La storia di Ricky Alexander e delle sue moto da collezione Dal Madagascar all’officina in Vucciria nel segno dei Florio

Ad attraversarla non sembrerebbe, ma via dei Materassai, una breve porzione di Vucciria che collega piazza Garraffello a piazza San Giacomo, è stata per molti anni una culla di meraviglie nel centro storico di Palermo. È qui che si stabilì la famiglia Florio appena dopo avere lasciato i luoghi d’origine in Calabria ed è qui che grazie alla drogheria ha avuto inizio la loro leggendaria storia. Una strada che nei primi anni dell’Ottocento sarà il vero e proprio quartiere generale della famiglia, diviso con il banchiere e commerciante inglese Benjamin Ingham, altra figura storica della Palermo che fu. Anche Ricky Alexander, che in via dei Materassai ci lavora e ci abita, in un certo senso coniuga tra gli intrecci della sua storia i Florio con l’Inghilterra. Lo si può trovare al lavoro nel suo garage, l’officina che dei Florio porta il nome, mentre ridà vita a una moto antica, magari malridotta, riportandola agli antichi splendori.

«Credo di avere aperto un’officina per poterci tenere dentro i miei giocattoli» scherza mentre mostra le moto della sua collezione, una serie incredibile di cimeli, per lo più moto «piccole, veloci e rosse», le caratteristiche che più ama, oltre all’età. E l’officina Florio infatti è un piccolo e sconosciuto museo nel cuore della città, a cominciare dai locali. Si tratta di un vecchio e buio magazzino in via dei Materassai, appunto, «quando sono entrato qui per la prima volta avevo chiesto ai muratori di rifare tutto – racconta Alexander – poi, appena hanno acceso delle luci per potere lavorare meglio, hanno trovato questi dipinti». La parete e l’arco dei locali sono infatti la scenografia di un antico teatro dell’opera dei pupi riconducibili a Giacomo Cuticchio, padre di Mimmo. È così che le figure dei paladini si perdono tra le moto da riparare o tra quelle della collezione privata, tra un Mosquito Garelli degli anni Settanta e una Triumph del 1929 con tanto di sidecar costruito a mano dallo stesso Ricky Alexander e dal suo aiutante Giuseppe, specializzato in customizzazioni. 

Una vita movimentata quella di Alexander, nato a Città del Messico quasi 70 anni fa da padre inglese e madre francese e sempre all’inseguimento delle sue due grandi passioni: la moto e il mare. «Ho fatto quasi tutti i miei studi in Italia e in Francia – continua -, in particolare sono stato uno studente universitario in Francia durante il ’68 e già allora avevo la mia piccola scuderia di moto. Poi sono andato in Madagascar. Avevo l’esclusiva su tutta l’isola per i giri turistici in barca a vela». Ed è proprio in Madagascar che la vita di Ricky Alexander prende una piega inaspettata. «Ho conosciuto quest’uomo – dice – di lui sapevo solo che era un bravo sub, un appassionato velista e un amante del mare. Siamo diventati molto amici», tanto che quando la situazione politica nello Stato africano ha cominciato a farsi tesa, gli ha offerto una via d’uscita, invitandolo a seguirlo a Palermo. Quell’uomo era Cecé Paladino, il nipote prediletto di Vincenzo Florio. Tant’è che è proprio l’Arenella, dove gli ultimi eredi di casa Florio hanno vissuto, che nasce 35 anni fa l’officina delle moto.

Tra un cimelio e l’altro, scaffali stracolmi di pezzi di ricambio, manuali e latte di olio di ogni epoca, nel suo piccolo rifugio tempestato di fotografie e ricordi, Ricky Alexander ricorda le risate e le chiacchiere con Paladino in quella che ora è casa sua, ma che un tempo ospitava gli uffici della bottega Florio. Racconta di moto riparate, avute, cedute, alcune regalate e del rimpianto di non essere riuscito a coltivare come avrebbe voluto l’altra sua grande passione, quella della vela. «A metà degli anni Ottanta – spiega – abbiamo lavorato a un progetto con il Cus per fare alla Baia del Corallo una scuola di vela di livello nazionale. Ci saremmo anche riusciti, avevamo molte centinaia di studenti ogni settimana. Non volevo creare velisti, ma appassionati. Ma alla fine la burocrazia e l’impossibilità di fare qualcosa per gli altri senza che qualcuno ne abbia un tornaconto hanno avuto la meglio». 


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