La Tari è troppo alta, Comune di Mascalucia nella bufera Srr: «Conti non tornano, spieghino motivo dell’incremento»

Un aumento della Tari di circa 700mila euro per il 2020 scatena la bufera a Mascalucia, il centro finito sotto i riflettori per i risvolti delle inchieste antimafia OvertradeMalupassu Report. L’approvazione del Consiglio comunale è avvenuta dieci giorni fa, senza il sostegno delle opposizioni, come contropartita «alla maggiore quantità e qualità del servizio», si legge nella relazione della giunta comunale. Anche se sul territorio, sono molti i cittadini a lamentare carenze nella raccolta porta a porta, peraltro, effettuata regolarmente solo in alcune vie. «La gestione dei rifiuti risulta decificitaria per assenza di adeguata pianificazione – attacca il segretario del circolo Pd di Mascalucia Giuseppe Sbirziola a MeridioNews – e l’aumento della Tari risuona come un’ulteriore penalizzazione per la comunità». 

Complice la chiusura al pubblico dell’isola ecologica di Santa Margherita, in effetti, la raccolta viene effettuata a tentoni, «con la conseguenza – sottolinea il segretario del Pd cittadino, che non ha esponenti in Consiglio comunale – che i cittadini non sono neanche nelle condizioni di capire quando conferire i rifiuti, dato che l’amministrazione ha fornito indicazioni difformi da quelle presenti sul sito della ditta che si occupa del servizio». Il riferimento è alla discordante comunicazione, prima di Impregico Srl e Cogeir (l’Ati subentrata nella gestione dei rifiuti al posto di Tech Servizi colpita, a febbraio 2020, da interdittiva antimafia) e poi del sindaco Vincenzo Magra, che divide le zone in cui verrà effettuata la raccolta in zona Nord e zona Sud senza alcuna indicazione delle vie. «Risulta particolarmente complicato – incalza Sbirziola – comprendere quali strade fanno parte delle due zone». 

Se questo è il clima sul territorio, quello all’interno di palazzo comunale non sembra essere migliore. Nell’aumento della Tari varato il 31 dicembre, a dire dei consiglieri di opposizione, ci sarebbe più di una irregolarità procedurale. «Hanno omesso di trasmettere il Pef (il piano economico finanziario, ndr) – attacca il consigliere Ignazio Maugeri a MeridioNews – all’apposita commissione consiliare per valutarne i contenuti». Il documento e la rispettiva delibera di giunta sono state portate a conoscenza del senato cittadino solo un giorno prima della seduta di approvazione. «Questo, per legge, non ci ha permesso di presentare nessun emendamento migliorativo», sottolinea Maugeri.

Al di là dei passaggi procedurali, anche nel merito il Piano economico-finanziario presentato per l’approvazione dal Comune alla Srr – ovvero l’ente territorialmente competente a vagliare il rispetto dei requisiti Arera – dà adito a qualche perplessità. «Il Comune di Mascalucia ha sforato tutti i limiti di crescita dei costi individuati dall’autorità energia e ambiente – sostiene Maugeri – senza una plausibile ragione». Circostanza, questa, confermata dalla stessa Srr che, infatti, ha approvato il Pef con riserva in attesa che l’ente locale inoltri la nota esplicativa che giustifichi l’aumento di costi. «A cosa è dovuto un tale aumento non è chiaro – sottolinea il responsabile del procedimento Carmelo Caruso a MeridioNews Devono spiegare in cosa consiste inoltrando il capitolato che lo dimostra». Fino a oggi, però, della nota esplicativa in Srr non si ha traccia. 

Per chi deve validare il Pef e poi trasmetterlo all’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) per l’approvazione definitiva, dunque, i conti non tornano. A cominciare dai limiti di crescita annuale delle entrate tariffarie, ovvero i versamenti effettuati dagli utenti a titolo di tassazione sui rifiuti. «Secondo le nuove direttive Arera – spiega Caruso -, la variazione di costo rispetto al Pef del 2018, tanto in aumento quanto in diminuzione, deve mantenersi entro un margine ben preciso». Come osservato nella relazione della Srr, però, «questo limite non viene rispettato». A non tornare sarebbe anche la valutazione dei costi previsionali che individua in circa 260mila euro i futuri ed eventuali costi variabili e in quasi 105mila euro quelli fissi. «Costi di non poco conto – osserva Caruso – Considerato che il Comune ha incrementato il costo del servizio oltre le direttive Arera e che sta aumentando anche quelli previsionali, ci si chiede a cosa siano serviti gli aumenti del 2020». Proprio per questo la Srr ha approvato con riserva il piano presentato dall’amministrazione comunale. «Con il rischio che – prosegue Caruso – se la nota esplicativa non ci dovesse convincere, potremo non validarla». 

Sul punto abbiamo provato a chiedere una replica all’assessore ai rifiuti Alessio Cardì, senza ottenere alcuna risposta. Nel frattempo i disservizi continuano e opposizioni e associazioni cittadine sembrano sul piede di guerra. Da un lato chi, come il Pd locale, lamenta «la totale assenza di incentivi premiali e sanzionatori». Dall’altro chi, come il consigliere comunale del M5s Sebastiano Catania insieme all’associazione Economia circolare, annuncia di «raccogliere documentazione fotografica dei disservizi da inoltrare alla procura della Repubblica e alla prefettura – si legge in una nota divulgata dal consigliere -, affinché adottino idonei provvedimenti per porre fine ai continui e ripetuti disservizi, e vedremo se chi deve fare il proprio dovere continuerà a fare l’indiano». In tutto questo c’è il rischio che il Pef, così come presentato al momento, venga bocciato dall’Arera. «Con la conseguenza – conclude Maugeri – che l’eventuale mancata approvazione rischia di tradursi nell’impossibilità di emettere le bollettazioni e quindi in un conseguente danno per Comune e cittadini». 


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