Tornato libero, dopo la revisione del processo per la strage di via D'Amelio che lo ha scagionato, Salvatore Profeta, 66 anni, riorganizzava le fila di Cosa nostra in città. Secondo copioni antichi fatti di rituali arcaici e gesti simbolici. A casa lo avevano accolto con il rispetto che si deve a un vero capo
Inchino al boss durante la processione religiosa Il quartiere rende omaggio al vecchio padrino
Un consenso incondizionato. Tornato libero, dopo la revisione del processo per la strage di via D’Amelio che lo ha scagionato, Salvatore Profeta, 66 anni, riorganizzava le fila di Cosa nostra in città. Secondo copioni antichi fatti di rituali arcaici e gesti simbolici. A casa, nel quartiere Guadagna, lo avevano accolto con il rispetto che si deve a un vero padrino. Un via vai silenzioso e continuo da vicolo Bonafede, già all’indomani della sua scarcerazione, per rendere omaggio al vecchio nuovo boss, chiedere la sua intercessione per la soluzione di controversie private e il suo benestare per gli affari del mandamento mafioso.
Dopo diciotto anni di detenzione, Profeta era di nuovo il capo. In mano saldamente le redini del comando con un peso mafioso riconosciuto anche dagli altri uomini d’onore che lo baciavano sulla fronte in segno di rispetto. Nel 2012 la processione della Madonna dormiente deviò il suo percorso. Il corteo religioso abbandonò per qualche minuto la strada principale per sostare sotto l’abitazione del boss. Dopo l’inchino sotto il suo balcone, ripreso dalle telecamere degli investigatori, la vara e la banda musicale invertirono la direzione e ripresero il percorso stabilito. Una superiorità testimoniata stanotte dalla processione in occasione del suo arresto. Decine di persone sono scese in strada per salutarlo, abbracciarlo e baciarlo prima di tornare di nuovo in carcere.
Assieme a lui sono finite in manette altre cinque persone, compresi il figlio Antonio e il nipote Rosario, e poi Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, indicati dagli investigatori come affiliati alla “famiglia” della Guadagna. Per tutti l’accusa a vario titolo è di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina e violenza privata, aggravata dall’essersi avvalsi delle condizioni tipiche dell’associazione mafiosa. Nel corso del blitz antimafia gli agenti hanno sequestrato tre società, per gli investigatori riconducibili a boss Profeta. Si tratta della Mg Express, la Dpv e la Distribuzione Srl. Sequestrati anche conti correnti per centinaia di migliaia di euro e documenti.