Chiama bersani e grillo mestieranti della politica, perché non guardano al bene del paese. Spara a raffica e ne ha per tutti, antonio ingroia, che dalla sicilia, dal cinema golden di palermo, inizia il suo impegnativo tour elettorale per presentare i candidati di rivoluzione civile.
Ingroia: Il Pd è d’accordo con Monti
Chiama Bersani e Grillo mestieranti della politica, perché non guardano al bene del Paese. Spara a raffica e ne ha per tutti, Antonio Ingroia, che dalla Sicilia, dal cinema Golden di Palermo, inizia il suo impegnativo tour elettorale per presentare i candidati di Rivoluzione civile.
Una campagna elettorale che lo vedrà in diverse città dItalia (nel pomeriggio è a Napoli, poi a Salerno ndr). Un cinema affollatissimo, quello che stamattina ha accolto lex pm, ormai perfettamente calato nei panni del politico che distribuisce strette di mano a destra e a manca. Accanto a lui, lonnipresente Sindaco del capoluogo dellIsola, Leoluca Orlando.
Nel suo lungo intervento, il leader di Rivoluzione Civile spiega subito perché vuol partire dallIsola nella sua corsa a Palazzo Chigi. “La Sicilia sicuramente ha un ruolo strategico non solo per il peso e l’importanza che ha, ma anche per il significato simbolico. Bisogna ripartire dal Mezzogiorno. Ma per farlo occorrono nuovi investimenti che siano favoriti da una lotta senza quartiere contro le mafie. Per questo credo che si debba partire proprio dalla Sicilia”.
Ma non è solo contro la criminalità mafiosa, a cui non lesina i suoi ormai abitudinari attacchi, che Ingoia se la prende. Forte della sua posizione di persona onesta e di servitore dello Stato, accusa il sistema bancario nazionale che ha ricevuto in aiuto dalla Bce svariati miliardi di euro, mentre alle imprese non è andato nulla. E invece, è proprio ad esse – prosegue il magistrato in aspettativa – che vanno indirizzate le risorse per favorire la ripresa economica e loccupazione del Paese e della Sicilia, a patto che queste siano in regola.
Poi inizia le sue filippiche contro il Pd, reo di avergli sottoposto un patto scellerato: Il patto di desistenza che ci è stato proposto da Bersani (accordo sempre negato dal leader Pd, ndr) lo definisco semplicemente osceno e non politico. Ci hanno proposto degli strapuntini nella loro lista con dei senatori ‘mascherati’ perché dovevano essere non riconoscibili come Rivoluzione Civile. Ma noi diciamo no al mercato delle vacche. Ci avevano proposto persino la vicepresidenza di una Commissione parlamentare. Noi, invece, coerentemente abbiamo detto di no, perché non ci interessano posti ma obiettivi politici. L’unica proposta politica l’avevamo fatta noi, molto chiara: in un patto di governo di centrosinistra dove non poteva esserci spazio per Monti. Bersani non ha mai risposto al nostro appello, perché ha deciso di fare un Governo con Monti dopo le elezioni”.
Quindi si sofferma su un tema che gli sta molto a cuore, il conflitto di interessi. “Vedremo – dice alla platea che lo applaude – se veramente il Pd appoggerà il nostro disegno di legge per risolvere il conflitto di interessi. Che non riguarda solo Berlusconi, ma anche i partiti e che fa sì che la commissione di vigilanza della Rai, controllata dai partiti, abbia escluso me dalla partecipazione al dibattito finale previsto in tv. Ricorreremo in tutte le sedi, perché i partiti hanno deciso in modo scandaloso e vergognoso che a quest’ultimo incontro parteciperanno solo Bersani, Monti e Berlusconi”.
Per Ingroia bisogna smascherare le ipocrisie. Infatti – osserva – mentre noi cercavamo un accordo con il Pd, Bersani stringeva un accordo sottobanco con Monti che, con Berlusconi, glielo ricordiamo, sono le due facce della stessa medaglia. Appena siamo entrati in scena i sondaggi del Pd – sempre più di centro e meno di sinistra – sono calati. Hanno paura di perdere”.
Qualche botta Ingoia lassesta anche a Beppe Grillo: “Apprezzo il M5S, ma sempre meno chi li guida. Grillo, un amico (oggi forse un po meno, a causa della competizione) ed un ottimo attore e comico, ha avuto paura del confronto. Ma, soprattutto, ha avuto paura che una parte del suo elettorato transitasse da noi”.
Poi il leader di Rivoluzione Civile mette sul banco degli imputati anche Nichi Vendola: “Sta usando la coalizione del centrosinistra come un taxi per superare lo sbarramento del 4 per cento alla Camera e del 3 per cento al Senato. Noi siamo più coraggiosi. Troppo comodo pensare di fare l’anima bella dopo”.
Alle polemiche scaturite dal passaggio di alcuni candidati dalle liste di Sel a quelle guidate da Ingroia, lex pm risponde: “Noi non facciamo lotte contro nessuno, è Vendola, semmai, che ci accusa di stalinismo. Ma non rispondiamo alle offese gratuite e infondate. Noi, semplicemente, siamo un movimento nuovo, che ha solo un mese di vita, che ha le porte aperte a chi vuole venire liberamente da noi. I tanti elettori delusi da Sel – prosegue – si vanno moltiplicando, so che ce ne sono altri che stanno uscendo anche dal M5S di Grillo. Spero che siano sempre di più gli italiani che vogliono entrare in questa casa”.
Nel suo vario e multiforme eloquio, solo a tratti secco ed essenziale, cita la Costituzione, la più moderna e democratica, che bisogna difendere da chi, come Berlusconi, vuole cancellarla.
Siamo quasi alla fine del suo intervento, ed Ingroia non a caso lascia per lultimo il tema della riforma della Giustizia. Occorre una riforma seria della giustizia e non come quella burla presentata da Berlusconi e Alfano, la cosiddetta riforma ‘epocale’ del Giustizia che di epocale aveva solo l’ennesimo tentativo di regolamento di conti contro la magistratura. Noi invece vogliamo una riforma nell’interesse dei cittadini, che tuteli i diritti dei detenuti e soprattutto che ponga fine al triste fenomeno del sovraffollamento delle carceri.
Conclude chiedendo il permesso a Orlando di fare due citazioni. Permesso accordato, ma solo se breve – precisa Orlando. La prima, parafrasando Cervantes, che diceva: La vera politica è lonesta. Parole che gli servono per sottolineare che noi, in Italia, non abbiamo da tanti anni una vera politica perché non cè onestà. La seconda è di Enrico Berlinguer, che nel 1981, disse: La questione morale è la questione da cui dipende la credibilità delle istituzioni. Ebbene, secondo Ingroia questa frase è più che mai attuale, visto che la classe dirigente di oggi è persino peggiore di 30 anni fa.