Può uno sport fisico come il rugby unire persone che si credevano nemiche? È ciò che sta succedendo a Budapest in una settimana di integrazione tra un team israeliano, uno palestinese, uno ungherese e uno italiano, gli All Reds di Roma. Ci racconta tutto un inviato speciale di Step1
La diplomazia del terzo tempo
“Uno sport come il rugby ha la fama di essere duro e violento. In effetti lo è. Ma noi vogliamo abbattere tutte le divisione tra le nazioni, analizzare tutti i problemi come una grande famiglia, un unico team, utilizzando il rispetto e il senso di fratellanza tipico di questo sport”. Martin Bistrai, professore di diplomazia medio-orientale all’università ELTE di Budapest e responsabile di Anthropolis Association, commenta l’inizio di una grande settimana di cultura e integrazione che vedrà come protagonisti due team di una delle zone più calde del pianeta: Israele, con i Bear shiva Camels, e Palestina, con i Beitjala lions. Parteciperanno al torneo anche un team ungherese, gli AVF Mokysok, e uno italiano, gli All Reds di Roma, team antirazzista della capitale giunto fino a qui per dare un forte messaggio di amicizia e solidarietà.
Anthropolis Association lavora dal 2002 per l’integrazione della popolazione palestinese con quella israeliana, e non solo, con iniziative mirate all’aggregazione e alla convivenza dei più giovani. “Ho vissuto e lavorato come ricercatore per quattro anni all’università di Betlemme – continua il prof. Bistrai – e il clima che si respirava, e che si respira ancora oggi, non può essere compreso solo guardando la televisione. Si ha bisogno di stare a contatto con questi ragazzi, israeliani e palestinesi, per percepire i loro problemi, la loro assenza di identità (molti di loro, per continui cambiamenti politici, non possiedono un passaporto), il loro sentirsi vicini dimenticando tutto quello che è la violenza. Ciò senza limiti di età. Qui ci sono ragazzi tra i 16 e i 26 anni che hanno da sempre vissuto una realtà difficile da capire”. Intanto i ragazzi palestinesi entrano nell’ostello e già tutto comincia a trasformarsi. I ragazzi sono tranquilli e cominciano da subito a intonare canzoni arabe. L’impatto con i ragazzi israeliani però si rivela più silenzioso del solito. Come se anche solo la vista gettasse un velo di gelo e facesse tornare indietro.
“Siete qui, per imparare a convivere insieme. Siete presenti per la volontà di ognuno di voi di essere qui e di conoscere cosa vi è nella “mente del nemico” e farlo diventare uno dei propri migliori amici. Global Education through Sports. Questo il nome di questa settimana che vuole mettervi nelle condizioni di entrare in relazioni tra di voi, fare uscire il meglio di voi stessi, e cercare di mettersi nella mente del diverso”. I ragazzi si guardano, si stringono le mani presentandosi e iniziano a conoscersi, ma il prof. Bistrai comincia a spiegare un retroscena che fa capire come le discriminazioni sono presenti non solo in Palestina: “Purtroppo il torneo ha avuto un grande ritardo a causa della mancata e improvvisa partecipazione del team slovacco. Da sempre l’Ungheria e la Slovacchia hanno avuto antipatie reciproche e molti problemi per quanto riguarda le etnie e i confini, ma non partecipare a un torneo di questa portata senza dare una motivazione, ci ha demoralizzato moltissimo. Speriamo di dare anche a loro un messaggio forte con la riuscita del progetto”.
La Anthropolis Association ha vinto un concorso bandito dalla comunità europea che porta lo stesso nome del progetto, Global Education through Sports. “Qui – ci dice ancora il prof. Bistrai – avremo anche degli ispettori della comunità europea e vogliamo che i ragazzi si sentano se stessi e si divertano. La manifestazione ha questo scopo: abbattere le tradizionali barriere e i pregiudizi attraverso lo sport e il rispetto che troviamo in esso. Noi ci crediamo, speriamo di avere i nostri amici slovacchi nella prossima edizione”.
La settimana prevede attività sportive di tutti i tipi e giochi all’interno della città di Budapest con squadre miste in modo da incrementare l’integrazione tra i partecipanti. Saranno presenti gli psicologi dell’università ELTE di Budapest che svolgeranno un ruolo fondamentale. Analizzeranno con i ragazzi le divergenze tra i gruppi e li metteranno in condizione di confrontarsi anche negli argomenti più scottanti, studiando i casi di discriminazione e come affrontarli; tutto ciò a porte chiuse e lontano dalle telecamere. Sono presenti, infatti, alcune televisioni, tra cui la BBC, e il giornale più autorevole nel mondo del rugby, Total Rugby. Stanno per iniziare, inoltre, gli allenamenti per il torneo che si svolgerà il prossimo fine settimana e si concluderà con una grande cena interculturale dove tutti metteranno in mostra le loro capacità culinarie. Una grande festa dell’amicizia.
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