La morte di Antonella Seminara: l’assenza della Rianimazione e i ‘buchi neri’ dell’Elisoccorso

Sull’incredibile vicenda di Antonella Seminara, la donna di 40 anni incinta di otto mesi morta nella notte tra domenica e lunedì indagano ben due uffici giudiziari: la Procura della Repubblica di Nicosia e quella di Sciacca dove la donna è deceduta.

I fatti sono noti. Antonella Seminara, che viveva a Gangi, un paese delle Madonie, si è sentita male domenica sera ed è stata trasportata all’ospedale di Nicosia, in provincia di Enna. I medici, avendo riscontrato il distacco della placenta e la morte del bambino, hanno praticato il parto cesareo d’urgenza.

A quanto si è capito dalle prime ricostruzioni, comunque in fase di approfondimento, la donna è stata colpita da emorragia. Si potrebbe trattare – gli accertamenti sono in corso – di una temibile complicanza denominata CID, acronimo che sta per Coagulazione Intravascolare Disseminata, una complicanza molto grave che va trattata non in un’ambulanza, ma in Rianimazione.

L’ospedale di Nicosia, privo del reparto di Rianimazione, attraverso il 118, ha chiesto l’intervento del Servizio di Elisoccorso per trasportare la donna all’ospedale di Sciacca. Questo avveniva alle 11,35 circa.

Il mezzo dell’Elisoccorso contattato era quello di Caltanissetta (questo servizio, in Sicilia, conta su altre tre basi operative: Palermo, Catania e Messina).

Stando a quanto è emerso, l’elicottero di Caltanissetta era guasto. Risultato: l’elicottero è arrivato con circa tre ore di ritardo dalla base di Palermo. Antonella Seminara è stata trasportata all’ospedale di Sciacca, dove è deceduta.

Questi i fatti, per grandi linee. Vediamo adesso le reazioni delle varie ‘autorità’. Il ministro della Salute ha inviato in Sicilia due ispettori per verificare le cause del decesso e accertare come sono stati organizzati i soccorsi..

“Ho dato immediatamente mandato agli ispettori di recarsi in Sicilia – si legge in una nota del Ministro della Salute – per accertare le cause che hanno portato al decesso della donna e del neonato e verificare le modalità organizzative di trasporto ed emergenza. Morire di parto nel 2013 è già difficile da comprendere, ma se ciò è provocato da negligenze è inaccettabile. Per questo gli ispettori verificheranno la sicurezza e l’appropriatezza delle procedure eseguite nell’ambito della gravidanza della signora”.

In queste ore si registra un fitto dialogo tra Ministero e assessorato regionale alla Salute. Ministero e Regione siciliana, che negli ultimi cinque anni, di comune accordo, hanno smantellato ‘pezzi’ importanti della sanità pubblica siciliana – a cominciare proprio dagli ospedali pubblici – non si interrogano su quello che hanno combinato sulla pelle dei medici, del personale paramedico e, soprattutto, dei cittadini.

Obiettivo del Ministero e della Regione, adesso, è trovare un capro espiatorio sul quale scaricare le responsabilità di tutto quello che è accaduto.

Non è da escludere che ci siano responsabilità da parte del personale medico. E anche da parte del Servizio di Emergenza, con riferimento ai ritardi del Servizio Elisoccorso. Ma è fuor di dubbio che ci sono responsabilità da parte del Ministero e della Regione. A dimostrarlo è il fatto che nell’ospedale di Nicosia opera un reparto di Chirurgia senza Rianimazione.

Il Ministero, stando a quello che si legge su altri giornali, avrebbe chiesto alla Regione notizie che già dovrebbe conoscere: e cioè il percorso diagnostico-terapeutico della donna deceduta, le modalità di gestione della gravidanza, l’organizzazione del sistema di trasporto d’emergenza con Elisoccorso, l’organizzazione del sistema di trasporto materno e neonatale, la distribuzione dei posti di Rianimazione per provincia, il quadro riassuntivo della riorganizzazione dei Punti nascita e delle eventuali deroghe.

Insomma, tutta l’organizzazione che Ministero e assessorato regionale alla Salute hanno programmato e attuato insieme in questi cinque anni. Una farsa.

Stando sempre a quello che abbiamo letto sui giornali, l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, avrebbe già esentato da responsabilità il Servizio dell’Elisoccorso, che in questa vicenda definire delirante è eufemistico.

Non sappiamo a quanto ammonti il costo di questo Servizio, dal momento che il Bilancio della Regione siciliana, tutt’altro che ‘trasparente’, riporta solo il costo complessivo del Servizio 118, pari a 123 milioni di euro all’anno. In vecchie lire sarebbero circa 240 miliardi. Alla fine degli anni ’90, davanti alla sola idea di un costo così esoso, avremmo assistito ad arresti preventivi di massa.

Con l’euro non si capisce più nulla e si dà per buono che il Servizio di Emergenza debba costare tanto. Con il risultato, incredibile, che un elicottero della base di Caltanissetta risulta fuori uso. Cosa, questa, che dovrebbe essere tecnicamente impossibile perché, a giudicare da quanto costa, i controlli tecnici sui mezzi di soccorso dovrebbero essere rigorosissimi. Non solo. Trattandosi di un Servizio H 24 non ci dovrebbe comunque essere un elicottero di riserva? Altrimenti che Servizio H 24 è?

Non che l’assessore Borsellino, per caso, sta cercando, preventivamente, di salvare la Regione? Di fatto, tre ore dopo, a Nicosia, è arrivato l’elicottero della base di Palermo. E il secondo elicottero di Caltanissetta che fine ha fatto? Ne vogliamo parlare, assessore?

Sarà interessante capire che cosa dirà il manager della sanità di Enna. Sarà molto interessante capire sulla base di quale teoria generale medica si tiene un ospedale con una Chirurgia senza Rianimazione.

p.s.

A proposito dei posti letto tagliati in questi anni dal Ministero e dall’assessorato regionale alla Salute, che adesso ‘cadono dalle nuvole’, va segnalato che, domenica sera, sia la Rianimazione di Enna, sia la Rianimazione di Caltanissetta non avevano disponibilità di posti letto.

Questo tanto per ‘gradire’…

 

 


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