puntando non soltanto su nuove discariche, ma anche – questo il dubbio – anche sugli inceneritori a ‘basso regime mediatico’.

Per non parlare dell’acqua che è rimasta nelle salde mani dei privati, anche dopo i fallimenti delle società – private – che gestivano il Siracusano e 52 Comuni del Palermitano.

In questo scenario bisogna anche ‘governare’ la Sicilia. Come? Con un’ulteriore stretta sui cittadini siciliani, che sono le vere vittime di una politica che non ha il tempo di programmare alcunché, visto che è sempre alle prese con ‘altri’ problemi.

Così i già citati cittadini siciliani sono presi da tante morse. La morsa del Governo nazionale di Renzi, che ha aumentato le tasse ‘occulte’ (si pensi ai costi ormai insostenibili della Giustizia) e continua a ridurre i trasferimenti statali. La morsa di tanti Comuni dell’Isola che, per fronteggiare i tagli dello Stato e della Regione (quest’ultima ha azzerato il Fondo regionale per le Autonomia locali che, appena tre anni fa contava su 900 milioni di euro di trasferimenti agli enti locali siciliani), aumentano a dismisura tasse e imposte comunali (è di questi giorni la Tasi, che il 16 ottobre colpirà famiglie e imprese siciliane).

Infine, la morsa della stessa Regione. Con il Governo Crocetta impegnato a ridurre ulteriormente le risorse alla sanità, tra le proteste dei medici pubblici, degli infermieri e degli ausiliari, costretti ad operare in condizioni sempre più difficili. E presi quasi in giro dalla demagogia di un assessore regionale alla Salute – Lucia Borsellino – autrice di una sorta di lettera-burla: un invito ai siciliani a pretendere dai medici pubblici siciliani “le migliori cure possibili” proprio mentre lo stesso assessorato continua a tagliare risorse e personale.

E’ di queste ore la notizia che, per fare ‘cassa’, il Governo Crocetta si accingerebbe a ‘drenare’ 150 milioni di euro ai Laboratori di analisi, applicando un tariffario che in Sicilia, dai tempi di Totò Cuffaro, non è mai stato applicato. Non per questioni di mero clientelismo, ma perché, se applicato alla lettera, renderebbe non economiche, per i Laboratori di analisi, molte delle prestazioni oggi svolte.

In pratica, se, come sembra, il Governo regionale drenerà questi 150 milioni di euro ai Laboratori di analisi avremo, nel breve periodo, contemporaneamente, da un lato un’ondata di licenziamenti (per altro di personale qualificato, cioè di biologi); dall’altro, tanti cittadini siciliani che, non potendosi più rivolgere ai Laboratori d’analisi privati (che, come già accennato, si rifiuteranno di effettuare certi tipi di analisi cliniche a causa di rimborsi esigui dalla Regione), si riverseranno negli ospedali pubblici, già intasati da due condizioni ancora oggi sottovalutate: la presenza di un numero di medici e di infermieri più basso rispetto alle piante organiche previste e la mancanza di posti letto rispetto ai reali bisogni della popolazione.

Insomma, non sembrano tranquilli i giorni che la Sicilia si accinge a vivere.

 


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