La precipitosa e imbarazzante marcia indietro di Crocetta su Davide Faraone e sul PD

STAMATTINA, PRESENTANDO QUELLO CHE, IN FONDO, E’ UN DOCUMENTO POLITICO E PROGRAMMATICO SULLA SICILIA, IL BRACCIO DESTRO DEL SEGRETARIO NAZIONALE HA MESSO IN ‘FUORI GIOCO’ L’ATTUALE GOVERNO REGIONALE. TUTTO QUESTO MENTRE BILANCIO E FINANZIARIA 2014 SONO NEGLI UFFICI DEL COMMISSARIO DELLO STATO…

Com’era prevedibile, l’uscita di stamattina di Davide Faraone, braccio destro del segretario nazionale del PD, Matteo Renzi, e parlamentare nazionale eletto in Sicilia, ha fatto saltare dalla sedia il governatore dell’Isola, Rosario Crocetta. Con quello che, alla fine, è un documento politico-programmatico, Faraone ha tracciato una linea: da una parte la vecchia Sicilia delle clientele, del precariato, dell’Irsap riempito di soldi per gli ‘amici’, della sanità che taglia servizi ai cittadini, dell’agricoltura allo sbando, dell’industria scomparsa e via continuando; dall’altra parte, la richiesta di un cambiamento radicale, forte, discontinuo rispetto al passato e al presente.
Leggendo il documento politico-programmatico di Faraone, Crocetta, il senatore Giuseppe Lumia e i ‘trioscuri’ di Confindustria Sicilia si sono improvvisamente ritrovati protagonisti di ‘primo piano’ della vecchia Sicilia. Praticamente in fuori gioco.

Il tutto mentre Crocetta, non riuscendo quasi mai a controllare le parole che gli escono dalla bocca, ha offeso gratuitamente, con piglio giustizialista, i dirigenti del PD coinvolti nella vicenda delle ‘spese pazze’ dell’Ars. Così il presidente deve recuperare su due fronti: con il PD siciliano e con Faraone (e, quindi, con Renzi).
Da qui una ‘filippica’ che noi sintetizziamo all’osso per non tediare i nostri lettori (su altri giornali potrete trovarla tutta per intero: noi non seguiamo i zig-zag del presidente).

Sul PD siciliano Crocetta fa una mezza marcia indietro. Se qualche ora fa di rimpasto della Giunta non voleva sentir parlare, adesso diventa quasi legittima la richiesta dei dirigenti del Partito Democratico che vogliono posti nel Governo. Se due giorni fa non voleva “inquisiti in Giunta”, adesso non usa più la parola “inquisiti” e, addirittura, diventa pure garantista. Ma guarda un po’!

Ma la marcia indietro più ‘veloce’ è quella nei riguardi di Faraone. Qualcuno deve aver spiegato al presidente che attaccare il braccio destro del segretario nazionale del Partito è di per sé un errore. E può diventare un suicidio mentre il Bilancio 2014 della Regione, che presenta un ‘buco’ di un miliardo e mezzo di euro, si trova negli uffici del Commissario dello Stato.
Cosicché la marcia indietro di Crocetta su Faraone è, a tratti, imbarazzante. La solita albagia e l’arroganza del governatore, al cospetto del braccio destro di Renzi che stamattina lo ha collocato nella politica siciliana da dimenticare, sono scomparse del tutto. Allo schiaffo risponde con una carezza.

Diventa addirittura comica la descrizione della Sicilia di Crocetta, che dice di aver risanato questo, di aver fatto quest’altro. Le due bugie più grandi che il presidente della Regione racconta riguardano la sanità e i conti della Regione.
Dimenticando l’indecoroso scivolone sul ‘caso’ Humanitas, il presidente descrive una sanità siciliana che funziona, dove non sarebbero stati ridotti i servizi ai cittadini. Dimenticando di aver sbaraccato oltre 70 punti nascita, ignorato gli elicotteri del servizio 118 che arrivano in ritardo, sorvolato sui Pronto soccorso ridotti a bolgie dantesche, glissato sui posti letto che mancano, sulle Tac che non funzionano, sui servizi socio assistenziali quasi azzerati eccetera eccetera.

Su Bilancio e Finanziaria siamo alle comiche. Con una sfacciataggine incredibile parla di “disavanzo zero”, quando c’è il già citato ‘buco’ di un miliardo e mezzo di euro e residui attivi per circa 3 miliardi di euro!

Perché Crocetta e i ‘Pupari’ hanno sentito l’esigenza non di replicare, ma di accodarsi a Faraone, cercando di ‘rabbonirlo’? Forse perché potrebbero aver intuito due cose. Vediamole per grandi linee.

La prima l’abbiamo già sottolineata: e cioè il fatto di sentirsi in ‘fuori gioco’ rispetto alla svolta che Renzi sta provando ad imprimere al PD. Oggi il governatore e i suoi sodali hanno fatto una scoperta per loro inquietante: mentre la vecchia dirigenza del PD siciliano gli chiede il rimpasto, la proroga dei precari e i posti di direttori generali della sanità pubblica, i renziani non solo non sono interessati alle clientele e alle poltrone, ma vogliono il cambiamento: e lo chiedono, ora e subito, a un presidente e ai suoi assessori che, di fatto, stanno governando non per cambiare la Sicilia, ma per fare affari (acqua, rifiuti, sanità e altro) e per le candidature alle prossime elezioni europee.

La seconda cosa che Crocetta e i suoi sodali hanno scoperto – anzi, la cosa della quale si sono ricordati – è che Bilancio e Finanziaria della Regione, in queste ore, sono negli uffici del Commissario dello Stato. Che ha tutti gli strumenti – e soprattutto le ragioni contabili e costituzionali – per mettere la parola fine a questa pessima legislatura.

A questo ‘particolare’, evidentemente, Crocetta, fino a poche ore fa, non aveva pensato.


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