LA CITTA’ INVISIBILE/ Sulle strisce dello Sceriffo

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Gli stalli attualmente gestiti da Sostare sono 6.700. Parcheggiare per un’ora costa 52 centesimi. Secondo Massimo Casertano, responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico di Sostare, le cose non potrebbero andar meglio: «A Catania, grazie alla continua rotazione, bastano 5 minuti per trovare un posto libero su uno stallo di strisce blu. E la nostra città ha i prezzi più bassi d’Europa per la sosta in centro: a Perugia, per esempio, si pagano 2,50 € per la sosta di un’ora. Ma anche a Messina e Palermo il prezzo si attesta su un euro l’ora». Tariffe da Robin Hood? Può darsi. Ma tutto questo serve davvero a ridurre il traffico? Secondo il professore Campo, neanche un po’. «Da diversi anni – racconta l’urbanista – vado a lavorare alla Cittadella universitaria. Qualche anno fa non c’erano tutti i parcheggi che ci sono ora, e trovare posto era quasi impossibile. Ora ci sono tanti parcheggi, ma il posto non si trova lo stesso. In pratica, la maggiore disponibilità di parcheggio invoglia gli automobilisti a muoversi in macchina, creando altro caos. Bisognerebbe invece investire sui servizi pubblici, come la Circumetnea, creando magari una stazione sotterranea proprio nel polo universitario». Sulla stessa linea è anche D’Agata: «I piani dell’amministrazione prevedono nuovi parcheggi nel cuore della città. Ma questo non farà altro che invogliare i cittadini ad andare in centro in macchina, aggravando il problema». E anche Giacomo Scarciofalo, direttore tecnico di Sostare, ammette che non si possono migliorare le condizioni del traffico semplicemente disegnando strisce blu: «Il nostro servizio porta a una rotazione di parcheggio, che crea in un giorno ben 35.000 posti per le auto. Ma non si può dire che ciò abbia effettivamente migliorato la situazione del traffico, in quanto nel centro di Catania sono situate tutte le maggiori infrastrutture pubbliche e ciò comporta un grandissimo afflusso di vetture. L’unica soluzione sarebbe quella di decentrare questi uffici, scuole, ospedali, diminuendo così l’afflusso giornaliero di auto verso il centro».

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Tutto questo, però, riguarda un lontano futuro. E oggi? Oggi si tratta di capire, più semplicemente, se le strisce blu siano distribuite in modo razionale, o se abbiano invece un fondamento le tante proteste che si sono registrate in questi anni, a ogni pezzo di strada che passava sotto il controllo di Sostare. Come quella dei presidi di Lettere e Lingue che, un paio d’anni fa, hanno lamentato «la restrizione degli spazi e dei tempi di sosta, con un pesante aggravio dei costi» determinata dalla collocazione delle strisce blu davanti al Monastero dei Benedettini. Ed hanno denunciato «la mancata realizzazione del posteggio sottostante alla piazza Vaccarini», il «depotenziamento del trasporto urbano» e la mancanza di «soluzioni tali da fronteggiare i problemi del complesso del tessuto urbano dell’area, che comprende anche tre ospedali e due licei». Si tratta – ancora una volta – di capire se, dietro le strategie di chi decide dove collocare le strisce blu, ci sia un Robin Hood con qualche conoscenza di urbanistica. O se invece ci sia solo uno sceriffo di Nottingham preoccupato di riempire le casse comunali con molte schede prepagate e un discreto numero di multe.

«In generale – dice Scarciofalo – facciamo le nostre scelte sulla base di rilevamenti seri. Ciò non toglie che possiamo aver commesso qualche errore di valutazione». Per esempio? «In via Vagliasindi, quando furono adottate le strisce, c’erano gli uffici della Motorizzazione, e questo comportava una forte domanda di sosta. Oggi, dopo lo spostamento della Motorizzazione, quella è semplicemente una zona residenziale dove non sono più necessarie le strisce blu. E presto saranno rimosse».

