Da dieci a otto. Bastano appena le dita di due mani per contare i candidati a sindaco a Siracusa per le Amministrative di fine maggio. Alcuni sono talmente noti da non avere bisogno di presentazioni, altri invece sono volti nuovi, qualcuno perfino inaspettato. Nel capoluogo aretuseo rimasto da più di due anni senza Consiglio comunale, […]
Elezioni comunali a Siracusa: una poltrona per otto. Le interviste a tutti i candidati
Da dieci a otto. Bastano appena le dita di due mani per contare i candidati a sindaco a Siracusa per le Amministrative di fine maggio. Alcuni sono talmente noti da non avere bisogno di presentazioni, altri invece sono volti nuovi, qualcuno perfino inaspettato. Nel capoluogo aretuseo rimasto da più di due anni senza Consiglio comunale, queste elezioni sono attese più che altrove. Ci riprova il sindaco uscente Francesco Italia, che da componente della segreteria di Azione, si presenta con quattro liste a sostegno (Francesco Italia Sindaco, Oltre, Noi per la Città, Siracusa più Verde). A sfidarlo – dopo il passo indietro del giornalista ed editore Joe Bianca e del medico Elino Attardi – saranno in sette. Tra questi c’è anche il primo cittadino di cui, nella scorsa amministrazione, Italia è stato vice: ovvero Giancarlo Garozzo, esponente di punta di Italia Viva si ripresenta senza il simbolo del partito di Renzi, ma anche lui con quattro liste in appoggio (Cantiere Siracusa, Fuori Sistema, Grande Siracusa, SiAmo Siracusa). Per restare nell’ambito del centrosinistra c’è poi anche Renata Giunta (liste: Partito democratico, M5S, Lealtà e Condivisione con Verdi e Sinistra, Renata Giunta Sindaca) che, con un passato nell’associazionismo, ha deciso di passare alla politica. Anche il centrodestra non va tutto unito: a scendere in campo è stato l’ex presidente del Consiglio Comunale Ferdinando Messina forte delle sue sette liste (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Movimento Popolare Autonomista, Democrazia cristiana, Insieme, Laboratorio Civico, Siracusa Protagonista con Vinciullo). Un passo in avanti che non è piaciuto all’ex deputato e assessore regionale Edy Bandiera che, uscito da Forza Italia, ha deciso di correre da solo (liste: Udc, Edy Bandiera Sindaco). A complicare un quadro già complesso sulla scacchiera siracusana, ci sono poi i cosiddetti outsider: Michele Mangiafico, nipote dell’ex sindaco ricandidato di Priolo Pippo Gianni, che da ex consigliere prova a fare il salto per la poltrona più importante di Palazzo Vermexio con la lista Movimento civico 4; l’avvocato Roberto Trigilio con le sue due liste Sicilia Vera De Luca e Sud chiama Nord De Luca; e Mouddih Abdelaziz, per tutti Aziz. Italo-marocchino che viva in Italia da una trentina d’anni e gestisce un ristorante di cucina etnica in Ortigia, adesso con la sua lista Vespri Siracusani prova anche lui a diventare il primo cittadino di Siracusa.
Le interviste ai candidati, rigorosamente in ordine alfabetico. Contattato da MeridioNews al pari di tutti gli altri, il candidato sindaco Ferdinando Messina ha deciso di non rilasciare l’intervista, almeno per il momento.
