Quando mi è stato proposto di scrivere, apportando un mio contributo all’interno della
rubrica, ho subito pensato che potesse essere un modo semplice e diretto per far conoscere,
ai più, una realtà magari sconosciuta.
Desidero soffermarmi, in senso lato,
sull’integrazione.
Motivo? Perché credo fortemente in questa parola che, oltre a
essere un vocabolo, è un modus vivendi e un valore che ben si sposa con altri quali
solidarietà e inclusività.
Da un po’ faccio parte di un’associazione, Refugees Welcome
Italia, all’interno della quale sono una volontaria attivista. Tale realtà include gli ideali
sopra citati e altri ancora; mi è subito piaciuta l’aria che si respirava, e si respira, che sa di
umanità, ospitalità e condivisione.
Cosa faccio? Cosa facciamo?
Mettiamo in contatto i
rifugiati con le famiglie propense a ospitarli condividendo le proprie abitudini e stili di vita
integrandoli con quelli dell’ospitato, in un’ottica di melting pot. Come psicologa e
psicoterapeuta ritengo che empatizzare (“mettersi nei panni dell’altro”) sia a dir poco
fondamentale; domandarsi “chissà cosa prova, cos’ha vissuto, come si sente”, e ancora
“come mi sentirei al posto suo?” ci renderebbe persone migliori. Questo è un punto saldo
di ciò che penso e faccio, sempre. Per lavoro e nel privato, a 360°.
Noi di Refugees ci
occupiamo di accoglienza in famiglia (promuovendola), di mentoring e di coabitazioni
solidali.
L’attivismo che promuoviamo al fianco dei rifugiati che vivendo nel nostro paese
incontrano svariate barriere (che impediscono loro l’espressione di se stessi, delle proprie
capacità, aspirazioni e propositi) è importante per una Catania aperta, disponibile e
curiosa. Siamo animati dal desiderio di rafforzare la coesione sociale nella nostra
comunità contribuendo alla creazione di “conoscenza” reciproca, costruzione di relazioni
tra le persone aiutandole a superare paure, stereotipi e pregiudizi. In questo periodo, più
che mai, abbiamo ricevuto molte richieste da famiglie dell’hinterland catanese, e non solo,
disposte a ospitare afghani e altre nazionalità; ciò potrebbe anche essere conseguenza di
riscatto dell’isolamento forzato all’interno del quale tutti noi ci siamo trovati da quando è
iniziata la pandemia.
Chi lo sa che la paura del contagio, vigente da più di un anno e mezzo a questa parte,
non abbia generato una crescente voglia di contaminarsi – mescolarsi – mischiarsi e
unirsi gli uni con gli altri.
Come associazione abbiamo deciso di aderire al Pop Up Market Sicily con l’idea di farci
conoscere; sono state tante le persone che si sono avvicinate a noi, segno di una Catania
inclusiva e desiderosa di accogliere l’altro, il “diverso”. Tale termine, ahimè troppe volte
utilizzato in modo spregiativo, non per forza deve avere un’accezione negativa, anzi! La
diversità può rappresentare ricchezza e accrescimento non soltanto per gli altri ma anche
per se stessi. Il boom di disponibilità e voglia di rendersi utili, di “aiutare”
verosimilmente è sinonimo del desiderio di non rimanere chiusi all’interno della propria
piccola, rigida e conosciuta realtà.
Ps: ah, io mi sono molto divertita all’evento, ho parlato con tantissime persone e mi sa
proprio che in tanti, a vario titolo, entreranno a far parte della nostra squadra per
promuovere una società più integrata e solidale.
Stay tuned.
Sito web: www.refugees-welcome.it
Mail: catania@refugees-welcome.it
Fb: Refugees Welcome Italia-Catania
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