«Raccontiamo la Sicilia attraverso la musica»: la missione di un gruppo folk catanese

«Ho sempre portato avanti il mio gruppo mossa da un unico intento: quello di trasmettere la nostra tradizione». Lo racconta a MeridioNews Marcella Messina, la madre biologica – così lei si definisce – della grande famiglia che è il gruppo folk Carusiddi e picciriddi di Gravina di Catania. Un percorso, quello dell’associazione, che affonda le sue radici negli anni Ottanta quando l’associazione Gravina Arte, portava la musica classica in giro attraverso concerti e personaggi di spicco del panorama musicale. Poi, una decina di anni dopo, cambiano le sorti e si insedia il nuovo direttivo composto da Marcella, dal marito Mario Sapienza e da Giovanni D’Urso. «Da quel momento – spiega Messina – abbiamo deciso che molte cose dovevano cambiare. Non c’era più solo la musica classica: abbiamo considerato tutti gli stili musicali con un’impronta meno selettiva rispetto al passato».

Un’iniziativa che ha riscosso successo anche nel contesto scolastico, dove molte scuole del comprensorio catanese hanno iniziato a organizzare eventi in cui veniva invitato a esibirsi il gruppo di Marcella Messina che, non a caso, all’amore per l’arte ha coniugato proprio quello per l’insegnamento. «Nel 2008 ho cominciato a sperimentare la passione folklorica in una scuola di Nesima dove insegnavo. Passione – racconta Messina – che sono riuscita a trasmettere anche ai miei alunni che poi mi hanno seguita anche altrove negli anni a venire». I più piccoli del gruppo avevano 3 anni d’età, i più grandi 12. Tutti uniti dall’entusiasmo di poter praticare l’arte insieme, condividendo gran parte del tempo a fare prove in un salone, in affitto a San Gregorio. Poi è arrivato anche il supporto da parte dell’amministrazione comunale gravinese che ha messo a disposizione di Carusiddi e picciriddi una sala del municipio. Già nei primi due anni di vita del gruppo si contava una trentina di bambini, suddivisa in tre fasce di età fino ai 14 anni.

Durante le ore di laboratorio i più piccoli giocavano e facevano le filastrocche. «Del resto, anche questo è fare l’educatore», sottolinea la presidente che, ripensando agli inizi di questa avventura, ricorda con entusiasmo anche il coinvolgimento dei genitori al progetto. Così il gruppo si è esteso fino a contare una cinquantina di persone, tra adulti e ragazzini, portando la Sicilia in giro per l’Italia e l’Europa, dal Trentino a Praga fino alla Polonia e all’Ungheria. Non tardano ad arrivare i riconoscimenti ufficiali: prima l’iscrizione alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari, poi il primo posto all’interno di una prestigiosa rassegna musicale a Messina, nel 2018. «Ho sempre cercato di trasmettere ai miei ragazzi una formazione a 360 gradi. – evidenzia l’esperta – Dal teatro in dialetto e in italiano, fare coro, suonare e cantare a più voci, fino a saper recitare».

Tradizioni popolari che vengono narrate anche attraverso gli abiti, usati dagli antichi nel quotidiano: tra questi la gonna di raso lunga, la camicia bianca e i grembiuli che coprono le gonne in modo da non sporcarsi. La musica popolare si rifà alle vanniate, le caratteristiche urla dei venditori ambulanti. Il tutto unito all’allegria della tarantella «che, in realtà – spiega l’esperta musicale – non nasce così allegra ma viene modificata dai siciliani in un secondo momento». Ad accompagnare le esibizioni, a inizi Novecento, svariati strumenti musicali tra cui il marranzano, il mandolino, il fischietto (anticamente usato dai pastori), a cui si aggiungono in tempi più recenti la fisarmonica e i tamburelli. Questi ultimi fatti con pelle vera da artigiani che li sapevano realizzare, «ma che adesso stanno sparendo». Una volta, a comporre i balli popolari erano le mazzurche e le controdanze. «Ora – spiega l’insegnante nonché pianista – le coreografie le inventiamo noi, imitando le caratteristiche di un tempo».

L’associazione da subito si è posta come strumento educativo, allontanando i bambini dalla strada e diventando un punto di ritrovo per crescere nell’arte e in un ambiente sano. Quello di una famiglia, per l’appunto, dove si sono formati anche i figli di Marcella: Giuseppe studia il clarinetto, Giulia fa teatro e Serena ha sperimentato diversi ruoli tra attrice, cantante e ballerina. «L’arte se la sono portata dentro» afferma la donna, sposata con Mario Sapienza che, oltre a far parte del direttivo dell’associazione, suona il violino e canta al Teatro Massimo. Dando uno sguardo al passato, Marcella – ora insegnante dell’Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II di Gravina di Catania – tira le somme. «Il primo ostacolo che ho superato è la timidezza. Oggi – spiega – mi sento sicura di me quando parlo davanti a un vasto pubblico. Non l’avrei mai pensato». Ora c’è una nuova consapevolezza per la presidente del gruppo folk: ripartire, soprattutto dopo il periodo Covid che ha portato via dalla Sicilia molti dei talenti che arricchivano il suo gruppo. Ma si punta alla rinascita «perché l’arte va coltivata per tutta la vita».


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