Il Moas è la fondazione dei coniugi Catrambone, imprenditori filantropi italo-statunitensi, che a sue spese ha salvato più di 11mila persone nel Mediterraneo. «La gente nelle ultime 48 ore sta offrendo denaro perché vuole fare qualcosa di concreto e sarebbe il caso che la stessa cosa facessero i leader dei vari paesi», spiega il direttore
«La foto di Aylan ha cambiato il cuore della gente» Donato un milione di euro per soccorsi ai migranti
«Una foto ha cambiato il cuore e la testa della gente, che sta comprendendo la portata della crisi umanitaria». L’immagine è quella del piccolo Aylan, il bimbo siriano morto nel tentativo di attraversare il mare tra la Turchia e la Grecia, il cui corpo è stato recuperato sulla spiaggia di Bodrum. Dopo la pubblicazione della foto sui principali media mondiali, un milione di euro in donazioni da tutto il mondo è arrivato alla fondazione maltese Moas (Migran Offshore Aid Station), di proprietà dei coniugi Catrambone, imprenditori filantropi italo-statunitensi. Con la nave privata Phoenix che ha portato in salvo 11.124 migranti nel Canale di Sicilia negli ultimi due anni.
Il sostegno in denaro è arrivato nelle ultime 48 ore da vari paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia, Germania, Brasile. Il Moas ha lanciato una raccolta fondi per comprare almeno un’altra imbarcazione per i soccorsi. La campagna, che prende il nome di #PeoplesArmada, punta a raccogliere altri tre milioni di dollari. «Stiamo osservando un afflato umanitario dopo anni di indifferenza – spiega il direttore Martin Xuereb, ex comandante delle forze armate maltesi – La gente sta offrendo denaro perché vuole fare qualcosa di concreto e sarebbe il caso che la stessa cosa facessero i leader dei vari paesi».
Sulle spese sostenute dal progetto dei coniugi Catrambone il direttore precisa: «Finora abbiamo a disposizione un’imbarcazione che opera sei mesi l’anno e l’attività costa mezzo milione di euro al mese. Il 90 per cento dei fondi che riceviamo li impieghiamo per salvare vite umane: i costi amministrativi sono ridotti all’osso, appena il 10 per cento». Nel corso degli ultimi mesi la Phoenix ha attraccato in diversi porti siciliani, tra cui Messina, Palermo, Catania, Augusta, Trapani e Pozzallo.