Da giuseppe scianò e corrado mirto
La polemica/ Ars, perché è sbagliato ridurre il numero dei parlamentari
da Giuseppe Scianò e Corrado Mirto
riceviamo e volentieri pubblichiamo
La situazione politica siciliana è cosi ingarbugliata ed ETERODIPENDENTE che diventano necessarie ed urgenti alcune riflessioni e qualche presa di COSCIENZA più finalizzate agli interessi del Popolo Siciliano.
È convinzione degli Indipendentisti Fronte nazionale siciliano che sia un rimedio peggiore del male, lobiettivo di ridurre a settanta il numero di Deputati che compongono oggi lAssemblea regionale siciliana e che, comè noto sono novanta. Con una pericolosa aggravante. Quella, cioè, di fare passare il principio che basti una crisifinanziaria per modificare lo Statuto Speciale di Autonomia della Regione siciliana. Come se lo Statuto Siciliano fosse allo stesso livello del regolamento di una associazione bocciofila.
Andiamoci piano! Intanto sarebbe stato meglio e lo sarebbe tuttora che fosse passata una norma, peraltro di competenza esclusivamente regionale, in base alla quale le spese complessive dellAssemblea regionale siciliana (ivi compresi i cosiddetti costi della politica, le spese di funzionamento e tutti gli emolumenti comunque spettanti ai Deputati Regionali) fossero stati e fossero ridotti almeno del 30% rispetto a quella che è stata la media annuale delle spese medesime desumibili dai rendiconti degli ultimi cinque anni.
Per quanto riguarda, invece, lescamotage di ridurre a settanta il numero dei Deputati, il Fronte nazionale siciliano ritiene, e lo denunzia pubblicamente, che si tratta di una riduzione di fatto della democrazia. O, per meglio dire, è un modo per alzare la soglia della percentuale minima dei voti necessaria ad accedere alla conquista di almeno un seggio parlamentare. Ciò facendo, si rafforzerebbero i partiti più grossi e si impedirebbe quel ricambio che è alla base della regola democratica.
Avverrebbe inoltre che le province che attualmente hanno unanumericamente modesta rappresentanza in Assemblea finirebbero con lavere, la facoltà di eleggere soltanto due o tre deputati. Cadrebbero, cioè, dalla padella alla brace.
Avverrebbe così che gli elettori delle province con minore numero di abitanti (e quindi di elettori) si vedrebbero ulteriormente limitata la rispettiva facoltà di eleggere deputati allArs. Anche questo sarebbe un calo di democrazia.
Ci permettiamo di aggiungere che non ci pare, ormai, opportuna né necessaria la ventilata chiusura anticipata della Legislatura in un clima di crisi politica, di crisi istituzionale e di crisi economica. E, diciamolo chiaramente, di CAOS generale, amministrativo e politico. Lanticipazione di pochi mesi di quella che è la chiusura naturale non darebbe le risposte che si finge di voler dare al Popolo Siciliano. Anzi si finirebbe con il distrarre il Popolo Siciliano da quelli che sono i suoi reali problemi: disoccupazione, arretramento economico, mancanza di idee e di programmi, assenza di una STRATEGIA SICILIANA per lECONOMIA SICILIANA, tradimenti a catena dellAutonomia e della Sicilia stessa.
E sarebbe una INDECOROSA fuga dalla necessità di proporre al Parlamento centrale, ai sensi dellArt. 18 dello Statuto, LEGGIVOTO miranti a introdurre indulti ed amnistie fiscali, riduzione del prezzo della BENZINA e degli altri DERIVATI del PETROLIO; la costituzione del territorio regionale tutto Sicilia Zona Franca, l’introduzione di meccanismi doganali e sanitari a tutela dei prodotti tipici dellAgricoltura Siciliana e tanti altri provvedimenti, che inciderebbero positivamente sulla rinascita economica produttiva ed occupazionale della Sicilia.
Si tratterebbe di quei provvedimenti, più volte promessi, ma mai avviati o proposti dalla Classe politica e dai partiti dominanti in Sicilia ed allArs con il pretesto appunto della carenza o della mancanza assoluta di competenze regionali dimenticando, però, che nel 2005 la stessa Ars approvò una proposta di legge voto, che, se fosse diventata legge costituzionale, avrebbe stravolto lo Statuto Speciale di Autonomia.
Ebbene: sarebbe il momento che anche quella legge-voto del 2005 venisse in questi giorni revocata dallARS, magari per dare soltanto un segnale di buone intenzioni e di rispetto del Popolo Siciliano che non vuole continuare fare la parte dello ZIMBELLO sullo scenario della POLITICA POLITICATA in tutti i 66 anni di vita dellISTITUTO AUTONOMISTICO.
Deve, insomma, finire lignobile sceneggiata di quanti nel mondo politico ed istituzionale, fanno finta di chiedere alle Istituzioni centrali Romane ciò che essi stessi in Sicilia avrebbero dovuto fare e che non hanno mai voluto fare, magari daccordo con le stesse centrali.
La polemica/ Ars, perché è giusto ridurre il numero dei parlamentari