La Real Palazzina Cinese della Piana dei Colli

SECONDA PARTE DEL VIAGGIO DEL REPORTAGE SULLA PALAZZINA CINESE. STORIA E LEGGENDE, PROFILI PSICOLOGICI E RITROVATI TECNICI DEL TEMPO

di Aldo Di Vita

Il Re Ferdinando volle dare alla Palazzina Cinese un altro abbellimento strutturale e artistico. Quindi chiamo il più importante architetto del Reggio di Palermo, Giuseppe Venanzio Marvuglia che comunque secondo il volere del re doveva lasciare invariato il carattere esotico orientale voluto dal suo ideatore il Barone Lombardo della Scala. I lavori iniziarono nel 1799 e continuarono per opera di Venanzio Marvuglia fino al 1802, poi passarono poi al figlio Alessandro Emanuele, conferendo alla costruzione originalità e pregio architettonico.
I tetti laterali furono sostituiti da terrazze simmetriche con colonne che sorreggevano architravi di legno traforato. Nella parte centrale la costruzione fu fornita di una nuova elevazione con copertura a padiglione data la forma ottagonale sormontata da un pinnacolo a doppio calice rovesciato che diverrà un vero e proprio osservatorio di astronomia, chiamata poi appunto stanza dei venti. Mentre il prospetto nord fu dotato di un portico sorretto da sei colonne di marmo con disegno a semi cerchio con tetto a pagoda. Ai fianchi della Palazzina Cinese, il Real capo Mastro Giuseppe Patricola ad arte costruì due torrette fornite di scale elicoidale collegata alla palazzina tramite passaggi aerei ai ballatoi.
Gli elementi decorativi alla palazzina, nell’immediato periodo alla venuta del Re, Presero spunto da un quadro del grande pittore ad acquarello Pietro Martorana che visse tra la metà del 1600 e, circa meta del 1700, il Re alla vista di tale opera, volle che la pittura murale sposasse questo stile. Cioè tale e quale come la Casina Cinese era originariamente.
Prima che il Marvuglia approntasse le relative modifiche riguardo alla parte interna della palazzina, le mura furono adornate da una preziosa tappezzeria al succo d’erba e arazzi arrivati da Napoli dalla Real Tappezzeria, all’arredo interno in parte già esistente del Barone Lombardo si aggiunsero gli arredi della sede Reale di Napoli, con copie perfettamente identiche consistenti in mobili, tappeti, arazzi, porcellane, e suppellettili di ogni genere.
La residenza si suddivise in due fasi di tempo, la prima dal 1798 al 1802 la seconda dal 1806 ebbe un soggiorno più lungo dovuta ai casi politici insurrezionali.
In questi soggiorni reali la palazzina fu adornata da incantevoli affreschi e disegni che ricoprirono gran parte delle mura e dei tetti, dando quel misterioso tocco d’oriente misto all’arte araba e pompeiana.
L’elenco degli artisti che parteciparono a quest’opera di magistrale abbellimento, é di primo ordine in maggioranza artisti napoletani a partire da Benedetto Cotardi e Giuseppe Velasco che decorarono in modo eccellente la camera del Re con il grande tocco orientalista di scene Regali di vita Cinese, e poi altri artisti, come Elia Interguglielmi, Rosario Silvestri, Vincenzo Riolo, Giuseppe Patania, Vincenzo Gallo, e Raimondo Gioia che decoro le due facciate, d’incantevole e suggestivo cromatismo.


