«È inutile bussare qui, non vi aprirà nessuno». Così cantava Adriano Celentano, ma è lo stesso motivetto che si poteva udire ieri mattina in via Ricasoli, a Palermo, al citofono della segreteria regionale della nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, che aveva invitato seguaci e giornalisti alle dieci per «la conferenza stampa di presentazione della […]
La moda stravagante delle feste di partito: le guest star di Cuffaro, il silenzio di Salvini e il Pd che invita Lercio
«È inutile bussare qui, non vi aprirà nessuno». Così cantava Adriano Celentano, ma è lo stesso motivetto che si poteva udire ieri mattina in via Ricasoli, a Palermo, al citofono della segreteria regionale della nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, che aveva invitato seguaci e giornalisti alle dieci per «la conferenza stampa di presentazione della Festa dell’Amicizia». Di fronte al portone dei cuffariani, tuttavia, solo un carro funebre, intervenuto per le esequie di un anziano vicino di casa del partito. «Durante l’incontro verrà ufficializzata la partecipazione, dal 5 al 7 ottobre a Ribera, di due ospiti internazionali», diceva la nota, a cui non è seguito nessun comunicato di rinvio. Un’altra nota, nel pomeriggio, identica nel testo, riportava solo una nuova data: «Domani (oggi per chi legge, ndr) 4 ottobre».
I redivivi democristiani, insomma, ci tengono a creare suspense per gli «ospiti internazionali» che a Ribera contribuiranno a dare vita al personalissimo Google Camp di Totò Cuffaro, anche se tutto fa pensare che, a differenza dell’evento organizzato dall’azienda di Mountain View nella provincia dei templi, le guest star non saranno i Michael Jordan, Katie Perry o Orlando Bloom del caso. I fan dello scudo crociato, che per ragioni di copyright non è più scudo, ma una bandiera o un lenzuolo, sapranno accontentarsi. Ma quella della nuova Dc è solo la penultima di una serie di feste messe in piedi, mai tanto come quest’anno, dai partiti in Sicilia dove, se un tempo i politici erano noti per i finanziamenti elargiti dalla Regione a sagre e feste di paese, adesso vogliono proprio avere il potere di organizzarle.
In principio fu la festa della Lega, nell’inedita location di Caltanissetta. Ospite d’onore, sventolato su ogni manifesto, Matteo Salvini. Festa che si è tenuta il 14 settembre, guarda caso il giorno prima dell’ennesima udienza per il vicepremier nel processo Open Arms a Palermo, giusto per unire utile e dilettevole. Salvini che ha snobbato l’evento sul suo profilo Twitter prima, durante e dopo – mica era Pontida, a cui è dedicato un tweet con la diretta streaming ancora ben fissato in alto nella sua pagina – e si è limitato a condividere su Facebook solo un video in cui parla – da solo – di migranti alla stampa. Un post, tanto quanto dedicato alla vittoria della Ferrari al Gran premio di Singapore o al cordoglio per la morte dell’attore che interpretò Albus Silente nella trasposizione cinematografica di Harry Potter. Negli stessi giorni, più o meno, anche Forza Italia si è riunita a festeggiare: stavolta fuori dalla Sicilia, ma è stato invitato anche Renato Schifani, quindi l’Isola era rappresentata. Come scenario è stata scelta la suggestiva cornice di Gaeta, ma quello che più colpisce è il titolo: «Azzurra Libertà – Ritorno ad Everest».
E il Partito democratico rilancia con la tradizionale festa dell’Unità che, se non altro, non è un’invenzione estemporanea. Anche se non è più festa dell’Unità da un pezzo e non ricorda neanche lontanamente le atmosfere di Berlinguer ti voglio bene. Ma quanto meno alla sera prevede spettacoli, proiezioni e concerti, incluso un – si legge da programma – «Rino Gaetano Show», con buona pace del noto cantautore calabro-romano non più in vita. Programma piuttosto serrato, quello di Villa Filippina a Palermo, con il tradizionale schema palco+sedie+politici+ospiti, con i cinque giorni divisi non per numero – dal 4 all’8 ottobre – ma per colore: red day, blue day, green day, pink day e yellow day. Prevista anche una performance a cura della redazione di Lercio.it, nota per i titoli caustici e ironici dei suoi finti articoli. Per non prendersi – e farsi prendere – troppo sul serio.