Italia: dalla vita democratica alla dittatura?

di Lorenzo Ambrosetti

Il Governo di Mario Monti è stato democratico o dittatoriale? Il termine dittatura fu coniato dai romani che la intendevano come un organo straordinario che si poteva attivare, secondo procedure ed entro limiti costituzionalmente stabiliti, per far fronte ad una situazione di emergenza.

Nell’esperienza moderna il termine ha assunto invece una connotazione fortemente negativa, intendendosi per dittatura un potere che si instaura di fatto, comunque al di fuori dall’ordine costituzionale, il cui potere non soffre precisi limiti giuridici.

Bisogna distinguere anche la dittatura moderna dalla dittatura rivoluzionaria, così come essa è stata impiegata per designare il Governo rivoluzionario instaurato dalla Convenzione nazionale francese il 10 ottobre 1793, nonché la concezione del Governo rivoluzionario che secondo le idee di Babeuf e Buonarroti avrebbe dovuto seguire l’esplosione rivoluzionaria e precedere la nascita della società di eguali.

La dittatura romana ha pertanto un valore eminentemente positivo, in quanto organo capace di difendere l’ordine costituito, di fronte a crisi di emergenza più o meno gravi; connotazione positiva ha anche la dittatura rivoluzionaria, in quanto governo dittatoriale provvisorio che prepara la strada per l’instaurazione di un a società più giusta.

La dittatura moderna conserva invece la sua accezione fortemente negativa. Essa designa la classe dei regimi antidemocratici e, come tale, si contrappone alla democrazia moderna, a sua volta intesa come designante la classe dei regimi liberaldemocratici.

Ora, perché il Governo Monti, a nostro modo di vedere, si può concepire come un Governo dittatoriale e, come tale, profondamente antidemocratico?

La risposta al quesito è molto semplice. La democrazia moderna è concepita come un regime in cui il potere si trasmette dal basso verso l’alto. Ne costituisce una riprova l’art. 1 della nostra Costituzione dove è espressamente detto che la sovranità appartiene al popolo.

E’ pur vero che sono attualmente garantiti, pure sotto il Governo Monti, i fondamentali diritti di libertà e che quindi apparentemente la democrazia sembra salvaguardata. Tuttavia, ciò che contraddistingue il Governo Monti è la mancanza di una legittimazione popolare, cioè di una designazione del corpo elettorale che abbia dato segni precisi di volere la coalizione guidata da Monti, e tutti i suoi Ministri, come loro legittimi rappresentanti.

Il fatto che, apparentemente, le regole per la formazione del Governo Monti siano state rispettate, non toglie nulla al fatto che esso costituisca una anomalia per il funzionamento della vita democratica del Paese.

Il termine dittatura, nell’accezione negativa che ne abbiamo dato, ci sembra perciò il termine più corretto per definire l’esperienza di Governo di Mario Monti e di tutti i suoi Ministri. Se poi a questo si aggiunge l’appoggio dato a Monti dai cosiddetti poteri forti, dalla Confindustria alla Massoneria, ne viene fuori un quadro a tinte fosche che tanti sacrifici in termini umani e sociali è costato, e continua a costare agli italiani.


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