Cosè, oggi, il pd siciliano? e un partito con una base molto vivace che vorrebbe contare di più. Tanti, tantissimi militanti e simpatizzanti che si ritrovano prigionieri di una classe dirigente vecchia e compromessa con le peggiori logiche della politica siciliana. Cè chi pensa che i problemi nascano dal sostegno che questo partito, da tre anni a questa parte, dà al governo lombardo (allinizio, tra la fine del 2008 e il 2009, in modo occulto, poi in modo palese). Il tutto contro le indicazioni dellla base che, quando ha potuto - là dove sono stati celebrati i referendum per dire 'sì' o 'no' alla partecipazione del pd al governo lombardo - hanno votato in massa no.
La finta antimafia del Pd siciliano
Cosè, oggi, il Pd siciliano? E un partito con una base molto vivace che vorrebbe contare di più. Tanti, tantissimi militanti e simpatizzanti che si ritrovano prigionieri di una classe dirigente vecchia e compromessa con le peggiori logiche della politica siciliana. Cè chi pensa che i problemi nascano dal sostegno che questo partito, da tre anni a questa parte, dà al governo Lombardo (allinizio, tra la fine del 2008 e il 2009, in modo occulto, poi in modo palese). Il tutto contro le indicazioni dellla base che, quando ha potuto – là dove sono stati celebrati i referendum per dire ‘sì’ o ‘no’ alla partecipazione del Pd al governo Lombardo – hanno votato in massa no.
Questa tesi è vera solo in parte. Perché il dubbio è che il sostegno del Pd siciliano al governo Lombardo sia, in realtà, il sintomo e non la causa della malattia. In altre parole, la patologia del Partito democratico siciliano non sta soltanto nella compromissione di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia nel sistema di potere clientelare (e anche di altra natura…) di Lombardo, quanto nel virus che ormai pervade quasi tutta la dirigenza – e buona parte della deputazione – di questo partito.
Un esempio di quello che state leggendo viene fuori dalle considerazioni che, qualche sera fa, Gianfranco Criscenti rassegnava alle pagine di Facebook, commentando la retata andata in scena nl Trapanese. Scrive Criscenti: Le figuracce dei politici trapanesi, dopo l’arresto del sindaco (di Campobello di Mazara ndr) Ciro Caravà: Baldo Gucciardi (parlamentare regionale del Pd), che lo ha sostenuto fino all’ultima campagna elettorale dei mesi scorsi, stasera (qualche sera fa per chi legge ndr) ha preso le distanze dicendo che Caravà non è formalmente iscritto al partito (della serie: mi arrampico sugli specchi).
Ridicola e bugiarda – scrive sempre Criscenti – la posizione del Pd provinciale di Trapani sul caso del sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, arrestato per mafia. ”Non è iscritto al partito” (così si sono giustificati i vertici del Pd trapanese ndr). E non poteva esserlo (iscritto al Pd ndr) – aggiunge puntuto Criscenti -. Sapete perché? Perché nel 2011 il Pd non ha proceduto al tesseramento e, quindi, non c’è nessun iscritto. Regaliamo un naso di Pinocchio al segretario Baldo Gucciardi!.
Ancora più caaustico il Fatto quotidiano, forse il giornale più libero dItalia. Ieri mattina allalba – si legge nellarticolo pubblicato allindomani della retata trapanese a firma di Giuseppe Pipitone – Caravà è finito in manette in unoperazione antimafia che ha dato lennesima stretta proprio a Messina Denaro. Insieme al sindaco (ormai ex) di Campobello sono finiti in cella diversi boss vicinissimi al capomafia di Castelvetrano. La richiesta darresto è emblematica: per gli inquirenti Caravà era a totale disposizione della locale famiglia mafiosa. Il sindaco del Partito democratico pagava costantemente i biglietti aerei per consentire ai familiari dei mafiosi di recarsi in visita nelle carceri, puniva i vigili che osavano multare le auto dei boss e, con cosa nostra discuteva di appalti e della gestione del Comune. Dopo il suo arresto i dirigenti del Pd si sono limitati a dire semplicemente che non era iscritto al partito. Una scusa ridicola aggravata dal fatto che a Caravà era stato concesso addirittura di candidarsi alle elezioni regionali nella lista di Anna Finocchiaro.
A questi fatti eclatanti e gettonati da giornali e commentatori si sommano vicende che solo a spizzichi e bocconi finiscono sui grandi quotidiani. Qualche giorno fa il Giornale ha dedicato una pagina intera a Giuseppe Lumia, raccontando un episodio emblematico: quando, nel 2000, il parlamentare della sinistra si reca a Mezzojuso, grosso centro del Palermitano, per festeggiare la metanizzazione di questo paese. Il piccolo particolare, di certo ininfluente, è che a gestire la metanizzazione di oltre 50 Comui siciliani era la Gas spa, società della quale Vito Ciancimino era socio occulto.
La Gas spa (sigla che sta per Gas gasdotti siciliani) è una società dove Salvo Lima e Vito Ciancimino dettavano legge. Anche se la gestione di questo gruppo era affidata a professore Gianni Lapis (che teneva i rapporti con la politica) e a Ezio Brancato (che teneva i rapporti con il territorio).
La Gas spa era famosa per le sceneggiate antimafia. Quando vincevano una gara dappalto – e chissà perché di gare ne vincevano veramente tante e tutte lucrose – invitavano le tante autorità in presenza delle quali firmavano i protocolli di legalitàà. Il giorno dopo i subappalti – cioè buona parte dei lavori effettivi – venivano assegnati ad imprese mafiose.
Sia chiaro, e lo ribadiamo a scanso di equivoci: la base del Pd non ha nulla a che vedere con questi fatti. Ma è bene cha la base di questo partito conosca come stanno le cose. E, soprattutto, sappia chi sono – non tutti, sintende, ma alcuni – i dirigenti di questo partito. Anche per capire, fino in fondo, perché certi dirigenti del Pd siciliano – con in testa proprio Lumia -non possono fare a meno di partecipare al governo Lombardo.