La società che gestisce i servizi aerei e dei passeggeri dell'aeroporto Fontanarossa è in crisi e il 7 febbraio ha sottoscritto una bozza di accordo con i sindacati. Tra i punti previsti 12 giorni di straordinario in più all'anno non retribuiti, riduzione dell'indennità del parcheggio e del buono mensa e dei giorni di malattia. Il tutto da sottoporre a referendum tra i dipendenti. «Così se avessero vinto i no, l'azienda ci avrebbe definito irresponsabili, accollandoci l'eventuale fallimento», replicano i lavoratori che, in un'infuocata assemblea ieri sera, hanno rifiutato le proposte
Katàne Handling, lavoratori rifiutano accordo «Condizioni irricevibili», stop ai sindacati
«E’ un accordo assurdo con richieste ai lavoratori che non stanno né in cielo né in terra, eppure sottoscritto dai sindacati». C’è delusione e sconcerto tra i dipendenti della Katàne Handling, la società di gestione dei servizi ad aerei e passeggeri dellaeroporto etneo Fontanarossa, a seguito della bozza d’accordo firmata il 7 febbraio dall’azienda e da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Ma ieri in un’assemblea tenutasi in un hotel, che i testimoni definiscono dai toni molto accesi, i lavoratori hanno rifiutato quell’accordo, costringendo i sindacati a chiedere una riapertura del tavolo di confronto con l’azienda. Un gruppo di dipendenti ha inoltre deciso di denunciare a CTzen quelle che, a loro avviso, sono «proposte irricevibili, che rendono vani anni di lotte per i nostri diritti». Lo fanno volendo rimanere anonimi, dato il clima di tensione che si respira dopo la vicenda dei 21 licenziamenti per motivi disciplinari.
L’accordo – si legge nella bozza – punta a «determinare le condizioni di recupero di operatività ed economicità», e arriva dopo le accuse da parte dell’azienda di assenteismo di centinaia di lavoratori. In particolare l’amministratore delegato Francesco D’Amico aveva parlato di «più di cinquemila giorni di malattia nel 2013, la maggior parte richiesti da 205 dei 336 lavoratori che avrebbero totalizzato in media un mese di malattia». Un problema inserito tra i fattori che avrebbero determinato una crisi strutturale dell’azienda. Da qui una serie di incontri nel mese di gennaio, culminati nel documento sottoscritto il 7 febbraio. Tra i punti previsti ci sono 12 giorni di straordinario in più all’anno non retribuiti e a discrezione dell’azienda, l’indennità per il costo del parcheggio che viene divisa al 50 per cento a carico della società e 50 per il lavoratore, le modifiche per accedere al buono mensa. Dall’accordo rimane al momento escluso ciò che concerne l’organizzazione del lavoro (orario, flessibilità), «oggetto di apposita disamina e di accordo successivo e separato tra le parti».
«Ci dicono che siamo in esubero, ma ci chiedono 12 giorni in più di lavoro gratis all’anno a loro discrezione, i giorni di riposo settimanali passano da due a uno e quelli di malattia retribuiti si riducono a sette in tutto l’anno. E’ un accordo che andava rigettato», denunciano. La bozza, inoltre, sarebbe dovuta essere sottoposta a referendum tra i lavoratori. Altro elemento che i dipendenti nell’assemblea di ieri avrebbero rifiutato. «E’ una richiesta strumentale: se avessero vinto i no, l’azienda ci avrebbe definito irresponsabili, accollandoci l’eventuale fallimento. La verità è che ai piani alti si danno consulenze e mega stipendi, e i sacrifici ricadono sempre sui lavoratori».
Nessun riferimento ai 21 licenziamenti per motivi disciplinari, a causa dei mancati straordinari effettuati la sera del 2 dicembre, a seguito delleruzione dellEtna e dellemergenza cenere. Nell’assemblea di ieri sera è stata chiesta la riassunzione. Ma è un punto che al momento sembrerebbe escluso dalle trattattive. «E’ una decisione che non c’entra con la crisi aziendale», ha sottolineato l’amministratore delegato D’Amico. «La verità è che sono stati raffigurati come irresponsabili e lasciati soli anche dai sindacati, ma loro avevano finito le ore di lavoro e non c’era stata comunicazione da parte dell’azienda della necessità dello straordinario», continua il gruppo di dipendenti. Inoltre – concludono – l’azienda non offre nessuna garanzia di ripresa economica. Se questo accordo fosse stato accetatto a Catania, sarebbe successo un casino in tutti gli altri scali italiani».