L'atroce destino dei giovani della Weisse Rose rappresentato magistralmente nel film di Marc Rothemund premiato con due Orsi d'Oro al Festival di Berlino
La Rosa Bianca Sophie Scholl
Titolo
originale:
Sophie Scholl – Die
letzten Tage
Nazione:
Germania
Anno:
2005
Genere:
Drammatico
Durata:
117
Regia:
Marc
Rothemund
Soggetto
e
sceneggiatura:
Fred
Breinersdorfer
Interpreti:
Julia
Jentsch, Fabian Hinrichs, Gerald Alexander Held, Florian Stetter, Johanna
Gastdorf, André Hennicke
Distribuzione:
Istituto
Luce
Produzione:
Fred
Breinersdorfer, Marc
Rothemund,
Sven
Burgemeister, Christoph
Müller
Freiheit, libertà. Libertà di
parola e di espressione totalmente negata ai tempi del Führer. Perseguirla era
lo scopo della Rosa Bianca (Die Weiße Rose), un movimento di resistenza
passiva antinazista nato dalla volontà di un gruppo di giovani universitari
tedeschi, tra cui i due fratelli Sophie e Hans Scholl, che decidono di inviare
in tutta la
Germania dei volantini preparati da loro contro il regime
dittatoriale di Hitler, per sensibilizzare il popolo alloscuro della strage che
stava invadendo in modo violento e sanguinoso la loro nazione.
Sophie e Hans, come se fossero pedinati da spettri che aleggiavano
intorno a loro, vengono sorpresi mentre distribuiscono furtivamente i volantini
dentro luniversità momentaneamente deserta, e arrestati con lassurda accusa di
crimine il 18 febbraio del 1943 a Monaco.
Da questa infondata colpevolezza si sussegue una
grande tortura psicologica per Sophie, protagonista del film, che si ritrova
continuamente bersagliata dalle domande di Mohr, funzionario della Gestapo,
durante il suo durissimo e perverso interrogatorio.
Sophie, grazie alla
sua astuta intelligenza, inizialmente riesce a dimenarsi verbalmente tra fatti
negati, sotterfugi e sottili provocazioni per dichiararsi innocente, ma in
seguito è costretta a confessare la verità che la porta verso il suo cruento ed
ingiusto destino.
Dora in poi non cè
più via di scampo per lei ed i suoi amici della Rosa Bianca. Perseguire la verità
significava essere perseguitati senza pietà. Tutto questo accadeva
allora a causa di quellaberrante brainwashing totalitario di cui erano vittime
tutti coloro che aderivano alla proposta nazionalsocialista.
Ma Sophie, durante il
processo, riesce alla fine a lasciare tutti disarmati di fronte alla sua
confessione, colpendo la sensibilità di Mohr e dei nazisti presenti in
aula.
Paradossalmente lunico luogo nel quale Sophie era
davvero libera di parlare e di esprimere le sue preghiere- era la sua cella in
carcere, dove conosce Else Gebel, una comunista tedesca. Tra le due nasce
unamicizia, ma mentre la donna adempie, consapevolmente sottomessa, ai
dettami del regime pur di far sopravvivere i suoi ideali, Sophie preferisce
ribellarsi a questo ricatto senza cedere e arrendersi mai. Questa è la sua unica
colpa. Il sole splende ancora, come dichiara
Sophie. Quella luce che le ha tenuto compagnia dentro al carcere e quel sole che
rappresenta la libertà, continuerà a splendere nellultima oscurata ma chiara
scena del film.
Scene in cui parlano
molto gli sguardi, in cui emergono personalità forti, fragili e
contrastanti allo stesso tempo, voci che lottano tra di loro, alternate a
brevi ma intensi momenti di silenzio. In tutto questo contano soprattutto i pensieri e le parole che hanno un peso
notevole sull’intera storia. Una rappresentazione fedele di questa tragedia di
sessantadue anni fa ed unottima interpretazione da parte di tutti gli attori ed
in particolare di Julia Jentsch, la protagonista Sophie, premiata al festival di
Berlino come miglior attrice, oltre al premio come miglior regia per Marc
Rothemund.
Sito italiano
ufficiale:
http://www.larosabiancailfilm.it/
Inoltre per chi
volesse conoscere e approfondire la storia del movimento “Die Weisse
Rose” vi consiglio questi due siti:
http://www.olokaustos.org/opposizione/gruppi/weisserose/