EDGARDO BANDIERA, detto EDY
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Dieci anni fa, quando ero ancora un ragazzino, ho ricevuto la forte richiesta da alcuni partiti che avevano difficoltà a rintracciare una candidatura apprezzabile. Scesi in campo solo gli ultimi giorni di competizione ma arrivai comunque terzo e fu un successo. Adesso, la scelta arriva dalla constatazione che la città versa in condizioni disastrose. Ho ritenuto di offrire questa mia proposta perché, a differenza delle altre forze in campo, ho un percorso istituzionale importante: dal più votato in Consiglio comunale di cui sono stato presidente, a deputato e assessore regionale che ha speso un miliardo di fondi comunitari. Sono convinto che la città debba riuscire ad agganciare i finanziamenti comunitari per riappropriarsi del ruolo che ha avuto nel Mediterraneo, quello di capitale della Magna Grecia».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Il titolo del mio programma elettorale è: Dalle piccole cose alla città del domani. Comincerà da piccole cose: le buche, un argine al proliferare delle piste ciclabili che hanno distrutto la viabilità cittadina. Poi passerò alla riqualificazione delle periferie e alla rifunzionalizzazione del porto che deve diventare un gioiello».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Il difetto è che non ho mai visto il sindaco di Siracusa a Palermo, dove sono passati miliardi di euro che la città non è riuscita ad agganciare. Però, devo dire che è un bravissimo organizzatore di eventi che mi piacerebbe avere come assessore alla Cultura e agli Spettacoli».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Non vorrei apparire presuntuoso ma devo dire che, per quello che colgo in città e per tutti coloro che mi chiedono come potere esprimere il voto disgiunto, io non temo nessuno. Punto dritto al ballottaggio e, nell’uno contro uno senza spinta delle liste, non temo rivali».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Il più importante politico locale contemporaneo per me è Santi Nicita. Mi ispiro a lui non solo perché ci accomuna lo stesso percorso di studi, anche lui era un agronomo, ma soprattutto perché con la sua concretezza ha fatto molto per la provincia di Siracusa e per la Sicilia intera. Non sono alla sua altezza, ma mi manifestava stima e lo ammiro».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Pochissimo, il minimo indispensabile. Volendo fare una previsione, starò ampiamente al di sotto di 5000 euro, ma proprio per mantenerci larghi. Parlare con la gente non costa e, inoltre, io gestisco in autonomia i miei profili social. Sono convinto che il voto non vada chiesto ma meritato».
GIANCARLO GAROZZO
Perché ha scelto di ricandidarsi a sindaco?
«Non era nei miei piano di vita in questa occasione e non l’ho scelto io. Ho accettato di ricandidarmi dopo le sollecitazioni delle liste civiche che compongono la mia coalizione che mi hanno indicato come l’unica sintesi possibile. Di fronte a questo, per senso di responsabilità nei confronti della città, non ho potuto declinare. Del resto, sono convinto che candidarsi non sia una cosa che si fa con autocandidature o con candidature catapultate dall’alto da qualcun altro. Si deve essere, come nel mio caso, sintesi di diversi mondi che si incontrano».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Avveniristico, concreto e legalità. Quest’ultima parola nel senso che sarò sempre a difesa della comunità di cui ho la responsabilità. Avveniristico la uso quando penso ai fondi del Pnrr per la mobilità sostenibile, in particolare per riportare in città gli auto bus elettrici. Concreto, invece, perché quello che abbiamo detto lo abbiamo sempre fatto».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Il pregio è di avere saputo comunicare in modo importante con la cittadinanza. Il difetto, invece, è che è stata l’amministrazione dell’effimero, senza concretezza».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Non voglio apparire arrogante, ma non temo nessuno. Sono tutte persone degne con cui mi confronterò nel merito delle questioni».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Sicuramente ho sempre guardato con interesse ad Alcide De Gasperi. Una figura che non ho vissuto ma ho studiato, apprezzo il suo modo di intendere e guardare alla politica».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Poco, spero di restare nel budget dei 25mila euro».
