Di certo e' che sono stati certificati quasi 8 miliardi di euro. E, fino ad oggi, non c'e' stato disimpegno automatico. Ma questa certificazione non convince, perche' se fossero stati utilizzati dalla nostra regione, il pil della nostra isola, tra il 2008 e il 2012, non avrebbe perso 11 punti di pil. La verita' e' che, sotto, c'e' un inghippo. . .
La grande truffa dei fondi europei a danno della Sicilia!
DI CERTO E’ CHE SONO STATI CERTIFICATI QUASI 8 MILIARDI DI EURO. E, FINO AD OGGI, NON C’E’ STATO DISIMPEGNO AUTOMATICO. MA QUESTA CERTIFICAZIONE NON CONVINCE, PERCHE’ SE FOSSERO STATI UTILIZZATI DALLA NOSTRA REGIONE, IL PIL DELLA NOSTRA ISOLA, TRA IL 2008 E IL 2012, NON AVREBBE PERSO 11 PUNTI DI PIL. LA VERITA’ E’ CHE, SOTTO, C’E’ UN INGHIPPO…
Nel blog di Fabio Marino, leggiamo la seguente riflessione:
“Immaginare il recupero, in termini di crescita e sviluppo, della nostra Regione senza la corretta utilizzazione dei fondi strutturali sarebbe apparentemente pura follia. I numeri complessivi lo dicono chiaramente. Su un Pil regionale che si attesta intorno ai 90 miliardi (di cui circa 25 prodotti dalla sola Regione siciliana), gli oltre 7 miliardi di spesa pubblica assegnati ai differenti programmi operativi (Psr, Fesr e Fse) – spalmati su tutto il periodo di programmazione – avrebbero dovuto produrre, gioco forza, effetti positivi sulla ricchezza della Regione, anche in termini di occupazione. Invece così non è stato”.
In effetti, se mettiamo assieme le risorse finanziarie del Psr, sigla che sta per Piano di sviluppo rurale (2,1 miliardi), del Fers (Fondo europeo di sviluppo regionale: quasi 4 miliardi di euro) e dell’Fes, Fondo sociale europeo (2,3 miliardi di euro), arriviamo a quasi 9 miliardi di euro nel periodo che va dal 2007 al 2014, cioè a quest’anno.
Con molta probabilità, Marino – “Cittadino pensante”, come ama definirsi – considera 2 miliardi di euro in meno, forse perché fa riferimento a quella parte del Fondo europeo di sviluppo regionale non utilizzata dalla Regione siciliana. Già con 7 miliardi di euro il Pil siciliano non dovrebbe essere negativo. Invece – come ha certificato nei giorni scorsi la Svimez – dal 2008 al 2012 – guarda caso quando la Sicilia ha impegnato i fondi europei relativi alla Programmazione 2007-2013 – la nostra Isola ha perso 11 punti di Pil!
Che il ragionamento di Marino sia giusto lo dimostra un altro dato: e cioè il fatto che ai 7 miliardi di fondi europei utilizzati ‘in teoria’ in Sicilia vanno sommate le risorse del Fas, Fondi per le aree sottoutilizzate, soldi che la Sicilia ha utilizzato in parte per pagare gli Sportelli multifunzionali, in parte per pagare i precari dei Comuni di Palermo e Catania e, forse – sempre in parte – per pagare i forestali (e, a nostro avviso, anche per pagare altro: tutto spesa corrente, altro che investimenti!).
Domanda: come ha fatto la Regione siciliana a utilizzare 8 miliardi di euro in sei anni e a registrare una perdita di 11 punti di Pil? Come ha fatto nel solo 2013 a perdere 6,5 punti di Pil? Insomma, questi soldi sono stati veramente spesi in Sicilia?
“Limitandosi a osservare il Pil siciliano nel biennio 2011/2012 – scrive sempre Marino – la perdita secca di 5,3 punti percentuale la dice lunga sul fatto che i Fondi strutturali (cioè i già citati Psr, Fse e Fesr) non hanno prodotto alcun beneficio nei confronti dellasfittica economia della nostra regione”.
