L'assessorato ha organizzato un convegno per la promozione di impianti di nuova generazione. Una via alternativa verso la sostenibilità: «L’investimento è leggermente maggiore del fotovoltaico, ma si può ammortizzare in un numero maggiore di anni». Possibile a Mazara, Sciacca, Catania, Eolie e Pantelleria
La Regione Sicilia vuole puntare sulla geotermia Sbalzi di calore per creare energia: all’Ars già si fa
La Regione prova a giocare la partita della comunicazione nel campo delle energie rinnovabili, dando spazio agli impianti geotermici di nuova generazione. La geotermia è la scienza che studia le sorgenti sotterranee di calore e il loro sfruttamento. La maggior parte degli impianti a livello nazionale si trova in Toscana e in minore parte anche in Umbria. Con questa tecnologia, la Toscana riesce a produrre il 30 per cento del suo fabbisogno energetico. Nonostante l’Italia sia il paese europeo con il più alto potenziale geotermico, la crescita della produzione geotermoelettrica è rimasta invariata negli ultimi vent’anni mentre gli usi diretti sono cresciuti in modo poco significativo. La generazione di energia elettrica potrebbe crescere del 56 per cento nei prossimi 15-20 anni, così come le pompe di calore geotermiche nello stesso periodo di riferimento.
Queste conclusioni sono state illustrate nel corso di un convegno a Palermo, promosso dall’assessorato regionale dell’Energia e svoltosi presso l’Aula Magna della facoltà di Ingegneria. A moderare e coordinare l’iniziativa, il direttore regionale del dipartimento Pietro Lo Monaco. Tra i partecipanti, il vulcanologo Franco Barberi, già ministro dell’Ambiente e capo della Protezione civile.
Durante l’incontro è stato fatto notare come, in alcune particolari zone, l’innalzamento della temperatura con l’aumentare della profondità tenda ad accentuarsi. Ciò è dovuto a fenomeni vulcanici o tettonici. A Palazzo dei Normanni, per esempio, alcune stanze sono riscaldate con un sistema di geotermia a bassa entalpia: ovvero, un impianto di climatizzazione degli edifici che sfrutta lo scambio termico con il sottosuolo per mezzo di una pompa di calore. A tal proposito, alcune indagini svolte in Sicilia dall’Eni hanno portato alla scoperta di alcune aree, come quella di Mazara del Vallo, con pozzi a duemila metri di profondità dove la temperatura dell’acqua è bassa che però, a oggi, non sono sfruttati dal punto di vista energetico. Altri luoghi interessanti poi si trovano nel Catanese, vicino Gerbini, a Sciacca, Pantelleria e nell’arcipelago delle Eolie. Una scommessa potrebbe essere quella di rendere l’isola di Pantelleria green, abbandonando l’uso del gasolio.
Sull’utilizzo della geotermia, la Regione è a lavoro su un progetto: «Il nostro dipartimento vuole divulgare questo nuovo sistema di fonte rinnovabile che può essere di uso domestico o industriale – ha dichiarato Lo Monaco -. Per l’uso domestico, l’investimento richiesto è leggermente maggiore del fotovoltaico, ma si può ammortizzare in un numero maggiore di anni». Particolarmente esaustivo l’intervento di Barberi, che ha chiarito le dinamiche e il rispettivo potenziale della fonte di energia: «Il bacino del Tirreno, che comprende le isole vulcaniche delle Eolie fino alla Toscana e al monte Amiata, con flusso di calore elevato, ha una vocazione geotermica molto spiccata – ha commentato il vulcanologo -. Se consideriamo le risorse geotermiche convenzionali, possiamo classificare di alta entalpia quelle dove la temperatura del fluido è superiore a 150 gradi, soglia utile per la generazione di elettricità. Gli usi sono quelli di climatizzazione degli ambienti. Va ricordato, inoltre, che la normativa prevede che gli impianti abbiano emissione zero e dunque – ha concluso Barberi- esiste l’obbligo della reiniezione nel sottosuolo per generare energia». Un piano concettuale tanto complesso quanto interessante per il futuro energetico della Sicilia.