L'accorpamento pensato da Delrio suscita già le prime reazioni. E se il presidente dell'Autorità portuale di Palermo Vincenzo Cannatella preferisce la cautela per «evitare confusione per la poca conoscenza dei contenuti», il segretario della Fit Cisl Benigno lo bolla come «insensato». Ancora più drastico il giudizio del democratico Zappulla: «Una sciagura»
La rivoluzione dei porti In Sicilia prime bocciature
Vincenzo Cannatella, presidente dell’Autorità portuale di Palermo, sceglie la strada della cautela. «Abbiamo appreso, solo dalla stampa, stralci del Piano strategico della portualità e della logistica, su cui lavora il ministero e che presto verrà presentato» dice a MeridioNews. La rivoluzione dei porti pensata dal braccio destro del premier Renzi, Graziano Delrio, al momento è solo in cantiere, però ha già fatto storcere più di un naso. La bozza della riforma, infatti, vira verso una drastica riduzione delle autorità portuali italiane, che da 24 passerebbero a 8, trasformandosi in Autorità di sistema portuale. In Sicilia il testo disegna un accorpamento praticamente totale, che farebbe di Palermo la sede principale del nuovo ente. Augusta e Catania sparirebbero dalla geografia portuale, mentre Messina verrebbe inglobata nell’autorità della Calabria e dello Stretto.
«L’attenzione è tutta concentrata sul numero della autorità – dice ancora Cannatella -, ma credo che solo quando saremo coinvolti in prima persona e capiremo, soprattutto, come le autorità verranno gestite, potremo commentare, essere d’accordo o meno». Fino ad allora, dunque, meglio non sbilanciarsi. Perché il rischio è di creare «confusione per la poca conoscenza dei contenuti».
Non la pensa così il segretario siciliano della Fit Cisl, Amedeo Benigno, per il quale accorpare le Autorità portuali siciliane «non ha nessun senso». Il motivo? «Si tratta di entità che hanno esigenze specifiche, legate al territorio». Già la proposta dell’ex ministro Maurizio Lupi, che prevedeva una fusione tra quelle di Trapani e Palermo, «fece discutere». Di più. Furono sollevate le barricate. «Protestò anche il mondo imprenditoriale» ricorda il leader sindacale, per il quale occorrebbe, più che accorpare, «razionalizzare i costi mantenendo la funzionalità delle strutture e facendo arrivare lavoro, permettendo agli imprenditori di tornare a investire».
Se la riforma dovesse andare avanti, assicura Benigno, «saremo pronti a sederci attorno a un tavolo per far emergere le contraddizioni». Tra le ipotesi su cui ragionare per il segretario della Fit Cisl potrebbe esserci la creazione di «un’unica autorità in Sicilia, ma con presidi in tutta l’Isola che abbiano poteri decisionali, magari con vice presidenti». La bozza di riforma targata Delrio non raccoglie consensi nemmeno tra le fila del Pd. Così il deputato nazionale del Pd, Giuseppe Zappulla, non esita a definirla «una vera e propria sciagura», perché puntare ad una sola autorità portuale in Sicilia come unico ente di gestione dei porti di Trapani, Palermo, Catania e Augusta sarebbe «un errore gravissimo che non risponde alle vere esigenze produttive, organizzative ed economiche».
Insomma, un conto è la necessità di razionalizzare e accorpare le autorità portuali, che è «una scelta obbligata», un altro è prevederne una sola. Che sia essa Palermo o Catania, perché «non si tratta di una guerra campanilistica» nei confronti del capoluogo siciliano. La proposta del democratico, allora, è quella di passare da quattro a due autorità: una per la Sicilia occidentale (Palermo) e una per quella orientale (Augusta) in una logica di distretto e di coordinamento unico regionale. «La riforma del sistema portuale deve avvenire sapendo rispondere alle esigenze produttive e alle specificità delle attività portuali e marittime».
Di più. Secondo Zappulla solo così sarebbe possibile una rivoluzione sul terreno della produttività e dell’efficienza con una contrazione dei costi. «Probabilmente accorpando tutto in un’unica Autorità aumenterebbero perché le imprese sarebbero costrette a spostarsi su Palermo. L’unico risparmio sarebbe dato dall’azzeramento dei presidenti e dei Cda, ma il danno per le attività portuali sarebbe maggiore degli eventuali benefici». Da qui l’appello al ministro Delrio e ai presidenti delle commissioni Trasporti di Senato e Camera affinché sia avviato «un monitoraggio attento e un confronto» con i territori e con il governo regionale «prima di assumere qualsiasi decisione sulla mappa dei porti siciliani». «Se mi dovessi rendere conto che si ritarda sono pronto a ricorrere a tutte le armi in possesso di un parlamentare: interrogazioni, mozioni, interpellanze urgenti per bloccare un errore gravissimo. Mi auguro, comunque, che non ce ne sia bisogno»