L’affare Formazione professionale e la premiata ditta Genovese & Papania

Le conclusioni dell’indagine condotta dalla commissione dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta dal deputato Pd, Filippo Panarello, sulla Formazione professionale ha aperto una discussione pubblica dalla quale emergono vergognose implicazioni. Intanto le cifre del comparto: gli enti di formazione accreditati si aggirano intorno a 1600 e la possibilità di accesso è sempre aperta; gli addetti alla formazione (docenti e amministrativi) sono all’incirca 10 mila unità; il costo complessivo annuo è di 400 milioni di euro. In media ogni addetto costa 40 mila euro all’anno. I rimborsi sono forfettari per un valore di 189 euro/ora, maggiorabile di 25 euro/ora per ogni disabile partecipante al corso formativo, per un massimo di tre unità; il che porta di norma il costo/ora a 204 euro.
Queste cifre, da sole, rendono il quadro degli enormi interessi che ruotano attorno a questo filone della politica regionale. Da ogni parte politica, da ogni raggruppamento correntizio e da parte sindacale. Fa eccezione la Cgil che, per l’impegno dell’ex segretario generale, Italo Tripi, si è chiamata fuori da questo squallido mercato. Non impressioni il termine ‘mercato’, perché proprio di questo si tratta da quando (anno 2002), facendo violenza alla norma, tutt’ora vigente, dell’articolo 4 della legge regionale n. 24 del 1976, che prevede che i soggetti operatori della formazione professionale non debbono avere fini di lucro, l’assessore regionale dell’epoca, Raffaele Stancanelli, consentì che potessero operare nel comparto anche società di capitale. Le società di capitale, comè noto, hanno come finalità, autorizzata specificamente dal codice civile, quella di realizzare utili, cioè di far lucrare il capitale investito.
Aperta questa maglia, la formazione professionale, più che un servizio educativo e di preparazione al lavoro, è diventato un affare. E si sono scatenati gli appetiti di tutti gli ambienti: non solo di clientela politica, ma di speculazione affaristica che ha coinvolto e coinvolge la stessa politica (in genere, la peggiore politica siciliana) e le imprese. Solo per fare qualche esempio: a Messina – la provincia che in assoluto ha avuto assegnato il maggior numero di corsi rispetto a tutte le altre – spicca il gruppo Innova Bic srl, di cui lo stesso assessore regionale alla Formazione professionale, professore Mario Centorrino, è stato vicepresidente, su incarico dell’onorevole Francantonio Genovese, socio degli armatori Franza nella Caronte e Turist, società capofila dell’omonimo gruppo imprenditoriale. I due, Genovese e Centorrino, al tempo in cui erano, rispettivamente, Sindaco e assessore al Bilancio del Comune di Messina, hanno ceduto la Innova Bic srl alla Provincia e al Comune di Messina, lucrando sulla cessione delle quote, controllandola politicamente e sgravandosi dei relativi costi di gestione e ricavandoci pure un ritorno d’immagine per avere dato alla comunità messinese uno strumento pienamente rodato al servizio di chi è in cerca di lavoro. Un bel colpo, non c’è che dire!
L’onorevole Genovese, peraltro, unitamente all’ex ministro Salvatore Cardinale ed al senatore Nino Papania, fa parte del raggruppamento interno al Partito democratico che sostiene ad oltranza la linea del sostegno al governo dell’onorevole Lombardo in sintonia con il gruppo che fa capo al duo Cracolici-Lumia. Il che la dice lunga sull’ttuale formula che presiede il Prof (ovvero il Programma regionale dell’offerta formativa): tant’è che i due (Cracolici e Lumia) non si sono fatti sfuggire l’occasione di inserire il centro studi ‘Aurora’ di Bagheria fra gli enti accreditati a gestire corsi di formazione professionale con buon successo (per loro, ovviamente). Quanto meno, il sostegno al governo Lombardo giova a qualcosa (la “modernizzazione della Sicilia”, la chiama l’onorevole Lumia…).
Abbiamo fatto riferimento, come esemplificazione del costume che si è instaurato attorno alla formazione professionale in Sicilia, solo a due casi riguardanti la provincia di Messina e quella di Palermo, perché l’analisi mercantile e clientelare di questo fenomeno gestionale della politica siciliana, nonché delle implicazioni politiche, affaristiche & familiari è illustrata con certosina e cocciuta puntualità in una bella inchiesta pubblicata lo scorso anno dal mensile “S”. In quest’inchiesta sono riportate anche le circostanze nelle quali sono attivi gli ambienti vicini all’Mpa, il Movimento politico del quale il presidente della Regione siciliana, Lombardo, è stato l’ispiratore e ne è il capo assoluto, nonché lo stesso presidente e i suoi familiari. En passant ricordiamo pure il Cesfop, organismo accreditato anch’esso all’attività formativa, vicino ai centristi, solo per significare che nessuno è estraneo all’affare e che quando si tratta di spartizioni non esistono maggioranze ed opposizioni.
Da queste brevi note emerge forte la ragione per la quale il presidente dell’Assemblea regionale ha ritenuto di dover insediare una commissione d’indagine. I limiti di ogni sopportabile decenza erano stati largamente oltrepassati e per porre la necessità e l’urgenza di una profonda riforma del comparto. A questo dibattito intendiamo dare il nostro contributo. La riforma, per essere tale, deve cambiare totalmente registro, dev’essere strutturale e non la solita ‘lavata di faccia’. Va cancellato l’elenco degli enti accreditati.

NOTA A MARGINE

Fin qui i fatti. Ora la proposta di chi scrive. La formazione dovrà essere affidata esclusivamente alle scuole pubbliche di avviamento professionale, le quali oltre agli impianti e alle attrezzature, posseggono la didattica, che è il canone fondamentale di ogni insegnamento, ed il personale docente e non docente di sicuro affidamento professionale. Per il personale degli enti formativi, che se vogliono possono anche sciogliersi, si troverà un formula di accompagnamento ad un nuovo impiego. Dispiace se gli affari e le clientele andranno a male. Ce ne faremo una ragione.

 


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