Un investimento da 500 milioni di euro provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per contrastare la dispersione scolastica in Italia. Un’iniziativa a cui il governo guidato da Mario Draghi sembra destinare grande importanza visti i fondi messi a disposizione. Le somme agli istituti che ne hanno fatto richiesta e ne presentano i requisiti devono ancora arrivare, ma a fare discutere sono i criteri di distribuzione per quella che sarà la prima tranche da investire per contrastare l’abbandono degli studi. In Sicilia, Regione con alti livelli di dispersione scolastica, solo un terzo degli istituti ha potuto richiedere l’aiuto. Il resto, comprese alcune scuole in quartieri con situazioni sociali delicate, è stato tagliato fuori. I criteri di distribuzione delle somme sono state le prove invalsi di Italiano e Matematica. I risultati di queste verifiche sono basati dal punteggio di uno fino a un massimo di cinque. Una misura quest’ultima, che tiene conto dei livelli, che se minimi si traducono in quella che viene chiamata dispersione implicita. «Prendiamo atto delle scelte prese dal ministero senza coinvolgere i sindacati e gli operatori della scuola – afferma Corrado Rizza di Flc Cgil Sicilia ai microfoni di Direttora D’aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete Tv– Si tratta di un documento di 109 pagine in cui vengono elencate le scuole che hanno avuto diritto al finanziamento».
A essere escluse, come fa notare il sindacalista, sono state anche le scuole di primo ciclo e «i centri di istruzione per adulti – prosegue Rizza – Inoltre non si tiene conto della difficoltà territoriale, soprattutto in Sicilia, Regione che nell’ambito della frequenza scolastica non gode di ottima salute. Per questo abbiamo in programma di incontrare i prefetti per poter presentare loro la situazione scolastica di ogni singola provincia e inviare il report al governo. Oltretutto devono essere ancora diffuse le modalità di attuazione. Dall’altro lato ci sono delle iniziative importanti da parte del ministero come quella della costruzione di 100mila aule con ambienti innovativi, ma rischiamo di attuare delle scatole vuote se non si valorizza il personale scolastico». Nel finanziamento sono rientrati anche alcuni licei classici, proprio per effetto delle prove invalsi. Mentre sono rimaste escluse le scuole in quartieri dove la frequentazione è bassissima e l’abbandono del ciclo d’istruzione è molto diffuso.
Catania è una delle città con quartieri ad altra dispersione scolastica. Anche Cristina Cascio, coordinatrice Osservatorio d’area Librino sulla dispersione pone l’attenzione sui criteri di scelta da parte del governo, osservando come spesso, gli studenti che frequentano un liceo vengono stimolati a intraprendere percorsi culturali a partire dal contesto familiare. Cosa diversa in alcuni quartieri in difficoltà «dove la scuola diventa l’unico punto di riferimento culturale», spiega Cascio. Secondo la coordinatrice bisognerebbe puntare su azioni concrete che inizino con i corsi di potenziamento: «Un aumento del tempo scuola – dichiara Cascio – che vada oltre le ore curriculari, ma con metodi sicuramente attrattivi e non fatti per costrizione, che non porta ad acquisire competenze. Un altro modo in cui si potrebbe contribuire – conclude Cascio – è quello di coinvolgere gli studenti a frequentare la scuola oltre il 16esimo anno d’età, oltre l’obbligo di legge».
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