La truffa dell’Articolo 37: Aula deserta e Governo assente

Terribile spettacolo oggi  a Sala d’Ercole. All’ordine del giorno c’era la discussione delle mozioni unificate sulla corretta applicazione dell’articolo 37 dello Statuto.  Parliamo della norma secondo cui,  le imprese che producono in Sicilia, anche se hanno sede legale fuori, devono pagare qui i tributi. A giorni potrebbe arrivare il decreto attuativo basato, PRATICAMENTE,  su una farsa a scapito dei siciliani. Il Governo centrale, con la complicità di quello regionale,  sarebbe disposto a riconoscere 49 milioni di euro l’anno. Non solo una cifra ridicola (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardil’anno ), ma anche detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello Statuto).

Da questa impostazione, incostituzionale ed ingiusta per la Sicilia, sono scaturite forti proteste che hanno portato alle mozioni di oggi (che potete leggere qui). Una presentata dal Movimento 5 Stelle e,  l’altra,  da un gruppo formato da deputati Pdl e Mpa- Pds. Entrambe sollecitate da un documento di denuncia del tentativo di truffa consegnato all’Ars dai Comitati La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto” e “I cittadini Siciliani per lo Statuto”.  Sull’argomento era stata richiesta anche una convocazione urgente dell’Aula firmata, oltre che dal M5S, anche da altri deputati. Richiesta respinta, anche se la seduta di oggi aveva fatto ben sperare.

Peccato che Sala d’Ercole era vuota. Pochissimi i parlamentari presenti. Assente anche il governo. Il vice Presidente dell’Ars, Antonio Venturino, ha comunicato che l’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, ha inviato una nota nella quale chiede “vista la delicatezza dell’argomento” un rinvio per i necessari approfondimenti. Bianchi fa sapere anche di essersi messo in contatto con alcuni firmatari delle mozioni. Cosa confermata da Girolamo Fazio del Pdl che ha tentato di giustificare l’assenza di molti deputati proprio per questi ‘contatti’ con l’assessore che aveva preannunciato la richiesta di tempi supplementari.

Ma non dagli altri:

“Io non ho avuto nessun contatto con l’assessore Bianchi- ha detto in Aula, Stefano Zito, primo firmatario della mozione del M5S- e sono molto deluso da questo spettacolo cui sto assistendo in un giorno in cui si doveva discutere della corretta applicazione di una norma fondamentale per l’Economia siciliana”. 

Anche altri deputati si sono detti d’accordo: “Mi preme sottolineare che non è ammissibile un rinvio sine die- ha detto Toto Cordaro del Pid.  Michele Cimino (Voce Siciliana) e Vincenzo Figuccia (Mpa) hanno abbandonato l’Aula in segno di protesta contro il governo.

Il gruppo M5S ha chiesto di proseguire la seduta, ma Venturino, vista l’assenza di Bianchi, non lo ha ritenuto opportuno.

La seduta, con lo stesso ordine del giorno, è stata rinviata al 12 Giugno.

Se questo sia un cattivo presagio, o solo un tentativo di arrivare in Aula con un testo condiviso da Governo e Parlamento, ancora non è chiaro. La seduta si è appena conclusa,  vedremo di capirci di più nelle prossime ore.

Intanto leggiamo una parte fondamentale della Mozione M5S, tanto per ricordare l’importanza del tema a tutti:

“L’attuazione dello Statuto in materia finanziaria non è soltanto un fatto di civiltà giuridica, in quanta nient’altro che l’applicazione della Costituzione della Repubblica italiana, di cui lo Statuto medesimo e parte integrante e Speciale, ne soltanto un fatto di opportunita economica, in quanta strumento essenziale di sviluppo per la Regione, di perequazione economica e di coesione sociale nei confronti della restante parte del territorio della Repubblica;

detta attuazione e semplicemente vitale per assicurare alla Regione ed ai suoi enti locali le risorse strettamente necessarie al loro funzionamento, oggi compromesse da un’applicazione distorta e squilibrata dello Statuto, nonche da atti del Governo centrale manifestamente non improntati al principia della leale collaborazione, come la disposizione di accantonamenti sulle uniche entrate certe della Regione, ex art. 36, in violazione tanto dello stesso, quanta del decreta attuativo del 1965 (DPR 26 luglio 1965, n. 1074), gia esso regolante in modo imperfetto, analogico e sfavorevole per la Sicilia la suddetta materia finanziaria. La Regione e gli enti locali su cui questa esercita la propria vigilanza, rna anche la propria tutela, rna piu in genere la Sicilia tutta, non puo subire ulteriori drammatici tagli o sottrazioni indebite di gettito tributario proprio nel momenta di maggior crisi sistemica, senza incorrere in una devastazione sociale ed economica dagli esiti imprevedibili”.

 

LE DUE MOZIONI SULL’ARTICOLO 37 DELLO STATUTO SICILIANO

Miracolo! L’articolo 37 oggi approda all’Ars
Articolo 37 dello Statuto, manifestazione di protesta contro Ardizzone
La truffa dell’ Articolo 37: per Ardizzone non è una questione urgente…
Articolo 37, Cascio: “Incomprensibile la decisione di Ardizzone”
Articolo 37, M5S: “La decisione di Ardizzone la pagano i siciliani”
La farsa dell’articolo 37: “Ardizzone si dimetta immediatamente”

La truffa dell’ Articolo 37, Lo Sciuto: “Ardizzone riveda la sua decisione”
Articolo 37: ci sono solo 30 giorni per evitare la truffa del secolo


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Terribile spettacolo oggi  a sala d'ercole. All'ordine del giorno c'era la discussione delle mozioni unificate sulla corretta applicazione dell'articolo 37 dello statuto. Parliamo della norma secondo cui,  le imprese che producono in sicilia, anche se hanno sede legale fuori, devono pagare qui i tributi. A giorni potrebbe arrivare il decreto attuativo basato, praticamente,  su una farsa a scapito dei siciliani. Il governo centrale, con la complicità di quello regionale,  sarebbe disposto a riconoscere 49 milioni di euro l’anno. Non solo una cifra ridicola (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardil’anno ), ma anche detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello statuto).

Terribile spettacolo oggi  a sala d'ercole. All'ordine del giorno c'era la discussione delle mozioni unificate sulla corretta applicazione dell'articolo 37 dello statuto. Parliamo della norma secondo cui,  le imprese che producono in sicilia, anche se hanno sede legale fuori, devono pagare qui i tributi. A giorni potrebbe arrivare il decreto attuativo basato, praticamente,  su una farsa a scapito dei siciliani. Il governo centrale, con la complicità di quello regionale,  sarebbe disposto a riconoscere 49 milioni di euro l’anno. Non solo una cifra ridicola (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardil’anno ), ma anche detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello statuto).

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