La Sicilia di “31 gradi kelvin”: dove finisce la vita e inizia la sopravvivenza

di Gabriele Bonafede

Alla temperatura di zero gradi Kelvin (-273.15 gradi Celsius) c’è il nulla assoluto, la mancanza totale di vita. Si raggiungerà presto questa “temperatura” nella vita economica e sociale della Sicilia? Con il film “31 gradi kelvin” il regista Giovanni Calvaruso dimostra che ci siamo quasi.

E tuttavia il cinema, come altre forme di cultura, è ancora godibile, prezioso e prolifico in Sicilia. Per quanto evochi una temperatura particolarmente fredda “31 gradi kelvin” riscalda pensieri ed emozioni ugualmente. Dipinge una Sicilia lontana dagli stereotipi cinematografici: non c’è la luce accecante, c’è poco sole, e narra di un inverno o un autunno con mattinate e serate all’aperto e giornate intere nell’ombra “al chiuso”, a lavorare duramente e testardamente, lottando contro le impossibili condizioni del precariato, della sottoccupazione, del margine sociale che, come una famosa crozza, urla “chiamu la vita e morti m’arrispunni”.

E, per quanto abbiamo voluto evocarle qui, non ci sono tipiche canzoni folk siciliane, come non ci sono ulivi e terra cosparsa di paglia gialla, non ci sono coppole, non ci sono lupare, non ci sono gattopardi o tonnare in attività. C’è invece, in “31 gradi kelvin”, la Sicilia reale, la Sicilia di ogni giorno, la Sicilia di oggi. Quella che i centri del potere non conoscono, o conoscono fin troppo bene per non approfittarne. E non è nemmeno la Sicilia delle caotiche metropoli costiere, ma quella di un qualsiasi paese di media grandezza siciliano.

Come in altri film siciliani di questa stagione, ad esempio “Via Castellana Bandiera” o “Salvo”, c’è invece, marcata, una profonda assenza: quella dello Stato.  Anche in presenza di marginalità sociali, risse, crimini, pure omicidi, non c’è un minimo di assistenza pubblica, non c’è un “bravo Montalbano” che interviene, non c’è uno straccio di legge che funzioni, se non quella della burocrazia che affligge e distorce le regole del più ovvio buon senso. Sicilia nuda, dunque. Drammaticamente vera, drammaticamente reale, con la “Lapa” . l’Ape-Piaggio siciliana, che corre verso l’ignoto fin dall’inizio.

Un film da non perdere, e non solo perché girato bene in un’opera-prima da uno dei giovani registi “terza generazione” del Nuovo Cinema Siciliano, non solo perché interpretato al meglio da tutti gli attori, professionisti o meno, ma anche perché informa con semplicità, e con godibili e ironici passaggi, su cosa si vive e come si vive, realmente, nella periferia della periferia, della ultra-periferia, d’Europa.

Presentato ieri e l’altro ieri a Palermo al Cinema Gaudium, “31 gradi kelvin” ha partecipato a diversi festival, tra cui Annecy e Villerupt (dove è stato premiato con una Menzione speciale della giuria), ed è stato richiesto al Festival di Tolosa. Si tratta anche del primo film girato con credito d’imposta (Tax Credit esterno), con il supporto della Sicilia Film Commission.

Scheda film:

Titolo: “31 gradi kelvin”, Durata: n.d., Paese: Italia (Sicilia), Soggetto, sceneggiatura e regia Giovanni Calvaruso (opera prima) Produzione Arbash Film, Distribuzione n.d. Budget: 500.000 Euro Sostenuto da: Regione Siciliana (Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo), Sicilia Film Commission (Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo), CG Eventi srl, Al Madarig srl, Sosialtur srl
CAST TECNICO
Soggetto, sceneggiatura, regia Giovanni Calvaruso , Organizzatore generale Linda Di Dio
Aiuto regia Maurizio Quagliana, Ispettore di produzione Giuseppe Scimeca , Fotografia Duccio Cimatti, Montaggio Francesca Bracci, Scenografia Nicola Sferruzza, Costumi Samuela Cirrone, Suono Gaspare Macaluso, Musiche The Underflow, Eimog, Dimartino, Black Eyed Dog

CAST ARTISTICO
Interpreti principali: Vincenzo Albanese Pietro,  Antonio Ciurca Mariano, Omar Noto Luca, Silvia Francese Eva, Silvia Vena Rachele , Walid Gasmi Ibrahim (per la prima volta sullo schermo) , Filippo Luna Medico
Ruoli secondari: Doriana La Fauci Madre di Luca, Aldo Terzo Patrigno di Luca, Elisa Di Dio Moglie del medico, Iganzio Grimaudo Capo di Ibrahim

Gabriele Bonafede

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