La Street art catanese si riunisce al Coppola «Collaborare con istituzioni non ci spaventa»

Gli stati generali della street art catanese al Teatro Coppola. L’appuntamento è fissato per giovedì sera a partire dalle 19.30, per parlare di caratteristiche, futuro e opposte visioni dell’arte di strada e di come questa possa incidere sul tessuto delle città. Con particolare riferimento a Catania, ma con presenze di peso nazionale come Pao, di Milano e il Collettivo Fx di Reggio Emilia.

«Troppo spesso ancora siamo percepiti come deturpatori  – spiega Luca Prete, tra i promotori dell’iniziativa, insieme ad Ateneo Libertario – questo incontro vuole essere un confronto e un’apertura verso i cittadini, un modo per avvicinare la gente comune e spiegare la differenza tra i semplici tag dei ragazzini e la street art vera». Quella che in tante città italiane ha trovato uno spazio anche istituzionale, grazie alla collaborazione tra artisti ed enti pubblici. Pao – l’ospite più conosciuto, famoso per i suoi pinguini – rappresenta proprio un esempio di questa via. Dopo aver esposto nel 2007 le sue opere al Padiglione d’Arte contemporanea di Milano, con la mostra Street Art Sweet Art, ha attirato l’attenzione di musei e gallerie private, in Italia e all?estero. Una visione istituzionale che a volte non trova d’accordo alcuni artisti. Non la pensano così i promotori dell’incontro. «Partecipare a progetti di enti pubblici non ci spaventa – precisa Prete – la street art è libera, ognuno di noi sceglie come agire, ma una cosa non esclude l’altra. Anzi, la collaborazione con le amministrazioni permette, una volta ogni tanto, di lavorare tranquillamente e ci fa conoscere meglio dai cittadini». Nel recente passato artisti catanesi sono stati coinvolti in progetti istituzionali: è il caso di Anc con l’associazione Addiopizzo per i murales raffiguranti le vittime della mafia sul muro perimetrale del carcere di piazza Lanza, o il gruppo Hp-Crew, chiamato dal comune di Misterbianco.

«Esistono due forme di arte di strada: quella direttamente sui muri e quella che preferisce disegnare su semilavorati, senza toccare gli edifici – sottolinea Prete -; il gruppo di Res Publica Temporanea di cui faccio parte, ad esempio, con le sue installazioni agli Archi della Marina ha scelto quest’ultima soluzione». A Catania, però, al di là dell’iniziativa personale dei singoli artisti, manca un coinvolgimento collettivo. Il Comune ha recentemente annunciato che chiederà la collaborazione dell’Accademia delle belle arti e degli writers catanesi per «dare una mano di colore a una città troppo grigia», come sottolineato dal sindaco Enzo Bianco, annunciando una chiamata alle armi degli artisti a partire dal mese di marzo. A coordinare gli interventi, che dovrebbero iniziare nella settimana di Pasqua sulla circonvallazione sul lungomare, saranno i fratelli Andrea e Marco Guè Mangione. Luca Prete va oltre, auspicando «un confronto più costante che faccia nascere a Catania un movimento comune di street art e arti visive in genere, perché – sottolinea – chi resta chiuso nel proprio quartiere e nelle proprie convinzioni non conclude molto».

Alla serata al Teatro Coppola parteciperanno Res Publica Temporanea; Hp Crew – Hardcore Paesano; Inda-Street; PoP.A.P.; Polis Graphics; Emanuele Poki; Davide Pax e Alessandro Grasso. Ognuno presenterà un video con il proprio lavoro. Infine ci saranno due collegamenti: uno con Niscemi, per parlare di Muos, l’impianto militare di telecomunicazioni satellitari che ha ispirato i lavori di un writer di fama mondiale come Blu; l’altro con il Nuovo Cinema Palazzo di Roma. Il rapporto tra street art e attivismo sarà, infatti, un altro tema della serata. Naturale vocazione per alcuni, ma con le dovute distinzioni secondo Vlady Art, le cui opere sono visibili in diversi angoli di Catania e che nel maggio scorso affidò a CTzen una riflessione proprio su quest’argomento.

Salvo Catalano

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