Nuove formule editoriali dallall news all'infotainment, dimostrano la vitalità di un mezzo antico ma sempre giovane. Al festival di Perugia si è provato a tracciare un quadro dell'attuale situazione
La radio si sente bene
Spesso si pensa che la radio sia uno strumento secondario nel panorama dei media d’oggi. Si crede che la “scatola parlante” sia in difficoltà per la vecchia concorrenza della televisione e quella nuova dei media digitali. La realtà è ben diversa: la radio non è in crisi, al contrario è molto seguita. A dimostrarlo sono i dati sugli ascolti, ma anche la grande partecipazione del pubblico all’incontro, proposto nella penultima giornata del festival internazionale del giornalismo, La radio, la mamma di tutte le“all news”. Paolo Poggi, del giornale Radio Rai, ha condotto un dibattito che assomigliava molto ad una trasmissione radio con veloci interventi, filmati e file audio. Al tavolo con lui Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e dei giornali Radio Rai, Giuseppe Cruciani di Radio 24, Gabriele Fontana di Radio Svizzera, e David Willey della Bbc.
«La radio è uno strumento moderno, è vecchia solo anagraficamente. La radio è viva e non teme la concorrenza della televisione e di Internet», afferma deciso un sempre sorridente Preziosi. «Al momento è più libera e varia della televisione perché non ha il “problema Berlusconi» , gli fa eco Cruciani.
Le prime battute dell’incontro delineano un quadro positivo, gli ascolti vanno molto bene, gli investimenti pubblicitari non mancano e il Web si è rivelato un alleato importante. «Grazie alla Rete ho la possibilità di ascoltare tutte le radio del mondo, anche quelle provinciali. Ho a disposizione un ricchissimo serbatoio di trasmissioni che ascolto attraverso una “Internet radio, uno strumento che assomiglia a una radio ma che in realtà è un computer. Questa mi permette di ascoltare tutte le stazioni che trasmettono online come se fossero radio tradizionali», racconta David Willey.
La radio si dimostra competitiva anche nel campo del giornalismo e diventa il mezzo preferito per l’informazione grazie agli aggiornamenti continui delle radio all news come Radio Rai 1 e Radio 24. «Il sistema all news è stato introdotto 50 anni fa in Italia dalla trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. È stato il primo esperimento di informazione continua e senza pause», dice Preziosi. «Le radio all news funzionano, basta capire come impostarle. Noi consideriamo lo sport e l’infotainment strategici perché alleggeriscono il palinsesto e ci permettono di arrivare a target più giovani», conclude il direttore.
La Rai negli anni ha cercato di proporre nuovi modi di fare informazione. Spesso preferisce usare i suoni piuttosto che le parole per raccontare fatti e storie, sfruttando il loro potere evocativo. In sala viene trasmesso un audio di un minuto senza dire a quale evento si riferisca. I suoni delle ambulanze, delle ruspe e dei cani riportano tutti a L’Aquila durante il terremoto, dimostrando come spesso non servano le parole per fissare le immagini. In questo campo i giornalisti lavorano fianco a fianco con i tecnici ai quali si deve riconoscere un ruolo fondamentale. «Quindici minuti di radio costruiti attraverso i suoni costano tantissimo. Spesso, solo il servizio pubblico può fare informazione in questo modo perché è l’unico a potersi permettere di investire certe cifre, per le radio private è più difficile», precisa Cruciani.
L’ultima parte dell’incontro è dominato dalle tante domande e considerazioni del pubblico. La Rai viene bacchettata da uno studente africano perché non ha informato sulla Coppa d’Africa. Un altro sottolinea che, al contrario della televisione, le trasmissioni con dibattiti non finiscono mai in rissa. Infine un signore fa notare come nella società dell’apparenza la radio possa avere un ruolo educativo: «in radio non bisogna per forza esser belli, anche i brutti possono trasmettere».