L’America dai Simpson a Futurama

Carl Barks e Matt Groening, due rappresentanti della cultura americana che hanno dato spessore alla cultura pop del fumetto e del cartoon, hanno molto in comune.

Barks e Groening iniziano le loro carriere lavorando in giornali satirici. Carl Barks, l’uomo dei paperi, inizia come cartoonist nel 1929, durante la Grande Depressione, lavorando all’Eye Opener una pubblicazione per soli uomini ricca di immagini osé per l’epoca.

Matt Groening crea una striscia di nome Life in Hell sospesa tra l’ironia e l’angosciosa esplorazione del mondo moderno.

La realizzazione personale tramite il duro lavoro, caposaldo del sogno americano, non tarda ad arrivare. Barks nel ’35 inizia a lavorare alla Disney come assistente e dopo sei mesi passa al reparto soggetti, creando il personaggio di Donald Duck.

Negli anni ottanta Groening presenta alla Fox l’idea per i Simpson che iniziarono ad essere trasmessi nell’89, ottenendo grande successo.

Come spesso capita ai temperamenti artistici e ribelli lo scontro con il “capo” è inevitabile.

Barks realizzerà per la Disney una sola opera completa Donald Duck finds Pirate Gold prima di decidere di abbandonare la “fabbrica dei sogni” (ufficialmente per problemi di sinusite dovuti all’aria condizionata) e iniziare a lavorare in un allevamento di polli. Questa non è una stravaganza da artista, ma una forte presa di posizione nei confronti della Disney che in quel periodo produce un gran numero di fumetti di natura propagandistica.

Groening, forte del successo dei Simpson, produrrà una serie fantascientifica per molti aspetti più matura dei Simpson: Futurama. La Fox riserverà alla serie minore attenzione collocando lo show in una fascia sfavorevole e ne interromperà la produzione alla quarta serie.

 

Il sogno americano mostra quindi la sua debolezza ma la determinazione dei due artisti e l’appoggio del pubblico riescono a cambiare le cose. Se il successo dei Simpson, eletti dal Times miglior serie televisiva del secolo garantisce a Groening notevole potere contro i censori della Fox e l’iniziativa popolare permette la produzione di una nuova serie di Futurama per il 2008, la situazione di Barks fu molto più complicata. La Western Printing, che pubblicava albi USA dietro licenza Disney, mantenne i contatti con Barks e continuò a farlo lavorare alle storie di Donald Duck che sostituirono quelle di Topolino, in quel periodo rappresentato in guerra contro i nazisti. Barks inventa numerosi altri paperi, fra cui Zio Paperone (in originale Uncle Scrooge con chiaro riferimento al protagonista di A Christmas Carol di Dickens), ma non riceve alcun riconoscimento pubblico dato che la Western gli proibisce di firmare le proprie opere e gli nasconde l’immenso successo riscosso dai suoi personaggi. Barks rimane un loser (come lo sono tutti i personaggi di Groening): le dure leggi del copyright gli impediscono di godere pienamente delle proprie creazioni. Fu solo grazie ad un fan che giunse la fama: la Western lasciò per errore la firma dell’autore su uno dei suoi fumetti, un fan se ne accorse e allora il nome di Barks, all’età di novanta anni, iniziò ad essere conosciuto ed acclamato in tutto il mondo per le sue creazioni.

Benché simboli del sogno americano, i due autori non risparmiano critiche alla loro patria evidenziando nelle loro opere i problemi e gli errori che più sentivano nella loro epoca.

L’uomo dei paperi dovette lottare contro il razzismo della Disney: basti pensare a Pippo e Topolino che indossano guanti bianchi come tutti i neri nell’immaginario americano. Barks, benché considerasse sé stesso un nostalgico conservatore, fu molto critico nei confronti del trattamento riservato agli indigeni americani (tema tuttora molto attuale: recentemente i Sioux hanno stracciato gli accordi presi 150 anni fa con gli USA). In diverse opere (fra le quali una in versione fantascientifica), con protagonista Paperone nel ruolo del conquistatore, Barks mostra le storture della conquista americana e – proponendo come soluzione la collaborazione – invita gli americani a lasciare le terre agli indigeni. In Paperino enciclopedico Barks critica i quiz televisivi e la loro cultura nozionistica.  

Groening demolisce letteralmente la sua epoca:i Simpson, un insieme di losers, rappresenta la famiglia media americana  con tutti i suoi vizi: Homer è alcolizzato, Marge è schiava del gioco d’azzardo, Bart è incapace di controllarsi ecc. In Futurama con l’espediente della proiezione nel futuro la critica diventa la base dello show. Giusto per citare un esempio l’ottavo episodio della prima serie intitolato “La Palla d’Immondizia” analizza il problema dell’inquinamento: Fry, il protagonista proveniente dal XXI secolo, mostra il tipico atteggiamento della gente della sua epoca sintetizzato nella frase “qualcun altro se ne occuperà”.

Il successo di Barks e di Groening è da attribuire innanzitutto alla comicità delle loro opere. Barks adotta una comicità classica principalmente slapstick (basti pensare all’esempio della buccia di banana), Groening utilizza molto spesso l’espediente della mise en abîme (gioco di richiami): in tv vediamo i Simpson che guardano Grattachecca e Fichetto (Itchy and Scratchy in originale) che richiamano Tom e Jerry.

Fumetto e cartoon, considerati spesso espressioni artistiche di serie B, hanno invece grande valore se nascono da menti geniali e riescono a rappresentare efficacemente la realtà.

Non si offenda Bush Senior, ma l’America è ancora dei Simpson e non dei Walton.

Claudio Cesarano

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