Si è svolta nella città polacca la 13sima edizione del Premio Europa per il Teatro. Dentro la macchina organizzativa anche alcuni ragazzi della Facoltè di Lingue del nostro Ateneo. Ecco il racconto di una di loro
Io, stagista a Wroclaw tra arte e vodka
Halo, wie gehts, how are you, welcome, comment ca va? Un turbinio di parole in tutte le lingue, gente che va e che viene da ogni parte del mondo, Africa, Albania, America, e naturalmente i Paesi del Vecchio Continente, tutti presenti al Premio Europa per il Teatro, che si è svolto a Wroclaw dal 31 marzo al 5 di Aprile.
Per la cronaca, il riconoscimento principale è andato a Krystian Lupa, con il suo spettacolo Factory 2 di sole… 8 ore, mentre il ”Premio Europa Nuove Realta’ Teatrali” è andato al talento ligure Pippo Delbono, insieme a Guy Cassiers, Rodrigo Garcia (che sul palco mangia un aragosta viva suscitando la rabbia di tutti gli animalisti), Arpad Schilling, Francois Tangui.
Ma… che ci facevo io lì?
Tutto è iniziato con una semplice organizzazione della rassegna stampa. Poi ho cominciato a contattare giornalisti da tutto il mondo per invitarli a partecipare al Premio, iniziando con e-mail e telefonate, per poi continuare con lettere ufficiali per ottenere i visti e le ‘prenotazioni’ di interviste con gli artisti.
Da Catania, oltre a me, è arrivato un agguerrito gruppetto di ragazzi con diverse mansioni: addetto stampa, addetto della grafica, Pr, webmaster, e chi piu ne ha piu ne metta, tutti insieme a lavorare in una citta freddissima che si riscalda con bicchierini di Vodka, che per loro non è altro che acqua, cioè wota, solo un po’ piu “forte”, e si rimpinza di pane con burro all’aglio e patate alle erbe.
Ma il Premio Europa non è solo spettacoli, giornalisti e critici, si tratta di qualcosa che va oltre. Durante la settimana del premio si eliminano le differenze razziali e culturali. Ci si ritrova tutti insieme iraniani, giapponesi, inglesi norvegesi o italiani, un mondo multiculturale, aperto, socievole… una babele, dove si spazia dall’italiano all’inglese all’arabo senza rendersene nemmeno conto perché tutto è spontaneo, ‘normale’. Il premio è metafora di cultura senza confini, dove ogni artista, ogni critico indipendentemente da dove provenga riesce ad avere la parola, il premio è arte da e in ogni parte del mondo e non solo nei paesi “piu ricchi o importanti”.
Il Premio è anche un’immensa stanchezza, perche in un solo giorno ti puoi trovare a gestire centinaia di persone che ti chiedono di tutto, ma è anche un esperienza irripetibile da vivere, almeno una volta. Un’esperienza che sicuramente restera impressa nella mente in maniera vivida da chiunque l’abbia vissuta. Per molto, molto tempo.