RENATA GIUNTA
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
«Ho scelto di accettare questa proposta perché da anni partecipo al dibattito politico e ho potuto vedere l’amministrazione da dentro: vivo in una città in cui ho deciso di fare crescere anche mia figlia e mi sono resa conto che manca poco perché sia una città migliore. Serve un diverso approccio culturale, avere orizzonte temporale di medio-lungo periodo, non solo breve. Qui lo spopolamento di giovani che vanno via per studiare o lavorare è un problema più che altrove e a questo voglio lavorare per creare concrete opportunità di lavoro anche in modo nuovo, dallo smartworking al lavoro intermittente. Al netto dei turisti, dobbiamo essere in grado di attrarre anche abitanti che siano forza-lavoro nella fascia attiva della popolazione. Persone che chiedono servizi e danno speranza».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Accogliente, consapevole e operosa. Sono i tre concetti su cui si articola il nostro programma elettorale Accogliente, significa una città in grado di essere vissuta da tutti, in cui nessuno viene lasciato indietro, una città a misura di bambino che, in realtà, diventa a misura di ogni cittadino dal punto di vista urbanistico, culturale, dell’organizzazione degli spazi e dei servizi socio-sanitari. Nel concetto di consapevole c’è tutto il tema della gestione del patrimonio territoriale, della valorizzazione dei beni culturali, della prevenzione del dissesto idrogeologico e della tutela. Se non abbiamo contezza del valore del nostro territorio, non riusciamo a prendercene cura. Operosa è la parola scelta per le politiche del lavoro ed economiche: la pubblica amministrazione può e deve favorire la nascita di nuove realtà e sostenere quelle già esistenti con un’attenzione anche alla transizione ecologica. In pratica, un lavoro di ricucitura di pezzi a partire dalle tante eccellenze che ancora non parlano tra loro».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Un pregio sicuramente è quello di avere rilanciato Siracusa sui circuiti internazionali delle grandi firme e delle grandi case di moda. Il difetto è che l’amministrazione non è stata capace di parlare con i cittadini in maniera adeguata. Non solo di informare ma anche di coinvolgere i cittadini in percorsi partecipati che impongono corresponsabilità».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Per me ci sono due avversari: una destra coalizzata che è antica nel modo di concepire la politica, e poi il sindaco uscente che, proprio in quanto tale, non è da sottovalutare nella competizione elettorale».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Fabrizio Barca. È stato ministro per il Sud e la Coesione territoriale ed è stato lui a portare il metodo delle politiche comunitarie».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Inizialmente pensavo di meno. Credo che, alla fine di questo percorso, arriveremo intorno ai 25mila euro».
FRANCESCO ITALIA
Perché ha scelto di ricandidarsi a sindaco?
«Per dare continuità alla rigenerazione e alla trasformazione che abbiano adottato in questi anni portando Siracusa a livelli a cui la città non era mai stata, soprattutto per quanto riguarda il turismo».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Risanato il bilancio comunale, i tema sono: lavoro, nuove opportunità e inclusione. Le nuove prospettive di sviluppo che in questi anni, attraverso innanzitutto il turismo, siano riusciti a produrre vanno ampliate e consolidate. Per fare questo è necessario continuare a potenziare il servizio di trasporto per ridurre la distanza tra il centro e le periferie: su questo, ho già dei progetti reali per connettere le varie centralità urbane. Fondamentale sarà la realizzazione degli oltre 40 milioni di progetti già finanziati dal Pnrr e dai fondi della nuova programmazione 2021-2027 che consentiranno di rendere Siracusa una città più verde, accessibile, sostenibile e a misura di cittadino».
Un pregio e un difetto della sua amministrazione.
«Un pregio è quello di avere programmato, realizzato e determinato un piano di opere pubbliche senza precedenti. Un difetto è di non essere ancora riusciti a eliminare il fenomeno delle microdiscariche pur nella convinzione che, grazie ai finanziamenti di tre nuovi centri comunali di raccolta e delle nuove isole ecologiche, anche questo problema sarà superato».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Tutti i candidati hanno piena legittimazione e sono temibili».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Da prima ancora di fare il sindaco, sono un grande fan di un grande sindaco siciliano: Giorgio La Pira».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Al momento, non saprei con esattezza. Ma la previsione è che sarà una cifra attorno ai 20mila euro».
MICHELE MANGIAFICO
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«È il frutto di un percorso che nasce con la caduta del Consiglio comunale di cui anche io facevo parte. Io sono espressione di un gruppo che ha continuato a essere punto di riferimento per la città in contrapposizione con l’amministrazione. Abbiamo mantenuto un contatto con la cittadinanza non solo nell’ottica del dissenso ma anche della proposta».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Autenticità, accessibilità e inclusività».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«La precedente amministrazione potrebbe avere avuto il pregio di avere rappresentato comunque una visione per la città. Anche se si tratta di una visione che il gruppo che rappresento non condivide. Difetti ce ne sono tanti, ma il più grave è stato chiudersi in se stessa in modo autoreferenziale senza fare partecipare i cittadini e le altre forze politiche ai processi decisionali».