“Detta semplicemente – scrive sempre Marino – i fondi strutturali non sono serviti a un bel niente, sono stati totalmente inefficaci ed hanno tradito lo spirito dei princìpi ‘morali’ e regolamentari che, a partire dal 1989, si erano posti come obiettivo la riduzione del divario tra le regioni più ricche e quelle più povere dei Paesi comunitari. Sebbene a oggi non sia mai stata persa alcuna risorsa in termini di disimpegno automatico (nel 2014 vedremo), la qualità delle leve dazione è stata a dir poco inconcludente: ricorrente ricorso a progetti sponda e a operazioni dingegneria finanziaria ‘perversa’ (Jessica e Jeremy), capacità progettuale quasi del tutto assente, principio delladdizionalità proporzionale quasi mai rispettato. Siamo lunica regione a non ‘toccare con mano’ (ponti, infrastrutture, risorse umane, etc.) – se si eccettuano rare eccezioni – i benefici dei fondi strutturali ufficialmente spesi. E il trionfo del delirio”.
“Parliamoci chiaramente – prosegue l’analisi di Marino -. La prima struttura che ha la necessità di dimostrare che tecnicamente tutte le risorse destinate ai programmi comunitari sono state spese (o meglio certificate) è la Commissione Europea, che proprio su questo tema gioca la sua mission più importante. Mission che i regolamenti comunitari ribaltano puntualmente sugli Stati membri e sulle Regioni, finendo per creare un inestricabile, e perverso, reticolo burocratico (Palermo, Roma e Bruxelles) che in questi anni si è tradotto nellimpercettibilità – da parte del cittadino comune e non solo – delle misure adottate, nonostante il rispetto dei tetti di spesa assegnati dai programmi!”.
“Ultima, e provocatoria, annotazione – scrive ancora Marino -: i fondi strutturali non sono una regalìa. Presuppongono il cofinanziamento (della Regione e dello Stato membro), di norma pari alla metà dellintera spesa pubblica. E a loro volta gli stessi fondi sono un parziale ristoro che viene assegnato agli Stati membri allindomani del ‘bonifico’ annuale disposto dai ministri delleconomia dellUE, dedotte le spese di funzionamento degli organi comunitari. Di questa elementare osservazione non vi è traccia nellagenda politica siciliana, e non solo, con il risultato di indurre la ‘disattenta’ opinione pubblica (ivi compresi i mass-media) a ritenere che le misure individuate nei programmi siano solo ed esclusivamente a carico di Bruxelles”.
“E se la Sicilia rinunciasse ai Fondi strutturali? – conclude Marino – Paradossalmente non si depauperebbero la già esauste risorse finanziarie ancora disponibili. Il dibattito è aperto”.
Il dottore Marino dice le cose con eleganza. Noi che siamo meno eleganti, non possiamo fare a meno di sottolineare che i dati diffusi non da noi, ma dalla Svimez, presuppongono un elemento oggettivo: e cioè che buona parte di questi 8 miliardi di euro sono stati sì ‘certificati’, ma non sono stati spesi in Sicilia.
Non può che essere così. Perché se questi 8 miliardi (che potrebbero essere anche di più) fossero stati spesi in Sicilia, beh, la nostra Regione non avrebbe avuto un calo del Pil di 11 punti tra il 2008 e il 2011. E non avrebbe avuto un calo del Pil del 6,5 per cento lo scorso anno, proprio nell’anno di chiusura della Programmazione 2007-2013!
In fondo, in Sicilia, che abbiamo visto di questi soldi? Abbiamo già detto del Fas. Del Fondo sociale europeo abbiamo visto solo i 400 milioni di euro trasferiti a Roma e oggi in via di utilizzazione con il cosiddetto ‘Piano giovani’.
Del Psr sappiamo poco o nulla, visto che rimane un ‘buco nero’ dell’economia siciliana e dell’Amministrazione regionale.
Del Fonde europeo di sviluppo regionale (Fesr) sappiamo che c’erano 4 miliardi di euro, che ne stiamo calcolando solo 2 e che non tutti questi fondi sono stati spesi.
Di fatto, ci ha guadagnato lo Stato italiano, cioè il Governo nazionale, che non ha tirato fuori il cofinanziamento.
E’ questo che, con molta probabilità, spiega il perché non si spendono i fondi europei destinati alla Sicilia: per agevolare Roma a discapito della nostra Regione. E con questo rispondiamo a tutti quelli che dicono che “la Regione siciliana non spende i fondi europei”.
Chissà, magari questi dati – purtroppo oggettivi – incuriosiranno qualche parlamentare di sala d’Ercole. Chissà, magari qualcuno chiederà il conto – quello vero – a Roma.