Nei giorni scorsi il presidente Nello Musumeci, nel corso di una conferenza stampa, si era detto favorevole alla realizzazione di un solo sito per bruciare rifiuti. Adesso via all'iter, con la g che dovrà essere affidato ai privati entro 90 giorni
La Regione pubblica l’avviso per due termovalorizzatori Impianti sorgeranno nella Sicilia occidentale e orientale
L’obiettivo è quello di costruire due termoutilizzatori – o anche termovalorizzatori – impianti in grado produrre energia tramite l’incenerimento dei rifiuti che non possono essere differenziati. Ad annunciarlo è la Regione con la pubblicazione di un avviso esplorativo per sondare la disponibilità dei privati a costruire e gestire i due impianti. Sull’argomento, il presidente Nello Musumeci, nel corso di una conferenza stampa a cui aveva partecipato l’assessora regionale ai Rifiuti Daniela Baglieri, si era detto favorevole alla realizzazione di un sito al fine di sopperire all’emergenza delle piattaforme di conferimento dell’Isola.
Ognuno degli impianti dovrebbe avere una capacità di trattamento da 350 a 450mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziabili. Uno sarà realizzato nella parte occidentale dell’Isola (in una delle province tra Agrigento, Caltanissetta, Palermo o Trapani), mentre l’altro dovrebbe sorgere nella zona orientale (in un sito tra Catania, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa). Proprio l’area di Catania è già interessata da un progetto simile che dovrebbe vedere la luce in un’area non distante da Ikea.
L’iniziativa sarà sostenuta da un project financing, pertanto le risorse dovranno essere messe a disposizione dalla società aggiudicataria, che dovrà anche gestire l’impianto in concessione. Gli operatori economici interessati dovranno inviare la documentazione entro novanta giorni. «Con questa scelta, condivisa da diverse Srr – commenta Musumeci in una nota – apriamo una nuova stagione che consentirà alla Sicilia di liberarsi finalmente dalla schiavitù delle discariche e allinearsi alle più avanzate Regioni del Nord. Nel frattempo, dobbiamo lavorare per finanziare i nuovi impianti che i Comuni vorranno programmare e per incrementare la raccolta differenziata, già passata dal 20 al 42 per cento».