È in carcere Andrea Rizzotti, incensurato e guida-custode nella Chiesa di San Nicolò, che ha confessato di avere sparato ieri a mezzogiorno in piazza Dante contro Maurizio Gravino, il suo obiettivo, ferendo anche accidentalmente la studentessa Laura Salafia. Gli inquirenti sono risaliti a lui grazie alla testimonianza di uno studente universitario- Ultim'ora: Sparatoria piazza Dante, «Nessun legame con la mafia»
«Io ho visto tutto»
Si è costituito nella notte accompagnato dal suo avvocato, Andrea Rizzotti, l’autore della sparatoria svoltasi ieri alle 12.20 circa in piazza Dante, all’incrocio con la via di Sangiuliano, e in cui sono rimaste gravemente ferite due persone: Maurizio Gravino, vero obiettivo dello sparatore e appartenente al clan mafioso degli Zuccaro – attualmente ricoverato in condizioni gravissime al Vittorio Emanuele -, e Laura Salafia, studentessa universitaria colpita da un proiettile vagante, in prognosi riservata al Garibaldi. Fondamentale per l’identificazione del soggetto è stata la collaborazione di uno studente della facoltà di Lettere che «ha fatto una descrizione quasi fotografica dell’autore del gesto, circa 50 anni, appesantito e con pantaloncini e maglietta gialla – ha affermato il questore Domenico Pinzello nel corso della conferenza stampa convocata in Questura – dimostrando un grandissimo senso civico» ha aggiunto. Uno studente, quindi e non i numerosi presenti sulla piazza o i negozianti del posto, dimostrazione, forse, che le nuove generazioni non sono più legate alla cultura omertosa del «Io non so niente, non ho visto niente».
Andrea Rizzotti , 54 anni, incensurato , impiegato del Comune di Catania con la mansione di guida e custode del museo della chiesa di San Nicolò l’Arena (proprio in piazza Dante) dava anche una mano al figlio nella gestione del vicino distributore di benzina. L’uomo ha dichiarato di avere sparato perché era spaventato da Gravino e non sopportava più le angherie e derisioni che questo, fidanzato per un breve periodo con la nipote di Rizzotti, gli faceva. Si era procurato un’arma da fuoco calibro 7.65 qualche giorno prima, «per potersi difendere» – ha riferito ai magistrati – ma poi invece «non ce l’ha fatta più» e ha sparato. Ricercato per l’intero pomeriggio dalla squadra mobile anche nella sua villetta estiva (nel villaggio Ippocampo di mare, dove sono stati trovati stesi al sole i vestiti descritti dallo studente, pantaloncino e maglietta) si è costituito in nottata. La pista mafiosa è stata dunque abbandonata per quella di una questione privata, un sentimento di astio e rivalsa: pista che sarebbe confermata anche dalla modalità di sparo di Rizzotti: «Grossolana, scomposta» secondo Giovanni Signer, 1° dirigente capo della squadra mobile di Catania.
«Siamo compiaciuti per il risultato positivo dell’operazione, anche il ministro Maroni ci ha manifestato la sua soddisfazione, ma non possiamo essere felici perché c’è una ragazza in ospedale che non sta bene» ha affermato il procuratore Vincenzo D’Agata. «Ci sono state altre sparatorie ieri a Catania, ma non sembra esserci un filo mafioso a legarle, sono tutte vicende private» ha continuato D’Agata. «Questo ci fa stare un po’ più tranquilli perché non è ripresa la guerra tra faide».
La studentessa, Laura, è attualmente ricoverata all’ospedale Garibaldi di Catania, le condizioni sono stabili, ma gravi e dovrà essere operata per asportare il proiettile che è rimasto incastrato tra la seconda e la terza vertebra cervicale.
Intanto il sindaco Stancanelli fa sapere che avvierà le procedure di licenziamento di Rizzotti, già sospeso con effetto immediato per l’arresto. «Un sentito ringraziamento va a magistrati e forze dell’ordine – afferma Stancanelli – cui già ieri mi ero appellato a nome dell’intera città, perché hanno assicurato rapidamente alla giustizia l’autore del drammatico episodio che ha seminato il panico in pieno giorno e colpito la povera Laura Salafia».