Alessandro Ingiulla, 26 anni, ha conquistato con Sapio restaurant - nei pressi di piazza Europa - l'ambito riconoscimento della guida Michelin. Unico ristorante del capoluogo etneo a potere vantare la sua stella, a meno di due anni dall'inaugurazione
Ingiulla, a Catania lo chef stellato più giovane d’Italia «Perché le cose belle non succedono solo agli altri»
La 64esima edizione della guida Michelin 2019 ha premiato oggi a Parma il ristorante Sapio di Catania, guidato dallo chef Alessando Ingiulla, 26enne originario di Santa Maria di Licodia, insignito per la prima volta del riconoscimento nella guida culinaria francese. «Siamo ancora sorpresi, trovarsi accanto ai più grandi chef e maestri è stata per me un’emozione unica», comincia Alessandro parlando con MeridioNews. La voce non nasconde l’entusiasmo della lunga mattinata di strette di mano. Del resto, lui è il più giovane all’interno della guida rossa 2019 così come il suo ristorante, nei pressi di piazza Europa, è nato appena un anno e otto mesi fa. Un’idea di famiglia visto che il progetto porta la firma di Daniele Ingiulla, architetto e fratello di Alessandro, che per il ristorante cura la parte estetica.
La squadra di Sapio è, per Alessandro, l’elemento vincente del locale. E la collaborazione tra la cucina e lo staff – guidato dalla compagna Roberta Cozzetto, maître del ristorante – è totale. «Io e Roberta siamo legati da un rapporto speciale, e vivere questo evento insieme per noi è eccezionale». Dopo anni in giro per l’Italia, l’Austria e la Francia, Alessandro e Roberta hanno deciso di fermarsi a Catania e tornare nella loro terra d’origine, nonostante le resistenze dei luoghi comuni. «Abbiamo sempre creduto in Catania, in molti non credevano in quello che stavamo facendo e nella riuscita di un nuovo tipo di ristorazione nella città, ma abbiamo ricevuto il fondamentale appoggio dai nostri colleghi che prima di noi avevano vissuto l’esperienza del ritorno in Sicilia».
Alessandro Ingiulla sfata così il mito del professionista di successo in fuga dall’Italia e in direzione opposta rispetto alla tendenza di chi decide di partire e lasciare la Sicilia, racconta l’importanza del suo ritorno a casa. «Prima eravamo sempre in giro e con la valigia in mano, abbiamo deciso di realizzare i nostri sogni e di farlo a casa nostra. È sempre più bello lavorare a casa propria», sorride. E aggiunge: «Bisogna smettere di credere che le cose belle succedano solo agli altri e, soprattutto, a chi vive fuori dalla Sicilia». D’altronde è qui che Alessandro a soli 12 anni ha iniziato a muovere i suoi primi passi, nella cucina di una trattoria di Nicolosi di proprietà di amici dei suoi genitori; ed è qui che ha maturato la scelta di frequentare la scuola alberghiera e lavorare nella ristorazione.
«Ho sempre lavorato, non ho frequentato alcuna scuola di perfezionamento fatta eccezione per la scuola alberghiera; penso che tutto ciò che può insegnare il lavoro in cucina sia insostituibile». Ed ecco che il giovane chef sfata un altro mito, indicando la via dell’esperienza diretta e del lavoro a contatto con chef appartenenti all’alta ristorazione come chiave del successo. Nonostante il riscontro eccezionale della sua cucina – che propone una soluzione culinaria legata ai prodotti del nostro territorio rivisitati in chiave contemporanea – alla domanda «Chi cucina a casa?» Alessandro risponde: «Ovviamente mia madre. E il fatto che io preferisca la sua cucina è cosa indiscussa».