La rinascita della Sicilia? “Segua l’esempio della Scozia”

Non potrà esserci un futuro migliore per la Sicilia fino a quando sarà nelle grinfie di uno Stato centrale asservito alle oligarchie finanziarie europee.  Non a caso,  tante regioni europee  stanno lottando per affermare il diritto all’autoderminazione: dalla Catalogna alla Scozia, dove domenica si celebrerà il referendum per la separazione dal Regno Unito,  solo per citare i due esempi più famosi.

Una via che si intravede anche in Sicilia, dove ormai ci sono tantissimi movimenti e associazioni che stanno cercando di fare capire a tutti che la nostra regione deve libersi dalle catene colonialiste per rianscere.

Questi alcuni dei temi di cui si è discusso ieri a Palermo nel corso del seminario  “Sicilia, Scozia, Catalogna alla prova dell’autodeterminazione”.  Tra i relatori del convegno Gaetano Armao, docente di diritto amministrativo europeo all’Università di Palermo e presidente di SiciliaOpenGov; Massimo Costa, docente di economia aziendale all’Università di Palermo e vicepresidente di Noi Siciliani Liberi; Rino Piscitello, presidente di Sicilia Nazione e Angelo Attaguile, parlamentare nazionale del gruppo Lega Nord ed Autonomie. Durante il dibattito è intervenuto anche Sergio Tancredi, parlamentare del M5S all’Ars.

“I processi in atto in Scozia, in Catalogna, in Corsica e nelle Baleari – ha dichiarato durante il suo intervento Gaetano Armao – ci inducono a riflettere sul fatto che oggi occorre pensare l’Europa non come l’unione degli Stati, e di riflesso delle banche; bensì come l’unione dei popoli e delle regioni. Il referendum con cui tra pochi giorni il popolo scozzese è chiamato a decidere sull’indipendenza o meno della Scozia dal Regno Unito, così come il referendum sull’autodeterminazione in Catalogna, oltre ad essere avvenimenti di portata storica, devono essere da traino per il cammino della Sicilia verso un percorso analogo. Il motivo di tutto ciò consiste nel fatto che la Sicilia è stata letteralmente abbandonata dallo Stato centrale e tantissimi giovani siciliani saranno costretti a fuggire dalla propria terra per crearsi un futuro.

La prova tangibile di ciò è che nel decreto “Sblocca Italia” all’articolo 3, che assegna oltre 4 miliardi di euro per il finanziamento di opere infrastrutturali, non un solo euro è stato assegnato alla Sicilia. I poteri forti inoltre si celano, con i propri interessi, sia dietro il governo nazionale che quello regionale e guardano al loro tornaconto, non interessandosi minimamente della Sicilia e del popolo siciliano. A questo dobbiamo aggiungere inoltre le politiche dell’Unione Europea che ci hanno fortemente penalizzati. Quindi – ha concluso Armao – occorre coalizzarsi e organizzarsi a sostegno della Sicilia e dei siciliani; difendere l’autonomia e riformularla in un’ottica di tutela del popolo e dello sviluppo siciliano. Per questo motivo bisogna creare le basi per la nascita di un comitato di associazioni che intervenga e si attivi per iniziare un percorso serio di autonomia lontano da clientele, connivenze, approssimazioni e affaristi”.

A fare un po’ di conti in tasca allo Stato, ha pensato il professore Costa, che con numeri alla mano, come potete leggere in questo suo articolo sul tema, ha ricordato che lo Stato trattiene almeno 11 miliardi anno di tributi raccolti in Sicilia e non devoluti, come prevedrebbe lo Statuto speciale, alla Regione.

Angelo Attaguile, deputato della Lega Nord, non ha mancato di sottolineare come sempre più regioni, dalla Lombardia al Veneto, stanno già lottando da tempo per l’autodeterminazione. E, che, ovviamente, se si uniranno le forze, si avrà più possibilità di riuscita.

Ovviamente non è  mancato qualche momento di contestazione rivolto all’esponente leghista, probabilmente da parte di chi non ha ancora capito che da soli non si va da nessuna parte e che serve una strategia politica più ampia.

D’altronde, che il frammentato mondo dei movimenti siciliani -dove non mancano aspiranti prime donne e reazionari – non riesca ad ottenere nulla, è evidente da tempo.


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