La macchina rosanero torna in carreggiata Ad Avellino grande dimostrazione di forza

Carpi sta a Novara come Avellino sta a Cittadella. Dare un significato a questa proporzione, in chiave rosanero, non è un esercizio complicato. Basta soffermarsi sui termini Carpi e Avellino e metterli in relazione con gli altri fattori. In Emilia e in Irpinia il Palermo ha vinto riscattando subito le sconfitte maturate nel turno precedente. E il successo odierno per 3-1 ottenuto sul sintetico dello stadio Partenio-Lombardi ha molti punti di contatto con quello conquistato un mese fa al Cabassi. Stesso punteggio e analoghe modalità con cui la squadra è riuscita a conquistare una vittoria che, in attesa dell’impegno del Bari, vale in questo caso la (ri)conquista del primato solitario in classifica. Il blitz vincente nel match di oggi contro i biancoverdi, preceduto da una campagna di sensibilizzazione nell’ambito della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha detto alcune cose.

Ha confermato che il Palermo è una squadra da trasferta (i rosanero, ancora imbattuti fuori casa, hanno ottenuto oggi il secondo successo esterno consecutivo e il terzo nelle ultime quattro gare giocate lontano dalle mura amiche), terreno fertile in cui si esprime con maggiore disinvoltura sfruttando gli spazi che inevitabilmente concedono gli avversari, e ha ribadito che al netto di alti e bassi comunque fisiologici nell’arco di una stagione quella guidata da Tedino è una compagine con carattere e personalità. Senza queste due caratteristiche una squadra non vince senza particolari patemi contro l’undici di Novellino, privo oggi a centrocampo dello squalificato Di Tacchio e dell’infortunato Lasik. Difficilmente riuscirebbe a gestire con lucidità i momenti di sofferenza e a conquistare l’intera posta in palio giocando l’ultimo segmento del primo tempo e l’intera ripresa in inferiorità numerica (espulso al 41’ Cionek per un intervento scomposto su D’Angelo punito forse con eccessiva severità dall’arbitro Nasca ma comunque evitabile da parte del nazionale polacco) come successo ai rosa in terra campana.

Il Palermo ha vinto quella che, nel gergo calcistico, viene derubricata di solito con l’etichetta di ‘partita sporca’. La classica gara di serie B, maschia e a tratti spigolosa sulla falsariga del match disputato a Cremona lo scorso 12 novembre, in cui i contenuti agonistici prevalgono sulla qualità del gioco. E i rosa, che hanno aperto ufficialmente la crisi di un Avellino in grado di vincere solo una volta negli ultimi nove turni, si sono calati perfettamente nella parte sacrificando l’estetica (dettaglio, peraltro, poco compatibile con i parametri della formazione di Tedino ma che comunque non fa la differenza in questo torneo cadetto) e badando alla sostanza. Remake del film visto a Carpi. Ancora una volta, in un momento delicato in cui serviva una reazione dopo uno schiaffo, è stato l’orgoglio del collettivo il valore aggiunto del Palermo. Alcune individualità, tuttavia, meritano una menzione speciale.

Doveroso, ad esempio, lo spazio in copertina da ritagliare per Gnahoré. Il centrocampista, che non giocava titolare dalla gara casalinga con il Novara datata 21 ottobre, ad inizio ripresa ha segnato il gol del 2-0 (il suo secondo stagionale) che ha incanalato la partita sui binari rosanero e, in generale, ha fornito risposte convincenti dopo un periodo trascorso dietro le quinte. Periodo nel quale ha perso terreno nelle gerarchie delineate dal tecnico. Che può sorridere avendo ritrovato anche il vero Coronado, entrato nei primi due gol con lo spunto che ha alimentato l’azione culminata al 36’ del primo tempo con l’autorete di Molina e l’assist per Gnahoré in occasione della ripartenza capitalizzata dal franco-ivoriano, e un ottimo Jajalo autore dell’assist per il decimo gol in campionato (il momentaneo 3-0) di Nestorovski. Maiuscola la prova del numero 8 rosanero. Ispirato e abile, pur avendo uno spartito che richiede una certa abilità in cabina di regia, ad imporre le proprie doti di interditore in un contesto caratterizzato da forza fisica e combattività. Gnahoré, Coronado e Jajalo: tre alunni-modello nella trasferta di Avellino in una classe che, dopo avere steccato la prova con il Cittadella, ha superato brillantemente un nuovo esame svolgendo il proprio compito con ordine e competenza.


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