Lassemblea dAteneo fa il punto sullinternazionalizzazione delluniversità catanese. Molti i risultati raggiunti, ma parecchio resta ancora da fare. Tra i punti deboli, le strutture di accoglienza
Internazionali ma non troppo
Dal 1995 ad oggi il sistema universitario europeo ed italiano hanno visto un continuo susseguirsi di cambiamenti che hanno portato le varie istituzioni a trovare un punto comune: rilanciare in ottica internazionale e comunitaria l’istruzione superiore. Da quel momento, esattamente dalla “Dichiarazione di Barcellona”, si è cominciato a parlare di internazionalizzazione degli Atenei. E su questo punto di grandissimo interesse si è svolta l’assemblea di Ateneo di venerdì 20 marzo.
Quali sono il livello di internazionalizzazione del nostro Ateneo, la qualità, i numeri e i successi ottenuti dalle attività di tale progetto e le prospettive future per l’Università di Catania?
“L’internazionalizzazione rispecchia oggi la vera identità di un Ateneo. Rappresenta il modo con cui esso si colloca nelle relazioni mondiali, come sintesi tra la nostra realtà regionale e nazionale e una realtà internazionale, in continua evoluzione”. Queste le parole di Antonio Pioletti, delegato del Rettore all’internazionalizzazione nel periodo 2006-2008, che in apertura di assemblea ha affermato inoltre il valore di un confronto tra tutti i docenti e l’importanza di una loro viva collaborazione nel miglioramento di questo progetto.
Per Pioletti, tutte le aree dell‘Ateneo devono essere continuamente sottoposte a controlli e perfezionamenti, poiché ancora molto deve essere fatto. In questi anni e nei prossimi gli obiettivi da raggiungere sono parecchi ed importanti. Tra di essi l’aumento degli studenti stranieri presenti nell’Ateneo, possibile solo se saranno realizzate a breve termine delle infrastrutture di accoglienza; l’aumento delle relazioni internazionali con più università partner, tramite anche l’aggiunta di attività speciali quali lezioni di lingua e cultura italiana e la promozione dell’identità nazionale; il potenziamento della posizione a livello internazionale, attuabile con l’aumento delle certificazioni che sarà possibile conseguire. Il professore Pioletti ha inoltre sottolineato l’importanza della scelta di favorire i rapporti con i paesi in via di sviluppo e ha spiegato come questo processo non sia un progetto di omologazione ma strumento di divulgazione e crescita culturale, umana e professionale.
Margherita Spampinato, delegata al diritto allo studio, ha percorso la storia del processo di internazionalizzazione. Dalla “Dichiarazione di Barcellona” alla “Dichiarazione di Londra” del maggio 2007 l’Unione Europea ha sempre perfezionato e potenziato il progetto. Giuseppe Caruso, dirigente dell’Area della Didattica, ha completato il discorso elencando tutti i risultati di questi anni e delle varie leggi europee dal 2001 ad oggi. Solo le facoltà di Lingue e di Giurisprudenza hanno aperto due Corsi di Laurea internazionale, ma si mira ad aumentare questo numero creandone nuovi nelle altre facoltà. L’obiettivo, condiviso da molti, è la creazione di studi di vocazione internazionale con didattica mirata, anche e soprattutto in lingua, volti a favorire l’integrazione e a formare personalità aperte.
Ad oggi gli studenti stranieri iscritti sono circa 370. I master e i dottorati di ricerca sono in aumento e grazie anche alla Scuola Superiore si stanno portando avanti importanti progetti formativi. Proprio il presidente della Scuola, Giacomo Pignataro, ha parlato di questi piani che mirano alla creazione di una cittadinanza transnazionale che implichi lo sviluppo delle conoscenze e delle esperienze professionali.
In conclusione Lina Scalisi, delegato per il polo umanistico, e Alberto Fichera, delegato per il polo scientifico, hanno mostrato le prospettive di internazionalizzazione dell’università nell’ambito filologico, storico-archeologico e della comunicazione e – per il settore scientifico – nell’ambito medico e delle micro/macro tecnologie.