Il conto alla rovescia è partito da un pezzo. Mancano ancora due mesi alle elezioni europee, ma già il clima è quello della campagna elettorale. Il primo è stato Marco Falcone a tappezzare Palermo e Catania di manifesti con la sua faccia, lo slogan e il simbolo bene in vista. Certo, mentre l’assessore all’Economia si […]
La lunga marcia verso le Europee, tra candidati improbabili e lotte interne all’ultimo sangue
Il conto alla rovescia è partito da un pezzo. Mancano ancora due mesi alle elezioni europee, ma già il clima è quello della campagna elettorale. Il primo è stato Marco Falcone a tappezzare Palermo e Catania di manifesti con la sua faccia, lo slogan e il simbolo bene in vista. Certo, mentre l’assessore all’Economia si spende per racimolare voti sul fronte istituzionale i cordoni della borsa si chiudono, ma in questo caso Falcone c’entra relativamente poco, checché ne dicano le opposizioni. A palazzo dei Normanni tutte le decisioni più importanti sono al momento congelate – verrebbe da dire, in realtà, che restano nel congelatore -. Questo perché già da qualche giorno è partito il gioco preferito all’interno del centrodestra: lo stallo alla messicana, dove ognuno punta la sua pistola verso un altro e allo stesso tempo è tenuto sotto tiro da qualcun altro ancora. Uno stallo doppio, semmai sia possibile, perché oltre alle sfide tra partiti, per ottenere più potere e quindi più poltrone, ci sono anche le sfide intestine alle singole realtà.
Il già citato Falcone, giusto per fare un esempio, dovrà vedersela con il suo collega e compagno di partito Edy Tamajo, mister preferenze 2022, il più votato dai siciliani alle ultime Regionali. Avversario non da poco per quella che si presenta più come una sfida tra correnti per affermare il proprio predominio, nulla più. Neanche il posto a Bruxelles, visto che entrambi, dovessero vincere, molto difficilmente lascerebbero la poltrona di palazzo d’Orleans. Questo a beneficio di chi viene dopo in lista. Una lista, quella di Forza Italia, che dovrebbe inglobare pure Caterina Chinnici e forse anche il penultimo arrivato – dopo l’ex Pd – Giancarlo Cancelleri. Ma qui la storia è tutta da scrivere e nel caso specifico la rivalità tra l’assessore regionale all’Economia e quello alle attività produttive, che gode dei favori di Renato Schifani, potrebbe finire col fare bene a Forza Italia: da una parte per portare a casa più di un seggio, dall’altra per riacquistare un po’ di terreno perduto in quella Sicilia che per decenni è stata fortino azzurro.
Forza Italia che fa corsa sulla Lega, che da par suo pare intenzionata a puntare tutto su Annalisa Tardino, che sarà capolista in Sicilia e Sardegna, ma è tutt’altro che certa della riconferma in una circoscrizione, quella delle Isole maggiori, in cui sondaggi alla mano la Lega è in forte depressione e per di più non punterà sul suo golden boy, Luca Sammartino, tra i pochi assessori del governo Schifani che hanno deciso di non metterci la faccia,a saranno tutti cavalli di ritorno senza neanche partire. Basso profilo al momento pe Fratelli d’Italia, che non dovrebbe presentare grandi nomi all’appuntamento.
Discorso altro va fatto invece per l’attuale opposizione. Da un lato c’è il Partito democratico, che non schiererà big, anche se si è ventilata – e per certi versi si ventila ancora – la possibilità che Ilaria Salis, l’insegnante detenuta in Ungheria, possa andare come capolista anche nella circoscrizione isole. Elly Schlein non si candiderà qui, ma è possibile si stia cercando una figura femminile per aprire la lista. Il Movimento 5 stelle si affiderà all’ex direttore del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sponsorizzato da Giuseppe Conte, per il resto sarà click day a cui parteciperanno anche voti noti come l’ex sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque. E infine c’è Cateno De Luca, con il suo «firmamento delle libertà», che mette insieme soggetti di ogni sorta: dal capitano Ultimo, che dovrebbe transitare da Sud chiama Nord, passando per l’animalista dei social Enrico Rizzi, la collaboratrice di giustizia Piera Aiello – ex deputata M5s – e tante altre realtà nel complesso groviglio di simboli che potrebbero tuttavia non essere sufficienti ad arrivare allo sbarramento nazionale del quattro per cento.
Altro caso curioso è quello dello strano trio: Renzi-Bonino-Cuffaro, che si lanceranno in questo esperimento. E per finire una nota su due ex sindaci storici: il primo, Raffaele Stancanelli, lascia dopo una vita Fratelli d’Italia per passare con la Lega in cerca, magari, di una candidatura. Ricerca che al momento è portata avanti anche da Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, che ci ha provato con il “suo” Pd, ma pare abbia pure avuto un abboccamento con il Movimento 5 stelle, ricevando tuttavia – al momento – un due di picche.