Ma il problema non è solo via Vagliasindi. Torniamo ancora – tanto per fare un esempio – al parcheggio quasi vuoto di via Eleonora D’Angiò. In questa strada non ci sono uffici né negozi, a parte un piccolo sportello postale e le botteghe di quartiere, dove evidentemente non si va in macchina. Certo: gli spettacoli dell’Ambasciatori potrebbero attirare auto e creare domanda di parcheggi. Solo che al cinema e al teatro di solito si va di sera, e dopo le 20 le strisce blu non si pagano. Oltre alla piazza con il parcheggio, la strada presenta ancora molti stalli a strisce blu. Stranamente sono tutti occupati, ma non c’è nessuno che esponga il tagliando. «Tutti questi posti sulla strada – spiega un commerciante – in realtà sono gratuiti. A terra ci sono le strisce, è vero, ma non è mai stato messo il cartello. In pratica le strisce non sono mai entrate in funzione, e noi del quartiere lo sappiamo». E chi non abita da queste parti? «Dipende. Ogni tanto viene qualcuno a comprare un biglietto, pensando che si debba pagare…». Non è il massimo della trasparenza, in effetti. Ma continuiamo. Da via Eleonora D’Angiò risaliamo a piedi per via Filocomo. Una parte della strada è occupata dalle strisce blu; ma, in tutta l’area a pagamento, poco dopo mezzogiorno, si contano appena sei vetture in sosta. Quattro di esse espongono un abbonamento: appartengono cioè a gente che abita nei dintorni, ed ha semplicemente lasciato la macchina sotto casa. Risalendo per via Passo Gravina si trova qualche macchina in più sulle strisce: ma i posti liberi sono ancora tanti, e anche qui molte delle macchine in sosta appartengono ai residenti. Per trovare le strisce blu piene, in un quartiere come questo, c’è un solo sistema: venirci di notte, oppure la domenica all’ora di pranzo. Quando il parcheggio non si paga e quasi tutti stanno a casa. Ma in zone con queste caratteristiche – senza uffici importanti, senza negozi che attraggano traffico – ha davvero senso riempire strade e piazze di strisce blu? Se, in alcuni quartieri, ad aver bisogno di parcheggio sono soprattutto i residenti, non sarebbe il caso di incentivarli a lasciare la macchina sotto casa? In tutti i giorni della settimana, e non solo la domenica a pranzo?

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Il professore Campo non ha dubbi: il trattamento che Sostare riserva a chi, semplicemente, vuol essere libero di parcheggiare sotto casa propria non è quello che ci si aspetterebbe da Robin Hood. «Sul posizionamento delle strisce blu nel centro storico io sono d’accordo. Ma sarebbe  logico che i residenti avessero diritto a parcheggiare liberamente sotto casa propria, senza alcun abbonamento. Se lascio la macchina a casa ed uso i mezzi pubblici, io rendo un favore alla città perché non vado ad incrementare il traffico. E invece a Catania devo pagare un centinaio di euro all’anno». Centodue, per la precisione: l’abbonamento per i residenti, che consente di lasciare liberamente la macchina sulle strisce blu del proprio quartiere, costa infatti 8,50 euro al mese. Un prezzo salatissimo, soprattutto se confrontato con ciò che avviene in città più grandi della nostra. A Roma, lo scorso anno, la sola proposta di far pagare ai residenti 36 euro all’anno – poco più di un terzo, dunque, di quanto si paga a Catania – ha suscitato interminabili proteste e riempito le prime pagine dei giornali locali. Alla fine non se n’è fatto nulla: la sosta sotto casa è rimasta gratuita. A Milano chiunque ha diritto a sostare gratuitamente nel proprio quartiere e anche nelle due zone adiacenti. Per non parlare di altri provvedimenti – come il car sharing, adottato sempre a Milano – per allontanare le auto private dal centro storico.

A Catania, niente di tutto questo. Si può andare a intasare i parcheggi del centro per soli 52 centesimi l’ora, mentre il diritto di lasciare la macchina sotto casa costa molto caro. Eppure Sostare – l’abbiamo visto – si propone proprio di «migliorare le condizioni del traffico»: che senso ha, allora, penalizzare chi preferisce girare a piedi o andare al lavoro con i mezzi pubblici? Secondo Scarciofalo, questo trattamento i catanesi se lo meritano: «Non è assolutamente sbagliato far pagare chi lascia l’auto in sosta sotto casa propria. La colpa è di chi ha a disposizione garage o box auto e, invece di utilizzarli per il parcheggio, ne fa magazzini per conservare cianfrusaglie». Una risposta, quella del direttore tecnico di Sostare, che a Roma o a Milano non sarebbe venuta in mente a nessuno. Una risposta che, probabilmente, non dispiacerebbe allo sceriffo di Nottingham.

(ha collaborato Simona Finocchiaro)

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