È stata un’esperienza di apprendimento e inserimento lavorativo quella che i due ragazzi catanesi affetti da sindrome di down hanno svolto in un ostello spagnolo. «Vogliamo dimostrare che il progetto è realizzabile anche in Sicilia», dice a MeridioNews Daniele Casella, presidente della cooperativa
Ivan e Francesco, da Controvento a Barcellona «Disabili sono risorse importanti per la società»
C’è un ostello, a Barcellona, ricavato in un ex edificio scolastico, all’interno di un parco naturale. Una struttura gestita per il 99 per cento da soggetti con disabilità fisica o cognitiva. Lì sono stati accolti dal 29 maggio al 21 giugno scorsi i catanesi Ivan e Francesco, 24 anni il primo e 25 il secondo, per svolgere il terzo dei sei tirocini formativi e lavorativi previsti dal progetto Leonardo, promosso dall’Aipd (associazione italiana persone down) in collaborazione con la sede di Catania e la cooperativa Controvento.
L’esperienza all’In out Hostel – che fa parte del progetto Trabajadores en camino, finanziato dal programma comunitario Erasmus plus – vuole essere anche e soprattutto un invito a una futura apertura da parte della città di Catania a iniziative del genere, che finora non è stato possibile realizzare nonostante gli sforzi e le continue richieste agli albergatori del territorio. Per ventitré giorni Ivan e Francesco, in compagnia di Andrea e Davide della sezione Aipd di Pisa e di due accompagnatori, hanno lavorato nel settore alberghiero, aggiungendo un passo importante nel percorso di autonomia che portano avanti tutto l’anno con la cooperativa Controvento.
«I ragazzi – racconta il presidente della cooperativa Daniele Casella – si sono preparati alla partenza innanzitutto a livello linguistico, lo scoglio più difficile da superare, imparando lo spagnolo base e il vocabolario del settore alberghiero». A cui è seguita la preparazione sulle mansioni da svolgere all’interno dell’ostello. Ivan ha lavorato esclusivamente come cameriere di sala, mentre Francesco si è alternato provando anche l’esperienza della gestione delle camere. Daniele, invece, si è occupato del tutoraggio e della mediazione tra i lavoratori e gli stagisti, monitorando le attività e aiutando i ragazzi nello svolgimento dei compiti assegnati.
I due stagisti non si sono fatti trovare impreparati e se la sono cavata egregiamente. Merito della continua attenzione che i volontari rivolgono nei loro confronti, puntando molto sull’autonomia del gruppo. «Tutto l’anno seguiamo dei percorsi di autonomia a livello personale, sociale e di inserimento lavorativo. A Barcellona – continua Casella – si sono trovati benissimo dal punto di vista lavorativo grazie alla struttura organizzata su misura per i ragazzi disabili, ma anche sotto l’aspetto ludico, per le numerose opportunità offerte dalla città. Siamo usciti, abbiamo girato il centro, siamo andati a mare usando i mezzi pubblici, abbiamo visitato musei e mangiato fuori. I ragazzi hanno persino preparato le lasagne per fare assaggiare un piatto tipico italiano».
Una prova di autonomia a 360 gradi, che potrebbe rappresentare anche la base per un progetto più stabile e continuativo. «Ivan e Francesco sono tornati con una carica che nel viaggio di ritorno si è un po’ affievolita. Si chiedono se sia possibile realizzare una realtà del genere qui in Sicilia». Serve innanzitutto il supporto del Comune, della politica o di qualcuno che sposi il progetto. Che non solo è realizzabile, ma – a differenza di altri progetti sociali che si esauriscono con la fine dei finanziamenti – sarebbe un investimento per permettere al progetto di camminare sulle proprie gambe una volta lanciato. «Lo spero tanto – conclude Daniele – sennò restiamo sempre bloccati a farli dipingere e disegnare, senza poter dimostrare che questi ragazzi sono una vera risorsa per la nostra società».