La Festa dell’Unità, le polemiche e gli “ospiti non graditi” Catania: «Miceli? Confonde la politica con il Subbuteo»

«Analfabeti politici». La stoccata arriva precisa. L’assessore comunale Giusto Catania non usa giri di parole. E così la Festa dell’Unità, che ha aperto ieri i battenti ai Cantieri culturali della Zisa, rischia di diventare il teatro dello scontro. La certificazione di una frattura. La polemica corre sui social network. A innescare la miccia è proprio il Pd. Alla kermesse in programma fino al 4 ottobre, non ci saranno assessori della Giunta Orlando. «Li abbiamo invitati, ma non verranno». Allergici al confronto, sembrano dire da via Bentivegna. Un’affermazione che non è andata giù a Catania, che ai Cantieri culturali era stato invitato a partecipare a due dibattiti su “Mobilità” e “Decentramento”, in programma domani e mercoledì prossimo. Inviti accettati, prima di scoprire di essere «un ospite non gradito».

«Quando ho letto sulla stampa le dichiarazioni dei democratici sugli assessori non disponibili al confronto sono balzato sulla sedia – racconta a MeridioNews -. Ho pensato a un fraintendimento da parte del giornalista. Poi, invece, mi è stato comunicato di essere un ospite non gradito». Colpa della manifestazione contro le politiche del Pd in materia di scuola, lavoro e migranti, a cui Rifondazione comunista, il partito a cui è iscritto Catania, parteciperà. Un corteo organizzato da un cartello di associazioni che domani sfilerà dalla centralissima piazza Verdi fino alla sede della festa dem.

«Confondere il ruolo istituzionale con l’appartenenza politica – dice ancora Catania – è un segno di analfabetismo politico. Da europarlamentare ho incontrato ministri leghisti e dell’estrema destra, come il ruolo mi imponeva». Così la festa dell’Unità, dedicata proprio al tema del Mezzogiorno, rischia di diventare un’occasione mancata. «Il Pd ha scelto di discutere solo con i suoi alleati di destra, invitando un ministro di Ncd e i consiglieri comunali di Forza Italia».

Una rappresentazione della «deriva di un Pd che è sempre più partito della nazione, che mette dentro tutto e il contrario di tutto, che ragiona senza contraddittorio e che sopprime il dibattito». Perché delle sue posizioni critiche nei confronti dei democratici Catania non ha mai fatto mistero: il Pd porta avanti «scelte politiche che non hanno nulla a che fare con i valori e i contenuti della sinistra». Dalla «terrificante» riforma del Senato che «moltiplica i nominati» alla gestione da parte del Governo del fenomeno migratorio «che ha effetti nefasti e produce migliaia di morti nel Mediterraneo», dalla Buona scuola che assegna «poteri spropositati ai dirigenti scolastici» al Job Acts che «riduce le garanzie dei lavoratori».

Una «chiusura al confronto» che per Catania diventa «preoccupante per la democrazia» se a metterla in atto è il più grande partito d’Italia. Il segretario provinciale del Pd di Palermo, Carmelo Miceli, rilancia. La replica è affidata a twitter. «Confronto? – scrive – Bene, come nel calcio 11 (sindaco e assessori) contro 11 (Consiglieri Pd Palermo, io in panchina) @GiustoCatania accettate?». Insomma l’invito “social” a un confronto pubblico sulla città. «Il confronto tra gruppi consiliari si fa in Consiglio – replica Catania -. Una volta per diventare segretario di partito bisognava studiare, invece Miceli confonde la politica con il Subbuteo. Il Pd ha scelto di costruire la polemica sulla partecipazione degli assessori comunali per poter continuare a pontificare senza contraddittorio». Sulle Ztl, «votate da Leonardi che ora annuncia le barricate», sul tram «con Spallitta e La Colla che parlano di un fallimento salvo poi essere smentite dai dati dell’Amat che non sono riuscite a leggere correttamente», di immigrazione «pur non riuscendo a varare una legge regionale sul tema, ma continuando al contrario a seminare morti». 

La verità è che il Pd pensa di vincere «non attraverso una sana competizione, ma escludendo gli “avversari”. Anche per legge come dimostra la vicenda di Orlando e dell’elezione dei sindaci metropolitani». Sullo sfondo resta «l’Abc della politica». Smarrito.


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