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Se pochi giorni fa – sulla scorta dell’indagine di Stefano Zapperi e Francesco Sylos Labini pubblicata sul mensile “Le Scienze” – abbiamo definito “decrepita” l’università italiana, adesso non si trova un aggettivo adatto per definire in particolare l’Ateneo catanese. Limitiamoci a osservare che all’interno della nostra Alma Mater il problema del rinnovamento del corpo docente è assai più grave della media nazionale.

I dati sono forniti ancora una volta dall’ufficio statistiche del Miur, che ha messo on line i database riguardanti i docenti delle Università italiane. Da qui (http://www.miur.it/ustat/Statistiche/BD_univ.asp) siamo partiti per capire come è composto, dal punto di vista delle diverse fasce d’età, l’insieme della docenza catanese.
Partiamo dai dati generali: alla fine del 2004 (anno a cui si riferiscono i dati) i docenti dell’ateneo catanese erano 1574. Non proprio equamente distribuiti tra le varie facoltà. I poli estremi erano Medicina con 431 per 3175 iscritti e Lingue con 45 di ruolo per 5020 iscritti: il dato si commenta da sé senza necessità di ricorrere alle percentuali. Di questi 1547 quasi il 60% si concentrava in tre sole facoltà: Medicina (27,3%), Scienze (19,3) e Ingegneria (12,2).

Ma se di questo squilibrio del rapporto docenti-studenti già si sa e si dovrebbe parlare in altre sedi, quello che salta agli occhi è che oltre i due terzi di questi docenti superano i 50 anni. Il 66% a fronte di una media nazionale (già alta) del 57%. Naturalmente a tutto discapito degli under 35 che, mentre in Italia si limitano a un pessimo 4,7%, a Catania raggiungono appena il 3,1%. Gli ultra sessantenni sono il 27%, concentrati soprattutto a Lettere, Scienze matematiche ed Economia. La fascia di età più consistente è quella compresa tra i 55 e i 65 anni che raccoglie il 35,8% del totale (vi rientrano 564 docenti). Sono perlopiù a Medicina (135) e a Scienze (119). Segue poi l’intervallo 45-55 anni con 475 docenti, di cui ben 215 solo a Medicina.

Nonostante queste cifre assolute, la facoltà più “anziana” in proporzione al numero totale dei docenti di cui dispone, non è Medicina. La maglia rosa (o nera) di questa desolante classifica spetta a Lettere: con 94 over 50, cioè l’ 83%, e 43 over 60 (38,3%) su un totale di 112 docenti. Al secondo posto, prevedibilmente, Medicina con solo (si fa per dire) il 74,2% di over 50 (320 docenti) e 22,5% di over 60 (97 docenti).
E le facoltà più giovani? Nel nostro ateneo sembra esserci una strana corrispondenza tra la gioventù anagrafica delle facoltà, in termini di anno di fondazione, e l’età media dei rispettivi docenti. Infatti sono Architettura e Lingue le facoltà “più giovani”. Ad Architettura gli under 45 sono il 48,1%, mentre a Lingue sono il 42,2% (rispettivamente a 13 su 27 e 19 su 45) docenti. Architettura è anche la facoltà che ha la maggior percentuale di under 35: l’11,1% del totale (anche se il numero assoluto è molto basso: 3 docenti su 27). Il dato che riguarda la fascia più giovane della docenza crolla a percentuali insignificanti nelle facoltà jurassiche per eccellenza come Medicina (appena lo 0,23%) e Lettere (0,89%), laddove evidentemente la gerontocrazia ha evidentemente impedito di prendere in lontana considerazione l’entrata in ruolo degli studiosi più giovani.

Ancor di più dell’università italiana nel suo complesso, il nostro appare dunque come un ateneo caratterizzato da alcune facoltà con molti docenti, ma vecchi; e altre con un discreto numero di docenti “giovani”, ma – ahinoi! – terribilmente pochi. E ciò nonostante il fatto che le facoltà di recente formazione siano state le uniche ad aver fatto registrare un aumento sensibile del corpo docente, avendo usato gli scarsi fondi loro destinati suddividendoli in modo più equilibrato tra l’entrata in ruolo di nuovi docenti e le progressioni di carriera dei docenti interni.

Allora che succederà alle facoltà che, senza offrire spazio alle intelligenze più giovani, hanno premiato unicamente la carriera dei docenti sulla via del pensionamento? Non è difficile prevedere che, quando lo tzunami previsto da Stefano Zapperi e Francesco Sylos Labini raggiungerà anche le coste catanesi, la marea giungerà fino alle pendici dell’Etna.

Chi sta pensando a fabbricare le zattere?

 

Leggi l’articolo: L’università invecchia? No, è decrepita!


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