Dopo il comunicato del sindaco di Acireale, ieri l’incontro in via Etnea con i Comuni debitori. Grande assente il capoluogo etneo con un debito che supera gli 800mila euro. Al centro della vicenda c'è la profonda crisi che vive l'istituto pubblico di assistenza e beneficenza acese
Ipab Cristo Re, la situazione resta ancora bloccata Tavolo con prefetta ma assente Comune di Catania
Non è bastata la riunione organizzata ieri pomeriggio alla prefettura di Catania, con la presenza della prefetta Silvana Riccio, per sbloccare la spinosa questione che vede arginati i cinquanta dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale, ormai da tempo nelle cattive acque dell’inadempienza. Il tavolo, convocato dopo le richieste dei lavoratori, caldeggiate dal sindaco acese Roberto Barbagallo e dal consiglio comunale acese, non è sembrato essere risolutivo e la questione rimane aperta in attesa di ricevere risposte concrete anche da parte degli altri Comuni debitori nei confronti dell’Oasi.
Durante l’incontro, a cui hanno partecipato anche le sigle sindacali di Cgil e Cisl con una rappresentanza dei lavoratori dell’Ipab, c’è stata l’adesione dei Comuni di Acireale, che deve all’Ipab circa 240mila euro, Aci Catena, che conta un debito di 110mila euro, Aci Sant’Antonio, che deve corrispondere circa 20mila euro. Grande assente al tavolo il Comune di Catania, che è in cima alla lista dei debitori con una cifra che si aggira intorno agli 800mila euro. Presenti pure i Comuni di Santa Venerina e Aci Castello, che si sono detti pronti a estinguere i debiti a proprio carico, che ammontano rispettivamente intorno agli otto e ai seimila euro. Stesso discorso per Paternò.
Sono trentasei le mensilità arretrate per i dipendenti, mentre l’onda della protesta raggiunge i cittadini acesi e non, arriva sui social e rimbalza anche negli stalli elettorali, dove nei giorni scorsi sono stati affissi alcuni cartelli sui manifesti dei candidati a Palazzo dei Normanni. «Sul tetto dell’Ipab non dovrebbero starci quattro donne, dovresti starci tu», recitava la nota, che non ha risparmiato nessun candidato di nessun partito politico.
I pagamenti per il momento restano in una fase di stallo vincolati ai pignoramenti che alcuni operatori avevano intrapreso mesi fa per accelerare la corresponsione delle somme. A fornire un quadro della situazione è Salvo Raciti, economo dell’ente, che si sofferma sulla situazione delle colleghe ancora sul tetto della struttura in segno di protesta: «Vorrebbero protestare ad oltranza, ma sarebbe come spremere un limone già spremuto. Dobbiamo attenerci alla prassi – prosegue – aspettiamo di trovare una mediazione e poi vediamo cosa decide di fare la prefetta con il Comune di Catania, oggi assente e senza alcun delegato». Oltre a Catania si registrano le mancate presenze dei Comuni di Militello, Mineo, Riposto, Sant’Alfio e Valverde.
La Cgil con il proprio delegato Carmelo Di Stefano si esprime sulla situazione venutasi a creare: «Le ultime decisioni del governo regionale hanno portato i lavoratori dell’Ipab alla disperazione: la situazione delle Ipab è critica, generata anche dal fatto che in questi anni non è stata fatta una riforma che potesse garantire un futuro chiaro sia alle strutture che ai lavoratori – spiega -. Il tavolo per l’Oasi Cristo Re è ancora aperto e credo che ci sarà un altro incontro ma mi auguro che tutti, incluso il commissario, facciano la loro parte assicurando le stesse possibilità per tutti i dipendenti».