Avevano chiesto chiarimenti circa il progetto di trivellazioni nel bene antico e ieri sono stati ricevuti dalla direzione del costituendo Parco archeologico etneo. Si conclude così la polemica sui lavori nel monumento, che diventeranno invece un'occasione di indagine scientifica: tra possibili lave pre-etnee, sorgenti d'acqua e ambienti umidi. I risultati saranno pubblicati in appositi pannelli didattici per i visitatori
Laghetto al teatro romano, il tavolo tecnico Accordo di studio con le associazioni
Lave pre-etnee come quelle dei faraglioni e acqua purissima dall’Etna. Potrebbe essere questa la nuova descrizione del laghetto del teatro romano di Catania che tra qualche mese i turisti troveranno in appositi cartelli illustrativi. Sono le novità emerse dal confronto tra il costituendo Parco archeologico etneo greco-romano con alcune associazioni cittadine che avevano richiesto dei chiarimenti sul progetto di trivellazioni nel bene antico. Tra queste, Stelle e ambiente, Lipu, Enpa, Legambiente, Gapa, Etna ‘ngeniousa e Italia nostra.
Al primo tavolo tecnico di ieri ne seguirà un altro a settembre, l’ultimo presieduto dall’attuale dirigente del Parco, Maria Grazia Branciforti, in attesa di andare in pensione. Tra novembre e gennaio, invece, quando i visitatori del teatro romano diminuiscono, è prevista una trivellazione per fini conoscitivi del sottosuolo. Un’occasione per scoprire dal punto di vista geologico cosa c’è sotto il bene.
Due le possibili sorprese attese dalle associazioni presenti: la presenza di lave pre-etnee – come quelle dei noti faraglioni di Acitrezza – e quella di una falda acquifera, entrambe al di sotto della argille. Caso, quest’ultimo, che dimostrerebbe come l’acqua del laghetto che fa mostra di sé nell’orchestra del teatro romano non sia di origine piovana ma sotterranea.
Con una particolarità: il livello dello specchio d’acqua non cresce con le piogge, ma a distanza di tre o quattro mesi da queste. Sinonimo, secondo le associazioni, di un originario bacino di ricarica lontano, forse anche sull’Etna. Un’acqua purissima, quindi, che farebbe da habitat ad animali e piante tutti da identificare con certezza scientifica e che concorrerebbero a creare un ambiente umido da salvaguardare.
Da adesso fino alla prossima primavera, starà alle associazioni che hanno offerto la propria consulenza scientifica gratuita sciogliere questi dubbi e dare delle risposte. Tramite schede tecniche, i cui risultati andranno a formare il contenuto di appositi pannelli didattici bilingue – idea proposta dall’associazione Lipu e accolta dal Parco arecheologico – che verranno esposti nel teatro per spiegare la natura del laghetto e le sue caratteristiche.