La Palazzina Cinese all’interno é suddivisa in cinque livelli. Con occhi di meraviglia il visitatore è colpito dalle bellezze incantevoli che lo circondano.
Si arriva al semi interrato tramite una porta al centro di due rampe di scale esterne.
Entrando ci si trova nel salone di ballo in stile Luigi XVI, decorato dal Velasco. Oggi la sala da ballo é stata trasformata in sala d’esposizione di vari oggetti e costumi, d’uso della casa Reale. La sala da ballo é attigua al bagno del Re e vi si accede attraverso una scala di marmo, in loco si trova una gran vasca di marmo incassata nel pavimento. Era solito che l’orchestra suonasse anche quando i reali utilizzavano il bagno, creando un’atmosfera gioiosa e armonica.
La sala da ballo e dei ricevimenti è circondata da altre stanze minori, come la stanza delle udienze, la cameretta del bigliardo vicina al bagno del Re, le cucine e infine una saletta chiamata la sala delle Codine, utilizzata come sala per il Buffet, il tetto ha un particolare unico, osservando il disegno si ha l’impressione che manca di restauro e che il tetto sia rovinato é attaccato dalla muffa che ha danneggiato gli affreschi, invece e tutto al contrario è un decoro eseguito in questo modo infatti attraverso questo alone di forma quasi circolare si ammira il cielo e quant’altro come se mancasse il tetto. Sempre nel seminterrato si trova l’ingegnoso meccanismo progettato da Venanzio Marvuglia, la famosa tavola matematica costruita a Napoli. Il meccanismo tramite una serie di pulegge consentiva di far salire il cibo al piano superiore e poi di far tornare i piatti giù in cucina, il tutto avveniva tramite la tavola nella sala da pranzo del piano rialzato contenente un quadrato con quattro fori che permettevano di adempiere tale servizio senza la necessita della presenza della servitù nella sala da pranzo dei reali rispettando la privacy della corte.
A quel tempo era d’uso in alcune corti tale sistema, un simile marchingegno si trovava nei castelli Bavaresi di Re Ludwing.
Salendo al secondo livello o piano rialzato, appena entrati, ci troviamo nella sala delle udienze, dove il Re riceveva nobili, rappresentanti di delegazioni e ambasciatori di tutto il mondo. La sala ha un forte carattere internazionale di gran classe ed esclusività, accoglieva i visitatori con eleganza e stile, nei muri ci sono le scritte di ben venuto in diverse lingue, per accogliere gradevolmente i potenti del mondo.
Inoltre il tetto della sala é imbellito da meravigliose decorazioni di vita quotidiana cinese che danno un ulteriore tocco di finezza e classe, e muri sono ricoperti dalla famosa tappezzeria di Napoli. Oltre la sala delle udienze si trovano altri locali, la sala da gioco, la sala da pranzo, la camera del Re, queste stanze sono arredate da mobili e suppellettile di gran lusso fatti arrivare da Napoli nel 1806, quando il Re fece ritorno a Palermo a causa dell’avanzata delle truppe napoleoniche vicino Napoli.
Da ciò si presume che parte dell’arredamento fosse originario del tempo in cui era abitato dal Barone Lombardo. Con particolare dovizia la camera del Re fu curata da Giuseppe Velasco e da Benedetto Cotardi con decorazione pittorica di dame cinesi in costumi orientali con colori vivaci assieme ad una folla di cinesi che rendono omaggio ai dignitari del celeste impero seduti sotto baldacchini, tra meravigliosi motivi orientali con uccelli e draghi alati. Il letto del Re e sormontato da otto colonne di marmo.
Dirigendosi al primo piano si possono osservare le stanze riservate alle dame e ai cavalieri, le stanze sono divise uomini da una parte e donne dall’altra l’ambiente conserva uno stile neo classico.
Attraverso le scale esterne laterali si giunge al secondo piano riservato alla Regina Carolina, queste sono le stanze più belle é particolarmente curate in uno stile molto variegato con la presenza dello stile pompeiano neoclassico. La prima sala e la stanza alla turca con le mezze lune, questi disegni sono attribuiti a Benedetto Cotardi.
La regina Carolina dedicava il suo tempo all’amore per la pittura e durante la permanenza a Palermo, per sollevarsi moralmente della momentanea assenza dal suo Regno di Napoli, di sua mano eseguiva i ritratti della sua famiglia reale.
Sotto i riquadri dei figlioli adolescenti sta scritto: “immagini di mia tenerezza”, mentre nel riquadro di Re Ferdinando sta scritto “ il mio sostegno” , nel profilo del primogenito “ La mia speranza”, infine il suo auto ritratto con un errore sotto il profilo, si legge “me stesso”, errore di scrittura o volutamente, evince da tale quadro una bellezza tipicamente femminile ma si nota un volto con lineamenti leggermente maschili. La Regina Maria Carolina più intelligente e volitiva del marito, riuscì a imporsi come figura di comando e, di fatto, governò il regno di Napoli al posto di Ferdinando IV.
Infine le altre stanze della Regina seguono la camera in stile neoclassico e il bagno di pietre dure, marmo e paste vitree.
L’ultimo livello della palazzina e la cosiddetta stanza dei venti o specola che era utilizzata dal Re Ferdinando per osservare il cielo e le stelle poiché appassionato dello studio di astronomia. La costruzione ha una forma di tamburo ottagonale con una copertura a padiglione sormontata da un pinnacolo a doppio calice rovesciato.
L’ultima parte della palazzina e l’incantevole giardino che degna anch’esso di una visita. Tipico giardino classico all’italiana curato con dovizia fin dal tempo della residenza sovrana ha un disegno geometrico di forma quadrata, le aiole e gli alberi formano un labirinto adornato con vasche fontane e statue. Pregevole e bella la fontana centrale con raffigurazioni artistiche in pietra con Putti dal quale sgorgano acqua dalla loro bocca.
Confinante al lato destra tra la palazzina e il muro del parco della Favorita si trovano le cucine ancora nello stato di perfetta conservazione del tempo con fuoco a legna e attrezzi usati dai cuochi della corte reale, seguendo ci sono le scuderie e magazzini dove erano conservati vari generi grano alimenti e attrezzature. Nelle scuderie si possono osservare le carrozze utilizzate dal Re e dalla Regina di grande bellezza artistica, disegnate e decorate in legno scolpito dorato con tappezzerie di gran pregio e poi altri vari mezzi di trasporto utilizzati dalla corte.
Finisco questo magnifico viaggio della storia lasciando dietro di me la Real Palazzina Cinese e arrivo cosi alle ultime strutture che ospitano Il Museo Etnologico di Giuseppe Pitrè che potrete visitare anch’esso come continuazione della vista alla palazzina. Per parlare dell’incantevole e meraviglioso museo non basterebbe un intero volume. Ma di quest’altro gioiello ritorneremo a parlarne a tempo debito in un altro mio viaggio della storia dei costumi, degli usi e della memoria del popolo siciliano. Grazie a voi lettori che con pazienza avete letto queste mie cronache della mia terra di Sicilia.

qui la prima parte dell’articolo


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