Informazione politica, un circo vuoto

«Veniamo bombardati giornalmente da notizie politiche, un pastone di dichiarazioni che si rivelano essere mera propaganda», così Wolfgang Achtner, giornalista e scrittore, apre Il “Circo politico-mediatico”, tra gli incontri della prima giornata del Festival internazionale di Perugia. «In Italia l’informazione politica non ha alcuna credibilità», afferma Achtner che, senza andar troppo lontano, punta lo sguardo sulle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali.

Sull’annunciato addio di Fini a Berlusconi, Achtner commenta : «se Fini votasse contro Berlusconi o fondasse sul serio un nuovo partito, allora meriterebbe attenzione da parte dei media. Discutere di intenzioni, propositi e repentini passi indietro è roba inutile, di nessun contenuto giornalistico». Poi ancora un occhio alla politica, uno alla stampa nazionale, «giornalismo non è misurare la notizia sul metro “dell’antiberlusconismo”», interviene Alessandro Campi, direttore scientifico della Fondazione FareFuturo. «In Italia non abbiamo una buona politica perché non esiste buona informazione politica. Le persone che dovrebbero raccontare questo mondo troppo spesso intrecciano rapporti interpersonali con i politici di turno. Legami di amicizia, spesso fiducia tra giornalisti e politici del tutto deleteri per l’informazione», afferma ancora Campi che, riguardo all’auto-referenzialità che domina le cronache politiche, aggiunge: «E’ un problema di meccanismo ma anche di uomini. Un pezzo consistente dell’informazione politica italiana gioca moltissimo a “crossare” le piccole dichiarazioni quotidiane che, rimbalzando da una agenzia Ansa all’altra, si rivelano spesso notizie più di forma che di sostanza:questo il Circo mediatico-politico che, soprattutto nel modello televisivo, finisce per diventare giornalismo per gli addetti ai lavori» e nulla più. Ma a subire questa contaminazione non sono solo i telegiornali e i talk show televisivi. Seppur la carta stampata riesca a fare ancora qualcosa, «a preoccupare sono soprattutto i siti web che, nel rincorrere la velocità della notizia, non sono esclusi da questo meccanismo», lamenta Virman Cusenza, direttore de Il Mattino.

«Fare informazione significa raccontare fatti che abbiano un riscontro sulla vita reale delle persone; in un’unica parola, la figura del giornalista nasce dal ruolo di “accountability” (rendere conto) ai cittadini»,
interviene ancora Achtner. «Il compito della stampa dovrebbe essere spiegare cosa sta dietro i vuoti dei botta e risposta politici sui quotidiane e tradurre questo marasma piuttosto che rimbambire con tante “non notizie”».

Il punto focale resta quindi la libertà di stampa su cui si sofferma Campi che dice: «Un giornalista politico indipendente dovrebbe aver fatto un percorso professionale indipendente. Sono inammissibili gli intrecci di carriera e la connivenza tra figure metà giornalisti-addetti stampa di partito e politicanti». Non giornalismo d’opinione piuttosto d’analisi del contesto, questo l’elemento fondamentale per la cronaca politica italiana secondo Marco Damilano, inviato di politica interna de L’Espresso. Uno sguardo d’insieme sulla storia politica per provare a raccontare non solo i piccoli fatti quotidiani ma il prima, il dopo e il durante di determinate scelte e reazioni politiche». E, citando Pasolini, Damilano conclude: «Io sono un intellettuale, uno scrittore che tenta di ristabilire una logica là dove sembravano regnare l’arbitrarietà, la follia, il mistero».


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