Qual è l’avversario che teme di più?
«L’astensionismo. Abbiamo fatto uno sforzo importante per mantenere un filo di contatto con i cittadini anche in tempo difficile segnato da vari tipi di crisi, dalla pandemia alla mancanza del Consiglio comunale. La preoccupazione è che si siano sfilacciati i rapporti con i cittadini».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«La nostra è una forza civica, non abbiamo riferimenti di carattere ideologico o partitico. Dunque, non ho una figura di riferimento».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Credo circa 15mila euro, anche se non posso fare una previsione precisa».
ABDELAZIZ MOUDDIH, detto AZIZ
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Nel passato, i siracusani sono stati aiutati dagli arabi per riconquistare la città. Io discendo da un paese arabo e voglio fare la stessa cosa. Sono stata accolto da una città bellissima ma maltrattata dai soliti politici. Io ho sangue arabo, ma sono cittadino siracusano e per questo, difenderò di nuovo la città. Lo faccio anche per ricambiare, almeno in parte, l’accoglienza che ho ricevuto».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Amore, economia e lavoro. L’amore per la città è la cosa che mi spinge più di tutto. Poi io credo che l’economia debba essere rimessa al centro delle questioni politiche. E sono convinto che sia necessario creare lavoro per evitare che i giovani decidano di scappare o finiscano in brutte strade».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Partiamo con il difetto: il sindaco è stato testardo e non ha voluto ascoltare i consigli di nessuno, nemmeno di chi – me compreso – lo ha votato. È stato affiancato da persone sbagliate che poi lo hanno lasciato da solo. Il pregio è che è stato un sindaco onesto e che è una brava persona. Il che, però, non basta per governare una città».
Qual è l’avversario che teme di più?
«L’unico avversario di me stesso sono io. Ho paura solo del potere e di chi usa male i soldi».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Mi ispiro all’attuale sindaco di Londra Sadiq Aman Khan che è un politico britannico ma di origini pakistane. Allora, perché qui a Siracusa non potrebbe diventare primo cittadino un italo-marocchino? Non serve essere nato nella città ma amarla, viverla, conoscerne i problemi e avere la volontà di trovare soluzioni concrete».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Spenderò poco, qualche persona mi sta aiutando perché io non sono ricco. Non so esattamente quanto ma solo lo stretto necessario per i manifesti elettorali e per potere andare in giro a incontrare le persone».
ROBERTO TRIGILIO
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«È una storia lontana che risale ai tempi dell’università. Quando, studiando Giurisprudenza, mi sono innamorato del diritto amministrativo. Una materia che all’inizio mi era sembrata ostica ma che è la chiave per risolvere in concreto tutti i problemi della città dove sono nato e dove ho sempre vissuto. Con l’esperienza di consigliere comunale poi ho preso consapevolezza dell’importanza dell’impegno».
Tre parole per descrivere il suo progetto per la città.
«Rivoluzione, eliminazione del sostantivo “periferie” e risparmio. Quest’ultima parola intesa come abbattimento delle percentuali delle aliquote Imu e della Tari e anche del costo dell’acqua: nel mio palazzo Vermexio, infatti, per risparmiare, il servizio sarebbe gestito in house».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Un pregio è stato quello di avere portato l’evento Dolce&Gabbana. Il difetto è di non avere ascoltato la città e di non avere rimodulato il programma sulla base delle concrete esigenze dei siracusani. Vedasi piste ciclabili».
Qual è l’avversario che teme di più?
«L’avversario che temo di più è l’astensionismo. Perché se riesco a convincere il 50 per cento dei siracusani a votare, avrà vinto la democrazia».
Qual è la figura politica o tecnica (anche internazionale o del passato) a cui si ispira nel suo modo di fare politica?
«Mi ispiro alla figura di Alcide De Gasperi».
Quanto spenderà complessivamente per la sua campagna elettorale?
«Non so dare un importo preciso perché la mia campagna elettorale è tutta fatta sui social e sui media. Comunque, direi un paio di decine di migliaia di euro».