Certo che ne succedono di cose strane. Dopo undici anni, il commissario uscente dell'istituto regionale per il credito alla cooperazione non vorrebbe gettare la spugna. E brigherebbe per non fare insediare elio sanfilippo
Ircac: Carullo tenta di sparigliare le carte per restare fino a ottobre-novembre…
CERTO CHE NE SUCCEDONO DI COSE STRANE. DOPO UNDICI ANNI, IL COMMISSARIO USCENTE DELL’ISTITUTO REGIONALE PER IL CREDITO ALLA COOPERAZIONE NON VORREBBE GETTARE LA SPUGNA. E BRIGHEREBBE PER NON FARE INSEDIARE ELIO SANFILIPPO
Lonorevole Roberto Di Mauro, capogruppo del Partito dei Siciliani-Mpa all’Ars, in una intervista al Giornale di Sicilia, ha dettato la sua ricetta: chiudere lEas, lIrcac e la Crias. Per una sottile dimenticanza non ha messo dentro lIrsap, ma la cosa non ci meraviglia più di tanto. Mai infastidire i potenti: e Dio solo sa quanto sono potenti i ‘signori’ che oggi controllano l’Istituto regionale per le ‘presunte’ attività produttive…
Ma perché oggi Di Mauro, che fino a ieri ha fortemente sostenuto il suo amico ed antico sodale Antonio Carullo (dai tempi di Calogero Mannino fino a Raffaele Lombardo, passando per Totò Cuffaro e Giampiero DAlia per arrivare a Totò Cardinale da Mussomeli), oggi pontifica sulla chiusura dellIrcac?
(sopra, foto di Antonio Carullo, tratta da qds.it)
La risposta più giusta è, come sempre, quella più ovvia. Dal momento che il suo amico Carullo, dopo un tempo vergognosamente lungo durato undici anni, non è più Commissario dellIrcac, visto che il Governo di Rosario Crocetta è stato costretto a mettere fine alla melina ed a nominare al suo posto il presidente regionale e vicepresidente nazionale di LegaCoop, Elio Sanfilippo, per l’onorevole Di Mauro l’Istituto regionale per il credito alla cooperazione può anche essere sbaraccato.
Ma dai ‘Palazzi’ della politica siciliana arrivano notizie di molti tentativi di resistenza dello stesso Carullo, più che mai intenzionato a resistere, resistere, resistere…
Le notizie che filtrano – e che, come sempre, attraversano trasversalmente tutti i partiti – raccontano che Carullo avrebbe chiesto di rimanere fino ad ottobre. Probabilmente ha delle cose mpinte’ che vorrebbe portare a conclusione lui stesso. O forse immagina che, da qui ad allora, potrebbe accadere qualcosa che rimescoli le carte e, come nel gioco delloca, riporti tutti al via (e lui di nuovo all’Ircac, neanche a dirlo…).
Voci di corridoio sussurrano che sarebbero in tanti, in queste ore, a muoversi per assicurare a Carullo la poltrona almeno fino alla caduta delle foglie. Sembra che lo stesso Totò Cardinale da Mussomeli si stia spendendo per lui.
Di sicuro c’è che Carullo avrebbe già dovuto fare le consegne. Ma, come è noto, sulla nomina di Sanfilippo si dovrà attendere il parere della prima Commission e legislativa dell’Ars (Affari istituzionali), presieduta da Antonello Cracolici, compagno di Partito di Sanfilippo (entrambi sono nel PD).
Nel vecchio Pci Sanfilipo e Cracolici non stavano dalla sessa parte della barricata. L’attuale presidente della Lega siciliana delle cooperative stava con i riformisti – allora detti un po’ spregiativamente ‘miglioristi’. Mentre Antonello era ‘movimentista’ con venature antimafiose (alla fine degli anni ’80 sarà uno degli uomini di punta dell’allora segretario regionale del Pci siciliano, Pietro Folena).
Ovviamente, tutto questo fa parte del passato. Oggi c’è il PD, ‘sintesi’ magistrale di ex Pci e x Dc (e vedi che mangi…).
Insomma, non ci dovrebbero essere problemi per Sanfilippo. Anche se c’è di mezzo il decreto di nomina che deve passare dal presidente della Regione, Rosario Crocetta (e su questo potrebbe puntare Carullo: su un eventuale rinvio).
Basteranno le pressioni su Crocetta per fargli ritardare la firma, per consentire al nostro Carullo di continuare a ‘spatuliare’ all’Ircac fino alla raccolta delle olive? Fonti della Presidenza della Regione – ma quante se ne dicono su questo ‘Palazzo’ – raccontano che, nel settembre del 2012, Carullo si insediò ben prima della pronuncia della prima Commissione dell’Ars, con un decreto-stratagemma firmato dall’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che sulle nomine – è noto – era un ‘professore’.
Ma Sanfilippo, se lo conosciamo un po’, non ci sembra tipo da stratagemmi tardo democristiani.