La vita quotidiana è la vita di ogni giorno. A meno che non crediamo in qualche forma di vita soprannaturale, non ne abbiamo un'altra
La vita quotidiana
La vita quotidiana è la vita di ogni giorno. E’ la vita che c’è. A meno che non crediamo in qualche forma di vita soprannaturale, non ne abbiamo un’altra. Ed ha una struttura prevalentemente ripetitiva. Ogni giorno ci alziamo dal letto, facciamo colazione, andiamo al lavoro mettendo un piede davanti all’altro come sempre, e come sempre salutiamo, gesticoliamo, svolgiamo i nostri compiti, utilizziamo gli oggetti che ci circondano, e così via.
Certo, vi sono per tutti istanti eccezionali, momenti di svolta, crisi o periodi di passione che, rispetto alla vita quotidiana, si stagliano diversamente. Confrontata con questi, la quotidianità sembra immobile: rassicurante per certi versi o noiosa per altri, ma quasi eterna nel suo costante ripetersi.
La forma della nostra vita quotidiana, tuttavia, non è eterna per nulla. La storia vi passa attraverso: le routine che oggi diamo per scontate non sono le stesse in cui si impegnavano abitualmente i nostri genitori o i nostri nonni, che erano altri tempi, perché sono diversi gli ambienti, gli oggetti, le tecnologie, le opportunità e persino i significati che alla vita di ogni giorno vengono attribuiti.
La quotidianità è storica e cambia, anche se il mutamento giorno per giorno può essere impercettibile. Muta per ciascuno, nel corso del cammino biografico, e muta per tutti: la sua forma è differente in momenti diversi della storia e in diverse culture.
E cambia anche la sociologia della vita quotidiana. Si tratta di un ambito della sociologia relativamente recente: della vita quotidiana i sociologi hanno cominciato a parlare in modo diffuso, e considerandola un tema in qualche modo circoscrivibile e autonomo, non prima degli anni sessanta del secolo ora concluso.